70 anni fa James Dean infiammava una generazione con la sfida in macchina nel film “Gioventù bruciata”, nei juke-box furoreggiava “Rock around the clock” ed entrava in produzione, dopo la presentazione di due prototipi al Salone di New York dell’anno precedente, la Mercedes 190 SL, destinata ad affascinare generazioni di automobilisti.
Pensata per gli Usa. Il mercato americano negli anni 50 era una vera e propria miniera d’oro per i marchi europei, soprattutto per quelli tedeschi, che trovavano clienti disposti a spendere qualsiasi cifra per un’esotica sportiva capace di combinare prestazioni ed eleganza. La Porsche riscuoteva grande successo con la 356, la BMW si stava preparando, con grandi speranze, a commercializzare la 507 , mentre la Mercedes, dopo aver lasciato tutti a bocca aperta con la 300 SL, stava valutando la possibilità di ampliare la propria clientela offrendo una sportiva meno estrema e adatta a un pubblico più vasto, anche femminile.
Più comoda e accessibile. Che ci fosse spazio per una spider meno potente e costosa, ma comunque lussuosa, lo aveva fatto capire chiaramente Max Hoffman, leggendario importatore d’auto di origini viennesi che aveva fatto della sua concessionaria di New York il cancello d’ingresso principale per i marchi tedeschi negli States. La 190 SL nasce quindi con l’obiettivo di offrire un’auto all’altezza del blasone Mercedes, ma con un prezzo più accessibile e per abbassare i costi di produzione si sceglie quindi di utilizzare il pianale della 180 berlina, opportunamente accorciato e irrigidito e rivestito di un’affascinante carrozzeria che ricorda quella della sorella maggiore, ma in chiave semplificata e più elegante.
Più granturismo che sportiva. La 190 SL, infatti, non voleva essere una sportiva, quanto piuttosto una brillante granturismo da godere con il vento tra i capelli, senza eccessi. Per questo non si punta apertamente sulle prestazioni: il motore era sì nuovo di zecca e strettamente imparentato con quello della 300 SL, ma molto meno potente, un 4 cilindri di 1.9 litri che erogava 105 CV. La velocità massima di 173 km/h, non era entusiasmante, quantunque più che adeguata, difatti ciò non rappresentò affatto un ostacolo: negli Stati Uniti la 190 SL riscosse un immediato successo, grazie anche alla sua comodità e silenziosità.
Votata al comfort. Dal punto di vista meccanico, particolare cura era stata riservata al comfort e per questo motivo il blocco motore-cambio era fissato a un telaio ausiliario, in modo da non trasmettere vibrazioni al resto della vettura. Al lancio la 190 SL venne proposta come cabriolet e, pochi mesi dopo, anche come coupé (anche se in realtà si trattava di una vettura dotata di un tetto rigido asportabile al posto della capote di tela), mentre solo 17 esemplari vennero allestiti in versione alleggerita, ovvero senza finestrini, cupolini di plexiglas al posto del parabrezza e portiere di alluminio che poi vennero estese anche alle altre versioni.
Costosa, ma non elitaria. Per gli standard europei la 190 SL era costosa, ad esempio ben più di una Lancia Aurelia B24, e nemmeno troppo lontana dalla più economica delle Ferrari, per questo una grossa fetta della produzione, circa 10 mila esemplari su poco meno di 26 mila totali, attraversò l’Atlantico dove, pur costando quasi il doppio di una Corvette, era comunque alla portata di molti. La 190 SL, che all'inizio aveva vissuto un po' nell’ombra della leggendaria 300 SL, nel corso del tempo si è ritagliata il suo meritato spazio e oggi si può dire che porti molto bene i suoi 70 anni.