Isotta Fraschini, settant'anni fa la fine del sogno - Ruoteclassiche
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27/03/2019 | di Elisa Latella
Isotta Fraschini, settant’anni fa la fine del sogno
27/03/2019 | di Elisa Latella

Settant'anni fa finiva l'avventura della Isotta Fraschini, fabbrica milanese di automobili di lusso fondata da Cesare Isotta e i fratelli Fraschini nel 1900.

All’inizio del XX secolo le automobili erano apparizioni eccezionali sulle strade del mondo occidentale; i pochi veicoli che circolavano, poi, erano molto lontani dall’auto che conosciamo, e avevano un aspetto ancora del tutto simile a quello delle carrozze a trazione animale. Proprio nel 1900 nasceva a Milano la Isotta Fraschini, quasi a inaugurare il secolo del futuro, quello che avrebbe visto nascere ed evolversi, assieme all’industria, uno dei suoi prodotti più stupefacenti - l’automobile appunto.

La scelta dell’élite. A settant’anni dalla chiusura di quest’importante – ma spesso trascurata dalle giovani leve di appassionati – realtà, ripercorriamo i momenti salienti di quest’avventura, tra auto di grande pregio e contenuti di grande innovazione. Isotta Fraschini furono le auto guidate da Gabriele D’Annunzio e Rodolfo Valentino, da Umberto di Savoia e Benito Mussolini. Un modello berlina fu regalata a papa Pio XI. Quella della fabbrica milanese fu una produzione molto variegata: dalle automobili (le Tipo 1902, FENC, KM, 8, 8A, 8B, 8C Monterosa e quelle da competizione D e FE) agli autocarri (D65, D70M, D80) e ai filobus (TS 40F1 ed F1). Tutti veicoli con un denominatore comune: la ricercatezza, la continua attenzione al dettaglio, la ricerca della qualità.

Da meccanici... Riavvolgendo il nastro, si vede come però le origini dell’Isotta Fraschini fossero “umili”. La prima realtà accertata dalle fonti storiche, la Società Milanese d'Automobili Isotta Fraschini & C. - fondata da Cesare Isotta insieme ai fratelli Fraschini (Oreste, Antonio e Vincenzo – è attiva per lo più nel campo delle riparazioni.

A costruttori di automobili. Dopo un anno di attività, spinti da un entusiasmo reciproco e contagioso, i soci decidono di avventurarsi nella costruzione di un’automobile: nasce così la 8 HP. L’anno seguente sarà la volta della 12 HP, che nelle intenzioni di Isotta e dei fratelli Fraschini avrebbe dovuto essere un’auto da corsa, mentre quello ancora dopo vedrà il debutto di un modello con potenza addirittura raddoppiata, la 24 HP.

L’età dell’oro. Gli anni più intensi sono quelli dal 1905 al 1933, quando il posto di direttore tecnico è affidato all’ingegner Giustino Cattaneo. È un periodo di grandi successi, dall’accordo con l’azienda francese De Dietrich per la produzione di 500 autotelai Isotta Fraschini, alle numerose vittorie nei gran premi, fino al record di velocità massima raggiunto negli Stati Uniti, ben 105 km/h.

Work in progress. Sono anche anni di ricerca, sviluppo e continue sperimentazioni. Nascono modelli d’avanguardia come la Tipo FE e la sportiva Tipo KM, che apporta la grande novità dei freni sulle ruote anteriori. Con lo scoppio della Prima guerra la produzione si adegua alle nuove richieste di mercato: vengono prodotti motori per qualsiasi tipo di veicoli, soprattutto camion e rimorchi. Alla fine delle ostilità l’azienda deve riconvertirsi, e inizia un processo di riassetto che durerà più tempo del previsto. Interviene nella gestione il conte Lodovico Mazzotti, e la casa automobilistica inizia a produrre auto per una clientela internazionale molto abbiente. Il modello di punta, nel 1919, è l’elegantissima Tipo 8.

Si ricomincia da Ford.Nel 1929 scoppia una crisi economica globale: il capitale della Isotta Fraschini viene svalutato a meno del 15% del suo valore, ma interviene prontamente un acquirente di grande peso che intende rilevare la quota di maggioranza: Henry Ford. Sarà la Fiat, a sua volta in crisi, a mettere i bastoni tra le ruote al progetto di rinascita, facendo leva sugli organi governativi in quanto principale Casa automobilistica italiana. Viene approvata la legge Gazzera, che prevede il divieto di costruire nuove fabbriche e di ampliare quelle esistenti senza il benestare del Ministero della Guerra. Ford, deluso, rinuncia, e la Isotta Fraschini entra a far parte del gruppo Caproni, potendo contare su dirigenti del calibro di Giuseppe Merosi e Prospero Gianferrari, entrambi provenienti dall’Alfa Romeo. Alle officine di Milano-Via Monterosa si aggiungono quelle di Saronno e di Cavaria-Oggiona.

Una nuova lotta per la sopravvivenza. La Seconda guerra mondiale, a distanza di vent’anni, impone una seconda riconversione: la Isotta Fraschini comincia a costruire autocarri e motori aeronautici. Nel dopoguerra il core business torna a essere l’auto di lusso. Fabio Luigi Rapi, Alessandro Baj e Aurelio Lampredi progettano una nuova otto cilindri, la 8C Monterosa, un modello avanzatissimo ma che, purtroppo, si rivelerà troppo costoso da produrre. Il 25 febbraio 1948 l'azienda finisce in amministrazione controllata da parte del Fondo per il Finanziamento dell'Industria Meccanica, e l’anno seguente dev’essere liquidata. La storia sembra finire qui, anche se il marchio viene utilizzato dapprima dalla Fabbrica Automobili Isotta Fraschini e Motori Breda spa e in seguito dalla Isotta Fraschini Motori con sede a Bari.

L’ultima spiaggia è al sud. È a San Ferdinando, un paese vicino Reggio Calabria, che negli anni 90 si tenta di salvare il salvabile. Qui, dopo che la Carrozzeria Fissore aveva rilevato il marchio nel 1993 da Finmeccanica, s’immagina di produrre un’auto di lusso da vendere all’estero. Due prototipi vengono esposti al salone di Parigi del 1998. La prima è la T8 (in ricordo del modello della Isotta del 1919 disegnata da Tom Tjaarda: ne vengono prodotte solo quattro, due con motore Audi (una rossa e una gialla) e due col motore della Ford Mustang (una bianca e una blu). Viene prodotta invece in un unico esemplare la T12, berlinetta a 4 posti. Nel 1999 il progetto viene abbandonato e l’anno dopo, a un secolo esatto dalla fondazione dell’ Isotta Fraschini, nascono la società Isotta Fraschini Milano e una fondazione in ricordo, la Intrepida Fides.

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