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04/08/2022 | di Fabrizio Greggio
27 luglio 1990: addio Citroën 2 CV
Il 27 luglio del 1990, l'ultima Citroën 2 CV esce dalla catena di montaggio, a Mangualde, in Portogallo: finisce così la storia produttiva di un modello iconico, presentato al Salone dell’Automobile di Parigi nel 1948: scopri tutto su Ruoteclassiche
04/08/2022 | di Fabrizio Greggio

Sono trascorsi 32 anni da quando è terminata la produzione della mitica 2 CV, la simpatica utilitaria da sempre simbolo di libertà, anticonformismo, avventura e spensieratezza.

Il 27 luglio del 1990, l'ultima Citroën 2 CV esce dalla catena di montaggio, a Mangualde, in Portogallo: finisce così la storia produttiva di un modello iconico, presentato al Salone dell’Automobile di Parigi nel 1948, ma la cui genesi era iniziata più di 10 anni prima.

Nascita di un’icona - Già a metà degli anni 30 la Citroën inizia a sviluppare un’auto economica nell’acquisto e nella gestione, di dimensioni compatte, capace di andare ovunque e di trasportare ogni cosa. Queste le esigenze trasmesse dal direttore generale all’ingegnere André Lefèbvre, all’epoca Capo Progettista: “Fate studiare nel vostro reparto una vettura che possa trasportare due contadini con gli zoccoli, cinquanta chili di patate o un barilotto di vino ad una velocità massima di sessanta chilometri orari con un consumo di tre litri per cento chilometri”. Grazie alle sue caratteristiche di vettura molto versatile, parsimoniosa nei consumi e dai costi ridotti, la “Toute Petite Voiture” (da cui l’acronimo TPV) è un’auto per tutti, in città e in campagna. Il progetto è ultimato nel 1939, pronto per essere presentato nello stesso anno al Salone di Parigi. Purtroppo, lo scoppio della seconda guerra mondiale travolge l’Europa; nel corso delle vicende belliche i 250 prototipi già costruiti vengono in gran parte demoliti e soltanto pochissimi esemplari sono nascosti. Terminate le ostilità, la Citroën riprende a lavorare sul progetto e affida a Flaminio Bertoni il compito di definire lo stile di quella che diventerà la Citroën 2CV, un modello completamente rivisto rispetto alla TPV. E il 7 ottobre del 1948, in occasione del Salone dell’Automobile di Parigi, finalmente la 2 CV viene svelata al pubblico. L’innovativa e simpatica utilitaria conquista subito i cuori degli automobilisti, diventando l'espressione di una nuova filosofia del trasporto individuale e un simbolo di libertà e gioia di vivere. A causa della scarsità delle materie prime, la produzione parte tuttavia a rilento; in breve l’attesa per entrare in possesso di una fiammante 2 CV arriva fino a sei anni!

Uno schema collaudato – Lo schema costruttivo della Citroën 2 CV non prevede una scocca portante; la carrozzeria è infatti imbullonata a un telaio a piattaforma, al quale sono fissati i vari organi meccanici. Il corpo vettura a quattro porte è privo di un tetto chiuso in lamiera, sostituito da una capote in tessuto impermeabilizzato avvolgibile fino al lunotto, soluzione che riduce il peso complessivo della vettura e aumenta la versatilità. Il nuovo motore boxer bicilindrico raffreddato ad aria con una cilindrata iniziale di 375 cc sviluppa 6,6 kW (9 CV) ed è accoppiato a un cambio a quattro marce. La velocità massima è di circa 70 km/h. Nel 1954 la cubatura viene elevata a 425 cc e nel 1970 a 602; nel 1979 la potenza tocca i 29 CV.

Arrivano le “speciali” - A partire dal 1976, furono sviluppate numerose serie speciali a iniziare dalla Spot, realizzata sulla 2 CV Club, con la carrozzeria nella tinta Orange Teneré. Nel 1981 arrivò la Charleston, gialla e nera o bordeaux e nera (poi arrivò anche una sofisticata versione in due toni di grigio); seguono numerose altre versioni particolari, tra cui la Dolly, la Cocoricò e la Perrier. Ma, tra tutte, quella che ebbe maggior successo è certamente la Charleston che sostiene a tal punto le vendite della 2 CV da prolungarne la vita fino al 1990, quando le nuove normative europee ne decretano l’uscita di produzione, dopo oltre 5 milioni di veicoli assemblati (derivate comprese). Dopo che l'ultima 2 CV è uscita dallo stabilimento Citroën a Mangualde (Portogallo) l’amata utilitaria del Double Chevron è divenuta un’autentica icona, continuando a essere sinonimo di libertà, fascino francese, anticonformismo e avventura.

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