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Christmas cars, 10 auto per trascorrere le feste con stile

Ruoteclassiche vi augura Buon Natale con una selezione di modelli classici e youngtimer: 10 proposte da prendere in considerazione per trascorrere le festività con stile, al volante di alcuni evergreen delle quattro ruote.

Dalle piccole utilitarie ai SUV, ciascuna della 10 auto presentate in questo articolo ha rivoluzionato a suo modo il segmento di appartenenza e ci consente di ripercorrere l’ultimo mezzo secolo raccontando i rapidi mutamenti della società e i costumi degli automobilisti, intenti oggi come ieri, ad affrontare le piccole grandi fatiche che insorgono in vista delle vacanze. Per questo abbiamo scelto cinque classiche e cinque youngtimer, tutte dalla spiccata personalità, pensate per caricare famiglia e bagagli o semplicemente dare un tocco di magia a questo Natale “particolare”.  Eccole in dettaglio!

Fiat 500. Microscopica, semplice e dall’aria simpatica: la Fiat 500 non è solo un’automobile ma è un’icona pop, amatissima ai quattro angoli del globo. Divenuta la vettura simbolo degli anni del boom, ha accompagnato intere generazioni nei primi approcci alla guida e non solo… Il Cinquino, nella sua essenzialità, sintetizza meglio di qualsiasi altra auto l’estro italiano e la capacità di reinventarsi anche dopo i periodi più buoi. Ideata da Dante Giacosa, venne prodotta per quasi vent’anni, dal 1957 al 1975 in diverse serie e con costanti migliorie: si parte con la “Nuova 500”, il modello d’esordio, poi la 500 D del 1960, impreziosita da nuove cromature; la “F” del 1965, la prima con le porte incernierate davanti; la “L” con paraurti tubolari, sedili a cannelloni e strumentazione a sviluppo orizzontale e, infine, la “R” che ritorna alla purezza del modello d’esordio. Qualunque sia il vostro modello preferito, raccoglierete consensi e sorrisi di approvazione da grandi e piccini, anche se non siete vestiti da Babbo Natale.

Volkswagen Golf GTI MK1. Si dice che a Natale si debba indossare qualcosa di rosso. Lei, la Volkswagen Golf GTI di rosso ha la finitura della mascherina, uno stilema tramandato dalla sua progenie fino all’ottava generazione. Certo, per chi non segue il mondo dell’auto potrebbe essere impossibile correlare la Golf GTI di oggi con la capostipite. Infatti, se l’attuale è una vettura potente capace di raggiungere potenze nell’ordine dei 300 CV, il modello d’origine ne erogava quasi un terzo. Tuttavia, con un peso di 810 kg, i 110 CV del modello lanciato nel 1976 erano già sufficienti per divertirsi. Il successo della vettura venne decretato dal suo equilibrio generale che consentiva a tutti i guidatori di potersi divertire senza rinunciare alla fruibilità e la qualità della normale Golf: la compatta “moderna” leader del segmento C. Tra le peculiarità dell’allestimento, vi erano poi il pomello del cambio a forma di pallina da golf e il tessuto scozzese dei rivestimenti interni. Deliziosi vero? Se sognate di possederne una, forse conviene affrettarvi, perché le quotazioni sono in salita.

Mercedes-Benz 190. Per gli estimatori della Stella a tre punte la 190 è la “Baby Benz”, un modello inedito che nel 1982 porta Mercedes nell’affollato segmento medio: per la compassata Casa tedesca fu una rivoluzione bella e buona. La nuova esponente della mittelklasse automobilistica diventa, fa breccia tra gli yuppies, la nuova generazione di giovani rampanti. Indicata con la sigla W201, la 190 anticiperà la futura Classe C e, nonostante le riluttanze iniziali, contribuì in maniera determinante al prestigio del marchio tedesco, configurandosi come uno dei maggiori successi del designer Bruno Sacco.
Con quotazioni ancora abbordabilissime, la Mercedes-Benz 190 potrebbe essere il regalo perfetto, per voi stessi o per chiunque voglia debuttare, in modo impeccabile, nel mondo delle classiche stellate. 

