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Audi 100 C3, la campionessa d’aerodinamica

Nel 1982, in piena ascesa commerciale, la Casa di Ingolstadt tornava a far parlare di sé con una berlina di classe medio-alta. Il nuovo modello venne sviluppato partendo da tre concetti chiave: l’efficienza, l’alta qualità del prodotto e la solidità. Tutte qualità che la nuova vettura incarnava brillantemente.

La terza generazione dell’Audi 100 è uno dei modelli più importanti nella storia dei Quattro Anelli. Indicata con la sigla “C3” è nota tra gli appassionati anche con la denominazione interna Typ 44. Sin dalla sua prima apparizione, 40 anni fa, la nuova Audi ottenne ampi consensi: in primis per la sua carrozzeria, di concezione moderna, che eccelleva dal punto di vista aerodinamico e, ancora per la trazione integrale permanente “quattro” e per l’adozione del primo TDI con iniezione diesel diretta e turbocompressore prodotto in serie.
A capo dello sviluppo tecnico vi era Ferdinand Piëch, il quale contribuì in maniera determinante alla rapida crescita di Audi e, negli anni a venire, dell’intero Gruppo Volkswagen. E, fu proprio l’Audi 100 C3 a sancire la transizione di Audi che si consolidava, modello dopo modello, come marchio premium orientato alla tecnologia. Una visione poi sintetizzata nel claim aziendale “All’avanguardia della Tecnica”.

Parola d’ordine, efficienza. Lo stile dell’Audi 100 C3 venne coordinato Hartmut Warkuß, a capo del design Audi, che già nel 1977 iniziò a tracciare le linee guida per la nuova berlina. Per la parte tecnica, venne ripreso lo schema meccanico della precedente Audi 100 C2 mentre la scocca venne sviluppata con accurati studi nella galleria del vento Volkswagen a Wolfsburg. Dopo aver valutato anche alcune proposte di Giorgetto Giugiaro, il design del modello venne approvato nel 1979.
Lo stile definitivo portava la firma Martin Smith (ai tempi, Responsabile degli Interni), autore del prototipo “Forschungsauto” (auto di ricerca). La showcar venne sviluppata nel 1981 con i fondi del Ministero Federale per la Ricerca e la Tecnologia che, quell’anno, aveva indetto un bando a cui parteciparono le principali Case tedesche. Nata a ridosso della seconda crisi energetica, venne realizzata per dimostrare come si potessero coniugare il risparmio energetico, la sostenibilità ambientale e la sicurezza con un’auto realistica.

La scocca. Il passaggio chiave fu l’adozione di una scocca portante di base in acciaio rivestita con sottili pannelli zincati per prevenire la ruggine, abbinata ulteriori componenti in alluminio e diverse carenature in materiale plastico. La zincatura venne effettuata dapprima su un solo lato poi, dal 1985, su entrambe le facce. Inoltre, vennero utilizzati vetri più sottili e tutta una serie di piccoli accorgimenti (a partire dal ruotino di scorta) che portarono a un alleggerimento compreso fra i 30 e i 50 kg rispetto agli omologhi modelli della serie precedente. L’Audi 100 C3, divenne la base per altri studi condotti da Audi sia in materia di propulsione ibrida (con i prototipi “Duo”) e sia per la produzione di scocche in alluminio ma queste trovarono un’applicazione solo con l’Audi A8 del 1994, foriera dell’innovativo telaio Space Frame.

Le peculiarità. L’Audi 100 C3 giunse sul mercato nell’agosto 1982 e spiccava per i finestrini a filo e le pelli della carrozzeria prive di gocciolatoi o altri elementi che potevano inficiarne l’aerodinamica. Tutto ciò risultava in un Cx (coefficiente di resistenza aerodinamica) di 0,30. Un record, per le auto di serie degli anni 80, rimasto imbattuto per diversi anni. Leggera e con una bassa resistenza all’aria, l’Audi 100 consumava meno rispetto alle vetture rivali dell’epoca; ciò consentì all’Audi 100 di farsi apprezzare sin da subito e ottenere importanti riconoscimenti come il titolo di Auto dell’Anno 1982.
A un anno dal lancio della berlina, seguirono la due volumi “Avant” e la prestigiosa Audi 200, quest’ultima dotata di motorizzazioni più potenti e un equipaggiamento più ricco. Rispetto alla precedente Audi 100 Avant (del 1977) il concetto di fastback venne abbandonato in favore di una più tipica carrozzeria della station wagon. Seppur caratterizzata da montanti posteriori molto inclinati, la capacità di carico variava da 644 litri e 2.025 litri con il divano posteriore abbattuto.
La gamma. In totale, per il veicolo furono offerte oltre 20 diverse motorizzazioni, mentre erano previste quattro linee di equipaggiamento: base, CC, CS principalmente sospensione sportiva con cerchi in lega, sedili sportivi e, al vertice, la CD con sedili in velluto e finiture cromate.
Al debutto, la 100 C3 venne proposta con quattro propulsori, di cui tre a benzina e una diesel, tutti a cinque cilindri, tranne il modello di accesso: la 1.8 benzina da 75 CV, quattro cilindri. A salire, erano disponibili la 1900, 1.921 cc da 100 CV; 2200, 2.144 cc da 136 CV; 2000 Diesel, 1.986 cc e 70 CV.
Due le trasmissioni disponibili: la 1.8 era equipaggiata con un classico cambio manuale a quattro marce, mentre le altre adottavano un più efficiente cinque marce. In seguito, il motore da 1,8 litri venne proposto nella variante da 90 CV e, nel 1984, la gamma si completava della 2.0 “E” a iniezione con 115 CV.

