L’Alfa Romeo Giulietta Turbodelta è un’autentica instant classic: presentata nel 1982 era un modello speciale e ad alte prestazioni della berlina media di casa Alfa, realizzata in soli 361 esemplari.
1982. Mentre impazza la musica dance gli Azzurri vincono i mondiali: è un anno fatidico per l’Italia. Ad Arese (Mi), vengono ultimati i preparativi per il lancio dell’Alfa Romeo Giulietta Turbodelta, il modello di punta della berlina media del Biscione. Il peso contenuto e il motore 2.0 turbo assicuravano prestazioni di alto livello e una guida esaltante, come dettato dalla migliore tradizione Alfa Romeo.
Aggressiva. La Giulietta Turbodelta venne presentata nel 1982, ma la sua commercializzazione inizia nel 1983. Il nuovo modello si poneva al vertice della gamma ed era immediatamente riconoscibile per la caratterizzazione più sportiva: prevedeva la verniciatura in nero con una striscia rossa, il colore della passione, che correva lungo la carrozzeria. Uno scarico più generoso contribuiva a sottolineare gli intenti “bellicosi” di questa versione. Il frontale, proteso in avanti, si faceva più aggressivo con il vistoso spoiler anteriore con i fendinebbia integrati. I pneumatici, di dimensioni più generose erano montati sugli stessi cerchi in lega della GTV6, ma sulla Giulietta Turbodelta erano in tinta con la carrozzeria. All’interno, domina il rosso dei rivestimenti e in bella mostra, al centro della plancia, con strumentazione ridisegnata c‘è il manometro del turbo. Il volante sportivo “Momo” è nero, mentre i sedili rivestimento presentano il classico tessuto “Texalfa” con dei caratteristici poggiatesta a retina. A completare il pacchetto, la targhetta Autodelta sul posteriore.
Tecnica raffinata. Il logo “Autodelta” non era lì per mere ragioni commerciali: il motore della Giulietta 2.0 di serie, venne modificato dal reparto corse Alfa Romeo gestito da Carlo Chiti abbinato a una turbina Avio che garantiva un rapporto di compressione di 7,5:1,175. Lo schema riprendeva il l classico layout Alfa Romeo, con il motore montato in posizione anteriormente longitudinale e la trazione posteriore. Il retrotreno posteriore prevedeva il noto ponte De Dion e l’architettura transaxle per la trasmissione. Peculiarità dell’Alfa Romeo Giulietta Turbodelta, la combinazione tra turbo e motore a carburatori (Dell’Orto tipo DHLA40G): una soluzione che era stata sviluppata dai tecnici Alfa con l’Alfetta GTV, ma che nel 1982 era in assoluta controtendenza visto che la maggior parte delle auto si era convertita all’iniezione. I primi esemplari, inoltre, riprendevano diversi elementi della GTV 2000, come il cambio e la frizione monodisco a secco. La turbina “Avio” tuttavia si rivelò poco affidabile e venne rimpiazzata subito dalla “KKK”. Si narra che le vetture uscissero dallo stabilimento con la nuova turbina nel baule dell’auto, affinchè fosse installata nell’officina delle concessionarie prima della consegna.
Spinge in alto. Il quattro cilindri due litri, evoluzione del classico bialbero Alfa Romeo interamente in alluminio, aveva una cilindrata di 1962 cc e con l’adozione della turbina la potenza toccava quota 175 cv. Anche il peso, piuttosto contenuto (1035 kg) facilitava il raggiungimento di performance ragguardevoli: Alfa Romeo dichiarava uno 0-100 km/h nell’ordine dei 7 secondi e oltre 205 orari di velocità massima. Ai regimi più bassi la Giulietta Turbodelta era abbastanza tranquilla, afflitta come tutti i motori turbo vecchia maniera dal tipico “turbo lag”. L’Alfa Romeo Giulietta Turbodelta infatti dava il meglio di sé sopra i 4000 giri, quando il motore esprimeva tutta la sua cattiveria; la potenza massima infatti era raggiunta piuttosto in alto, a 5 mila giri. L’ottima esperienza di guida era un po' smorzata dal cambio, che garantiva una buona manovrabilità, ma non lesinava qualche impuntamento nell’uso più intenso. Una sbavatura che non inficiava la tenuta di strada della Giulietta Turbodelta, sempre di altissimo livello.
Definitiva. Le prestazioni elevate e il telaio raffinato dell’Alfa Romeo Giulietta trovavano conferme nella versione Turbodelta: all’anteriore le sospensioni indipendenti con quadrilateri sovrapposti e barre di torsione e il noto parallelogramma di Watt per l’assale posteriore. Inizialmente si prevedeva una serie limitata a 500 unità, ma ne vennero realizzate solamente 361, prodotte tra il 1983 e il 1984. La prima versione della Turbodelta venne realizzata in soli due esemplari pre-serie, gli altri 359 della Turbodelta “definitiva” differivano per un nuovo scarico di forma conica, sospensioni Koni e la turbina KKK, più affidabile. Il peso aumentava di un centinaio di kg, toccando i 1140 Kg complessivi; la potenza era leggermente inferiore 170 cv contro 175, un’inezia a fronte della sicurezza di una turbina decisamente più robusta.
Pezzo raro. Rispetto alla pre-serie, anche la striscia rossa venne ridimensionata, la parte inferiore della carrozzeria verniciata in color grigio chiaro. Anche i cerchi in lega della GTV6 vennero sostituiti dagli “Speedline” con gomme Michelin TRX 200/60 da 14”. Sul retro un fascione in plastica inglobava le luci retronebbia, in luogo del fanalino singolo della precedente. Metà della produzione venne venduto all’estero: la Giulietta Turbodelta venne particolarmente apprezzata in Germania. Poco tempo dopo, l’Alfa Romeo Tipo 116 “Nuova Giulietta” uscì dai listini lasciando il testimone, nel 1985, ad un altro modello di grandissimo successo: l’Alfa Romeo 75. Oggi la Giulietta Turbodelta è un modello molto raro e per questo le sue quotazioni sono nettamente più elevate rispetto a quelle delle altre versioni: chi ne è in possesso farebbe bene a tenersela stretta…