Sono auto che, in alcuni casi, non si sono praticamente mai viste dalle nostre parti e, in generale, sono decisamente rare, anche perché, tra tutte le varianti di carrozzeria, quella pick-up è senza ombra di dubbio quella meno popolare sul suolo europeo. Indossiamo una tuta da lavoro e andiamo a vedere alcuni dei modelli meno conosciuti, per scoprire utilitarie e berline sotto una veste diversa.
Una Stella da lavoro. Iniziamo da quella che nessuno assocerebbe al concetto di mezzo da lavoro, con un cassone dove buttare alla rinfusa attrezzi e materiali oppure casse di ortaggi. Eppure, anche una nobile berlina come la Mercedes-Benz della serie W115 - per intenderci quella spinta dai 4 cilindri - si è sporcata le mani, rinunciando ai sedili posteriori: prodotta dal 1972 al 1976 negli stabilimenti González Catán in Argentina, dove era conosciuta con il nomignolo di “La Pickup”, era spinta da un 2.2 diesel da 60 CV. Due le versioni, a due porte e, ancora più rara, a quattro porte: pare che solo una sia stata importata in Germania, usata per trasportare gli operai delle ferrovie di Stoccarda incaricati di lubrificare gli scambi.
Una Mini allungata. Anche la Mini, oltre alle più conosciute versioni Traveller/Countryman e Van, ha offerto la sua personale interpretazione sul tema pick-up, proponendosi come la fedele, versatile e maneggevole compagna di artigiani e contadini. Prodotta dal 1961 al 1983 nel non disprezzabile numero di quasi 60.000 unità, era più lunga di 25 cm, il passo di 10 e aveva il pianale rinforzato: la quasi totalità degli esemplari era spinta dal motore meno potente, ovvero quello da 848 cm3 e 34 CV. Sembra che in Italia ne siano arrivati solo 5, con guida a sinistra, ma difficile dire se e quante ne siano sopravvissute.
Brasiliano di nascita. Da un’icona britannica a una nostrana: la Fiat 127 in versione furgonata, denominata Fiorino, è un pezzo di storia italiana, immancabile nel panorama cittadino sotto l’egida delle Poste Italiane o della Sip, mentre meno diffusa e conosciuta è la versione priva di copertura. Quella che in Sud America era chiamata Fiat 147 Pick-up era infatti una versione a due posti con cassone della locale 127, prodotta dal 1977 in Brasile e da lì esportata in Europa. Medesimo il destino dal 1987 quando il pianale diventa quello della Uno, con motori 1.4 a benzina otto valvole e 1.7 diesel aspirato.
Una Sierra un po' Transit. Proseguiamo con un’altra outsider, la Ford P100, ovvero il pick-up prodotto in Portogallo e poi anche in Turchia a partire dal 1971, che traeva origine da varie generazioni di berline del marchio dell’Ovale, inizialmente dalla Ford Cortina/Ford Taunus, mentre dal 1988 dalla più diffusa, almeno in Italia, Ford Sierra. Solo la parte anteriore proveniva dalla berlina, alla quale veniva unito un telaio a longheroni che reggeva il cassone, con portata fino a 1000 kg. Anche l’altezza da terra era superiore, per consentire il montaggio delle ruote del furgone Ford Transit.
Meno amata della Fourgonnette. Anche un’icona francese come la 2CV, risponde presente. Coerentemente con la sua nascita come vettura economica per i contadini francesi che volevano portare al mercato le uova senza romperle, ha avuto la sua versione pick-up, ufficialmente dal 1956, prodotta per una decina d’anni senza gran successo, se paragonata alla Fourgonnette. Negli anni 60 e 70 subentrarono aziende private che le produssero su specifiche dei clienti, ma in Italia non risulta che ne furono mai importate, anche se non ci sono dati certi.
Il pick-up dell’Est. Per finire, un’altra auto che già in versione normale era poco diffusa, anche per la linea oggettivamente poco accattivante - nonostante fosse disegnata da Bertone - ma lo diventava ancora di più in versione pick-up: stiamo parlando della Škoda Favorit, prodotta anche con tetto rigido e telato, tra il 1991 e il 1995, in un totale di 70.900 esemplari, prima di essere sostituita dalla Felicia. A spingerla, lo stesso 1.3 a 4 cilindri alimentato a carburatore da 63 CV della utilitaria a cinque porte.