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Bentley Azure: una reggia a cielo aperto (parte II)

La seconda generazione dell’opulenta convertibile inglese venne sviluppata a partire dal pianale dell’ammiraglia Arnage. Rinnovata nello stile e nella tecnica, la rivisitata cabriolet fece il suo debutto nel 2006, rimanendo a listino per soli tre anni. Ecco la sua storia.

Dopo l’acquisizione della Bentley da parte del gruppo Volkswagen, nel 1998, la Casa della “B alata” poté beneficiare di nuove risorse e di una rete vendita più capillare e organizzata. Il grande gruppo tedesco articolò una gamma più moderna e soprattutto peculiare, sotto ogni aspetto, rispetto ai modelli Rolls-Royce (di proprietà BMW).
Iniziava una nuova era e anche la Azure, la vettura più classica dell’offerta Bentley, venne rinnovata. L’arrivo delle Continental GT e GTC (cabriolet) infatti fece invecchiare di colpo la precedente generazione, legata agli stilemi anni 90. Per mantenere vivo l’interesse della clientela più affezionata e legata ai canoni “Old School”, venne presentata una Azure in veste più moderna: più efficiente, per quanto fedele all’impostazione generale del primo modello.

La parentela. La nuova Azure venne basata sulla piattaforma Arnage, cinque centimetri più lunga della precedente, mentre il propulsore era il V8 biturbo Bentley, da 450 CV e ben 875 Nm, della berlina Arnage R. Come il primo modello, anche la nuova Azure venne realizzata in collaborazione con la Pininfarina. Nel 2005, l’auto di serie venne anticipata dalla showcar, praticamente definitiva, “Arnage Drophead Coupé” che nel nome dichiarava la stretta parentela con l’ammiraglia di casa Bentley.

Un nuovo corso stilistico. Da quest’ultima, sottoposta ad un importante restyling nel 2005, la convertibile riprese il frontale a quattro fari circolari e un’impostazione stilistica più minimale: scomparvero i grandi indicatori di direzione e le griglie sotto i proiettori anteriori mentre tutte le superfici della carrozzeria vennero rimodellate in modo da essere più lineari ed aerodinamiche. Tutto ciò esaltava la monolitica imponenza della Azure, in modo persino maggiore rispetto al passato. Lo stesso stile venne ripreso, nel 2007, sulla nuova e sibaritica coupé “Brooklands” erede spirituale delle Continental R e T, prodotta in serie limitata a soli 550 esemplari.
I modelli “classici” Azure e Brooklands, in realtà, essendo dedicati alla clientela più tradizionalista costituivano una parte minima delle vendite. Fu la Continental GT, il modello della rinascita, a fare la parte del leone in quegli anni.  

La diatriba. Nella battaglia per l’acquisizione di Rolls Royce e Bentley Motors, BMW aveva minacciato di bloccare la fornitura dei motori V8 nel caso in cui la Volkswagen avesse prevalso sull’affair Rolls-Royce.
La Arnage (prima vettura Bentley nata sotto la nuova proprietà), infatti, venne progettata in funzione dell’otto cilindri BMW da 4,4 litri mentre l’omologa Rolls-Royce Silver Seraph sarebbe stata dotata di un altro propulsore d’alta prodotto dalla Casa di Monaco: il V12 della 750i.
Il V8 bavarese, infatti equipaggiò le prime Bentley Arnage “Green Label”, prodotte tra il 1998 e il 2000.
La “minaccia” fu successivamente ritirata ma era chiaro che Volkswagen non poteva accettare i rischi commerciali e di immagine in uno scenario del genere. Il gruppo VAG (Volkswagen AG) fu costretto a rielaborare il classico otto cilindri 6 ¾ nel 2001, montato su tutta la gamma, passando dal vecchio sistema monoturbo a una moderna configurazione a doppio turbocompressore. Ciò consentì di ridurre il turbolag e aumentare la potenza. Nuova anche la trasmissione, che si avvaleva di un avanzato cambio automatico a sei marce ZF (6HP-32 ).