Volvo Serie 200. Capostipite delle “brick wagon”, la Volvo Serie 200 è stata uno dei maggiori successi della Casa di Goteborg: la prima Volvo, rimanendo sul tema dei mattoni, ad abbattere il muro del milione di esemplari. Austere nello stile, solide e sicura come solo le Volvo sanno essere, le “200” erano permeate dal pragmatismo svedese e ciò consentì, soprattutto alle versioni familiari di riscuotere ampi consensi su tutti i mercati. Il suo aspetto rassicurante e, a tratti fané, rese le Volvo 200 un vero e proprio status symbol. L’auto per la sua versatilità si adattava bene alle necessità di clienti molto diversi, accomunati solo dal voler guidare un’auto robusta del tutto indifferente ai mutevoli dettami dello stile. La fortunata famiglia 200 infatti rimase a listino per quasi vent’anni, dal 1974 al 1993. La gamma si suddivideva in due macrogruppi: le 240, con motori a quattro cilindri e le 260, spinte da motori a sei cilindri. A quest’ultima fazione appartengono i modelli di maggior prestigio come la 262 Coupé (prodotta dalla Bertone) e la limousine a passo lungo. Per noi, le versioni più rappresentative restano però le wagon: un must senza tempo che sta particolarmente bene con il rosso.

Land Rover Range Rover. Nel 1970 la Range Rover apriva un nuovo capitolo nella storia del fuoristrada, conciliando il comfort delle auto da famiglia alla motricità su tutti i terreni, tipica dei fuoristrada. In realtà, altri modelli avevano già prefigurato la formula del fuoristrada “di lusso” ma la Range Rover aveva un asso nella manica: lo stile. E ciò rendeva la Range essenziale nelle forme ma raffinata nello spirito. In una parola: iconica. Ed è per questo motivo che, ben presto, la Range si affermò come modello trendsetter.
Nei quasi 25 anni di carriera, la prima generazione della Range Rover adottò motori a benzina V8 da 3.5, 3.9 e 4.2 litri. Due i motori a gasolio, il 2,4 litri della VM e il 2.5 Turbodiesel.  Tre le varianti di carrozzeria: tre porte, cinque porte e cinque porte passo lungo (LSE), tutte accomunate dalla tipica ribaltina posteriore: comodissima per caricare i regali di Natale o le valige per la settimana bianca. Provare per credere! 

Fiat Panda. Ne abbiamo parlato tanto, è vero ma che ci volete fare, la Panda è una vera e propria istituzione. Massima espressione del design funzionalista applicato all’utilitaria, la Panda si guadagnò persino un “Compasso d’Oro” per la bontà del suo progetto: uno dei più importanti nella luminosa carriera di Giorgetto Giugiaro. Amatissima da Nord a Sud della Penisola, la piccola torinese è stata un’altra auto particolarmente longeva, rimasta in servizio per 23 anni: in cui si sono succeduti aggiornamenti tecnici, stilistici e una miriade di serie limitate. Sotto il cofano ha accolto alcuni dei propulsori più celebri del motorismo italiano. Su tutti, i leggendari “FIRE” divenuti un marchio di fabbrica Fiat per oltre 30 anni Ma l’essenza di questa scatola magica a quattro ruote è rimasta praticamente immutata. Del resto, le ricette migliori sono quelle semplici, no? E con la Panda si va sempre sul sicuro.

