Dietro alla linea senza tempo e oltre le mode della DS si nascondono le brillanti intuizioni aerodinamiche di André Lefebvre, l'ingegnere che, prima delle auto, imparò a progettare gli aeroplani.
Non è un mistero che i migliori progettisti di automobili provengano dal settore aeronautico. Si pensi per esempio all’Alfa Romeo del Secondo dopoguerra, quando gli ingegneri della “scuola” Satta trasferiscono con successo le conoscenze accumulate nello studio dei motori aeronautici nella progettazione di automobili.
Dalla 1900 alla DS. Oltralpe, a cinque anni dal debutto della 1900 (1950), la prima Alfa “completamente Satta”, al Salone di Parigi vede la luce un’altra auto di chiara ispirazione aeronautica, la Citroёn DS. Se la berlina sportiva del Biscione si rifà agli aerei più che altro nell’impostazione della scocca (portante, una novità assoluta per l’Alfa Romeo), nella nuova nata sotto il segno del “double chevron” i riferimenti alla scienza aeronautica sono più diffusi. E sono, in larga parte, frutto delle intuizioni di André Lefebvre, brillante ingegnere francese col chiodo fisso della trazione anteriore che, dopo l’esperienza con la Voisin (oltre 10 mila aerei prodotti per l’aviazione francese durante la Grande Guerra) e un flirt fugace con Louis Renault, approda alla corte di André Citroёn nel 1933.
La Dea che s’ispirò a un pesce. Dopo aver messo la firma sulla Traction Avant (la prima trazione anteriore della Casa) e sulla 2 CV (la prima utilitaria tuttofare della storia), Lefebvre si dedica al progetto della DS, un modello che fa invecchiare di colpo tutti quelli che l’hanno preceduto. Lefebvre e Bertoni (autore delle linee di alcune tra le Citroёn più iconiche tra cui, appunto, la DS) lavorano fianco a fianco e non smettono mai di incoraggiarsi a vicenda, sicuri di poter riuscire a fare qualcosa di straordinario. Mettendo a frutto le indicazioni scaturite dagli studi aerodinamici di Lefebvre, la matita dello stilista italiano dà vita a una silhouette allungata, che ricorda da vicino quella... di un pesce.
Extraterrestre. Un’auto come la DS, in tempi in cui per le strade circolano ancora veicoli col predellino e i parafanghi esterni, sembra letteralmente arrivata da un altro pianete. Rivoluzionaria tanto nelle forme quanto nei contenuti, oltre a essere molto aerodinamica, la DS è leggera e ha un baricentro molto basso, caratteristiche che - unite alle sospensioni idropneumatiche - le conferiscono un confort e una tenuta di strada eccezionali. Tra le soluzioni mutuate dall’esperienza sugli aeroplani, oltre alla profilatura della carrozzeria (che, grazie alla coda stretta e rastremata, garantisce una deportanza e un coefficiente di penetrazione aerodinamica da record), figura anche la scelta di materiali leggeri come l’alluminio e l’acciaio. Tutti elementi che, condensati con una raffinatezza e una fantasia uniche, rendono la DS velocissima (i 140 km/h del modello del debutto diventano quasi 200 sulle ultime 23 a iniezione elettronica) e molto parca nei consumi rispetto alle concorrenti.