La trazione quattro. Come annunciato da Audi nei primi anni ’80, tutti i veicoli furono gradualmente proposti con la trazione integrale e, dal novembre 1984, anche le Audi 100 erano disponibili nelle versioni “quattro” (1.8 90 CV e 2.2 da 138 CV) richiesero una parziale riprogettazione del sottoscocca per il passaggio dell’albero di trasmissione e l’installazione dei differenziali centrale e posteriore.
Anche le sospensioni posteriori vennero riprogettate, con un retrotreno a ruote indipendenti con quadrilateri. In una nota pubblicità dell’epoca, appariva una 100 intenta a precorrere, imperturbabile, un trampolino da sci coperto di neve. Lo spot venne poi ripetuto una ventina d’anni dopo con la sua erede, l’Audi A6. Durante le riprese degli spot, le auto hanno affrontato la salita senza problemi ma, in via cautelare, furono assicurate con una fune metallica.

Arriva la Turbo. Sul fronte diesel, già nel 1983, venne proposta l’Audi 100 Turbodiesel, con il due litri turbocompresso da 87 CV. Per la 2,2 la cilindrata salì a 2.226 cc, così come la potenza 138 CV, partendo dalla stessa unità, nel 1985 Audi presentò la 100 Quattro CS con marmitta catalitica e motore da 2.2 litri depotenziato a 120 CV. Nel marzo del 1986 debuttava il modello di punta, la 100 Turbo, con il 2.2 litri, sovralimentato con turbocompressore e con potenza di 165 CV, lo stesso motore presentato l’anno prima sull’ammiraglia Audi 200. L’Audi 100 Turbo venne proposta nelle varianti berlina e Avant, disponibili sia a trazione anteriore e sia integrale.

Il restyling. Nel gennaio 1988 un importante restyling portò ad una serie di aggiornamenti. A livello estetico le modifiche si limitarono alle maniglie delle porte, anch’esse a filo con la carrozzeria e ai fascioni paracolpi, più avvolgenti. All’interno la plancia venne ridisegnata e debuttava l’innovativo sistema di tensionamento delle cinture di sicurezza e dello sterzo Procon-Ten, oltre all’airbag per il conducente (a richiesta).
Il due litri diesel aspirato fu sostituito da un 2.4, dalla potenza di 82 CV mentre il turbodiesel raggiungeva i 100 CV. Un’importante novità tecnica venne presentata al Salone di Francoforte del 1989, quando sull’Audi 100 debuttava l’innovativo 2,5 litri turbodiesel a iniezione diretta da 120 CV, chiamato a sostituire il precedente turbodiesel da 100 a precamera. L’Audi 100 2.5 TDI fu la prima vettura del gruppo Volkswagen equipaggiata con un motore di questo tipo, già impiegato nel biennio precedente da competitors come la Fiat Croma TD.id. del 1987 e l’Austin Montego del 1988.

Una vera world car. Nell’ultimo anno di produzione furono presentate diverse serie speciali che precedettero il lancio della quarta generazione dell’Audi 100, la C4. In Europa l’ultima delle C3 ad uscire di scena fu la diesel 2,4 litri, prodotta fino all’estate 1991 come pure l’Audi 200.
Sul mercato nordamericano, l’Audi 100 C3 venne commercializzata, tra il 1983 e il 1988, con il nome Audi 5000. Dal 1988 in poi, venne ripresa la denominazione “europea” Audi 100 e 200. Ma la serie C3 venne assemblata anche lontana da Ingolstadt: per il mercato sudafricano Volkswagen South Africa assemblava l’Audi 100 a partire da kit CKD (Completely Knocked Down) proponendola come Audi 500. La C3 fu assemblata persino a Tokyo fino al novembre 1991 come Audi 100, mentre la 200 rimase a listino fino al luglio 1992.

La C3 d’oriente. Infine, tra il 1988 e la prima metà degli anni 2000, l’Audi 100 C3 venne prodotta su licenza dal Gruppo FAW con il prestigioso marchio Hongqi (Bandiera Rossa) come berlina, berlina a passo lungo e persino cabriolet a quattro porte. Questa, tuttavia, venne equipaggiata inizialmente con motori Chrysler e assegnata ai soli alti funzionari cinesi. In seguito, dal 1990, Volkswagen produsse l’Audi 100 in Cina, con i il marchio a quattro anelli e le motorizzazioni proprie della serie C3, che rimase disponibile fino al 2002. La gemella Hongqi, invece, uscì di scena soltanto nel 2006.  

Ancora amatissima.
L’Audi 100 C3 è tutt’oggi molto apprezzata dagli appassionati di youngtimer dell’Europa centrale, per le sue doti di affidabilità e la facile manutenzione. A ciò contribuisce anche la carrozzeria, completamente zincata a partire dal Model Year 1986 che rende l’Audi 100 C3 è quasi immune dall’aggressione della ruggine. I motori cinque cilindri, inoltre, possono raggiungere facilmente chilometraggi superiori ai 500.000 km senza particolari problemi, confermando così la bontà progettuale di questa grande berlina tedesca.

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