Renault Mégane Scénic RX-4. Quando venne presentata, nel 1996, la Renault Mégane Scénic ridefinì il segmento delle monovolume adottando un pianale modulare condiviso con gli altri modelli della gamma Megàne (berlina, wagon, coupé e cabriolet). Un particolare importante ma questo su una MPV passa in secondo piano: la priorità questo tipo di auto è la qualità della vita a bordo. Un aspetto che la Scénic esaltava con, prese di corrente e vani portaoggetti disseminati qua e là nell’abitacolo, il tutto in appena 4,10 m.
La variante RX-4 venne presentata poco dopo il restyling del 1999 e con questa Renault compiva un ulteriore passo avanti, conciliando le prerogative della monovolume con l’estetica e l’assetto rialzato tipico delle fuoristrada. Si delineava il filone delle crossover, un segmento destinato a divenire predominante una decina d’anni dopo. Ma i tempi non erano ancora maturi: in pochi apprezzarono gli ampi paraurti in plastica grezza, l’assetto rialzata la ruota di scorta esterna e… dai consumi del suo motore 2.0 da 140 CV, aggravati dalla minor efficienza aerodinamica e dalla trazione integrale. Se vi piace la sua immagine radical chic, potreste considerarla come alternativa ai crossover più inflazionati: meno personali e decisamente più impacciati nelle località montane più “in”.     

Buick Roadmaster. Ultima station wagon “full size”, la Buick Roadmaster Estate Wagon tra il 1991 e i 1996 ha condiviso la sua sana robusta costituzione con la Roadmaster e le altre grandi berline GM come la Chevrolet Caprice e la Oldsmobile Custom Cruiser, tutte spinte da placidi motori V8. Molti appassionati cresciuti negli anni 90 ricorderanno la Estate Wagon per le frequenti apparizioni in film e telefilm per ragazzi. Emblema del gigantismo americano, la Roadmaster faceva proprie anche le tradizionali finiture in finto legno sulle fiancate, reminiscenza delle gloriose Woody Wagon d’antan. Con le sue ampie poltrone la Estate Wagon poteva ospitare fino a otto passeggeri con ampio spazio per bagagli e amici pelosi al seguito: tutto il necessario per la più classica iconografia natalizia.  

Audi S8. Nel 1996 non c’erano ammiraglie a trazione integrale e, salvo contattare i vari preparatori ufficiali, a listino non erano previste versioni sportive dei modelli top di gamma. Almeno fino al debutto dell’Audi S8, superberlina di prestigio in grado di mettere in discussione lo status quo del mercato, dominato dai mostri sacri di BMW, Jaguar e Mercedes-Benz. Con il suo telaio spaceframe in alluminio e una scocca leggermente più compatta, la debuttante spiccava per una tenuta di strada formidabile. Specialmente sui fondi a scarsa aderenza, dove la collaudata trazione Quattro aveva la meglio sulla trazione posteriore delle concorrenti. Con 340 CV (poi lievitati a quota 364 con il restyling del 1999) e la presa delle quattro ruote motrici, l’Audi S8 non aveva rivali, consentendo ai fortunati guidatori e relativi passeggeri di arrivare allo chalet in montagna velocemente e nel massimo comfort. Cosa chiedere di più per un Natale coi fiocchi?

Porsche Cayenne. Nel 2002 la Porsche Cayenne giunse come un fulmine a ciel sereno nel mondo dell’auto. Vera e propria outsider, questa SUV tedesca cambiò le carte in tavola nel segmento dei SUV, che proprio in quegli anni iniziavano a diffondersi a ritmo vertiginoso. I porschisti più ortodossi gridarono, ovviamente, allo scandalo mentre cadeva l’ultimo tabù: una Porsche a guida rialzata. Ma la Cayenne era oltre, perché oltre ad essre più maneggevole e veloce delle rivali, l’esotica Cayenne riusciva a destreggiarsi molto bene anche sui percorsi più accidentati. Inizialmente venne equipaggiata con un motore V8 da 4.5 litri declinato nelle varianti “S” (aspirato) e “Turbo”, restando perciò appannaggio di una clientela più ristretta rispetto alla concorrenza. La Cayenne divenne l’oggetto del desiderio di molte persone facoltose, tanto da divenire coprotagonista del mitico Ranzani, stereotipo dell’imprenditore brianzolo negli sketch comici di Albertino e Angelo DJ. Si apriva un ulteriore capitolo nel mondo delle auto tutto terreno: se la Range Rover aveva battuto una nuova strada, la Cayenne l’avrebbe percorsa a tutta velocità, magari per essere sicuri di accaparrarsi l’ultimo albero di Natale disponibile o più plausibilmente per godere del bel canto del V8. Altro che Jingle Bells…      

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