Le prestazioni. Per la Azure del 2006, Bentley dichiarava un tempo di accelerazione da 0 a 100 in 5,8 secondi e una velocità massima di 270 km/h, era dunque un’auto decisamente più veloce del modello precedente anche in considerazione di peso e dimensioni impegnativi. Non c’è da stupirsi, dunque, se il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti classificò la Bentley Azure come l’auto meno efficiente nella sua classe, con un consumo urbano di 26 l/100 km e di  16 l/100 km in autostrada. Ovviamente questo non era certo un problema per chi poteva spendere l’equivalente di un appartamento (in un buon quartiere) per una vettura da passeggio.
 
Forza bruta.
Presentata al Los Angeles Auto Show del 2008 Bentley Azure T debuttò nelle kermesse californiana configurandosi come la versione più performante, forte di un propulsore rivisto e in grado di erogare 500 CV per 1.000 Nm di coppia massima. Con specifiche da dragster, la Azure T trovò nell’assolata Costa Occidentale (e non solo) uno dei suoi terreni d’elezione, popolando i garage di tycoon e celebrità.
La Azure, nella sua configurazione più muscolare poteva raggiungere una velocità massima di 288 km/h,  accelerando da 0 a 100 km/h in 5,6 secondi.
Esteticamente la Azure T si distingueva innanzitutto per i cerchi in lega scomponibili da 20 pollici a cinque razze, calzati su pneumatici Pirelli P Zero 255/40. Peculiari anche le prese d’aria laterali nel disegno “Le Mans”, la finitura brunita delle griglie anteriori, il tappo del serbatoio del carburante realizzato in alluminio “Billet”, mentre le calotte degli specchietti erano in tinta colore della carrozzeria in luogo di quelle cromate della Azure.

Le dotazioni. Equipaggiamenti come gli airbag frontali e laterali, i sedili riscaldabili (con molteplici regolazioni elettriche), un sofisticato impianto di climatizzazione, il navigatore satellitare come i fari bixeno, i sensori di parcheggio posteriori erano tutti di serie, così come il sensore di pressione dei pneumatici. L’infotainment venne aggiornato, integrando un display più grande (a scomparsa), gli slot per schede di memoria Secure Digital (SD) e l’interfaccia USB AUX. Restava optional l’esclusivo impianto audio “Naim for Bentley” da 10 altoparlanti e 1.100 W.

L’eredità.  Nel 2009 calava il sipario sulla Bentley Azure, uscita di scena senza eredi dirette. Nella nota cornice del Los Angeles Auto Show, nel 2014 Bentley presentò un’affascinante showcar realizzata sul pianale della nuova ammiraglia Mulsanne (presentata nel 2010), replicando la stessa formula delle due generazioni che l’hanno preceduta.
Indicata semplicemente come “Grand Convertible”, venne presentata in veste ufficiale al Salone dell’automobile di Dubai del 2017: anche in questo caso, si trattò di una mossa mirata ad accattivarsi le attenzioni della ricca clientela mediorientale, sempre attratta dalle auto extra lusso.

Massima esclusività. La versione di produzione, rivista solo in alcuni dettagli, riprendeva la piattaforma e lo stile neoclassico della Mulsanne. Da quest’ultima, la cabrio si differenziava per la capote in tela e un passo più corto (99 millimetri) dovuto all’assenza delle porte posteriori. Tra le peculiarità la copertura della capote con piano rivestito in Teak nautico, descritto come il più ampio mai applicato a un’auto di serie.
La produzione della Bentley Grand Convertible fu limitata a soli 19 esemplari, destinati a una clientela selezionatissima che indicò a Mulliner, il carrozziere interno della Bentley, i desiderata per la creazione di queste magnifiche vetture.

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