Anno 1993, Salone di Ginevra, all’interno della kermesse elvetica un boato ammutolisce la scena. È quello del V12 della Bugatti EB112, che fa sentire la sua voce a pubblico ed espositori, lasciando per sempre il segno sia tra le mura del Palaexpo svizzero sia nella storia dell’auto. Sono passati poco più di trent’anni da quella incredibile (e celebre) presentazione, che oggi rispolveriamo grazie all’associazione storico culturale Bugatti Automobili Campogalliano APS, alla GFG Style – proprietaria di uno dei quattro esemplari esistenti nel mondo – e alla famiglia Pavesi, custodi devoti agli spazi modenesi e al genio imprenditoriale di Romano Artioli. Perché ci hanno fatto rivedere da vicino il prototipo ginevrino con telaio #39001.
Figlia di un sogno che ha fatto storia. Linee retrò e performance elevate per un concetto che all’epoca era ancora lontano, quello delle ammiraglie ad altissime prestazioni. A dirigere lo stile della vettura la matita di Giorgetto Giugiaro, che creò un perfetto mix tra le forme iconiche della Bugatti: dalla coda arrotondata della Type 57 Atlantic Coupé, al design dei cerchi della Type 41 Royale, senza dimenticarsi alcuni elementi senza tempo del marchio, come il lunotto sdoppiato e la nervatura longitudinale che solca il tetto.
Abito sopraffino in allumino che è accompagnato a una grande sofisticazione meccanica. Dentro il cofano un poderoso V12 aspirato cinque valvole per cilindro da 6 litri. La sua potenza è di 455 cavalli, con i 590 Nm di coppia massima già disponibili 3000 giri. Il blocco motore è poi accoppiato alla trazione integrale permanente e al cambio manuale a 6 rapporti. Tutto appoggiato su un telaio in fibra di carbonio.
Viaggiare su un razzo in prima classe. Nonostante gli oltre 1.800 chili di peso, la velocità massima della EB112 è di circa 300 km/h con uno scatto “0-100” pari a 4,4 secondi. Performance importanti, quindi, ma accoglienti, perché lo stile raffinato e ricercato degli esterni si trova anche dentro, con un abitacolo da prima classe. Rivestimenti in pelle fatti a mano con la firma “EB” del marchio dominano la scena, accompagnati da inserti e modanature in radica.
Tecnologia avanti. Ma, ancora più stupefacente, fu il grado tecnologico già raggiunto all’epoca: per intrattenere i passeggeri durante i viaggi anche un piccolo display televisivo. Da sottolineare anche la presenza di un baule posteriore capiente, per contenere bagagli e valigie nei tragitti più lunghi. Tantissimi poi gli estimatori della EB112, tra cui Luciano Pavarotti.
Devoti ad Artioli. Ad accompagnare questo tuffo nel passato i racconti della famiglia Pavesi, con Ezio e il figlio Enrico che dal 1995 (data della bancarotta della Bugatti Spa) al 2022 hanno preservato dal degrado la Fabbrica Blu di Campogalliano. Un pezzo di storia dell’auto e del fare impresa italiano, di cui – orgogliosissimi - hanno fatto parte e che continuano a tutelare, proteggere e valorizzare con l’associazione storico culturale Bugatti Automobili Campogalliano APS; per preservare il patrimonio storico inerente alla presenza del marchio Bugatti in Italia. Ed è merito loro se lo scorso maggio, la “berlina più bella del mondo” ha letteralmente lasciato senza fiato il pubblico del Motor Valley Fest.