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11/04/2019 | di Redazione Ruoteclassiche
Fiat Barchetta, una due posti tutta da scoprire
Linee morbide e pensate per durare nel tempo, due posti secchi e un “1800” elastico e brillante. Questa la formula vincente della Fiat Barchetta.
11/04/2019 | di Redazione Ruoteclassiche

Linee morbide e pensate per durare nel tempo, due posti secchi e un “1800” elastico e brillante. Questa la formula vincente della Fiat Barchetta, una delle più fortunate spider prodotte dalla Casa torinese.

Meglio la Marinara o la Diavola? Ecco la domanda che risuonava nei corridoi del Centro Stile Fiat agli inizi degli anni Novanta. No, non si trattava di ordinare una pizza a domicilio. I nomi mutuati dal celebre prodotto gastronomico di origine partenopea indicavano, con uno spirito colorito che forse era già un invito a gustarsi i piaceri della vita, le due impostazioni formali in lizza per la definizione della nuova spider.

Si fa attendere. Già, una spider. Una scoperta a due posti che sarebbe arrivata nel 1994, ovvero ben ventun anni dopo l'uscita di produzione della corrispettiva e storica 850. Forse le denominazioni miravano a esprimere al meglio il sapore dei due disegni, ma di sicuro entrambi risultavano piuttosto succulenti.

Classica… La Marinara, disegnata da Andreas Zapatinas, si orientava su linee piuttosto morbide, che smorzavano in un equilibrio personale alcune ispirazioni “illustri” come MG A, Ferrari 166 M o altri capolavori di Maranello.

O moderna? La Diavola, opera di Chris Bangle, risultava in sostanza una sorta di Coupé aperta, con tanto di “unghiate” sui parafanghi (poi soppresse nell'evoluzione delle maquette). Entrambe nacquero nel maggio 1991, a circa un anno e mezzo dal varo del progetto. Inutile precisare, oggi, quale delle due vinse il concorso interno. La gamma delle sportive fu intelligentemente diversificata e il design definitivo fu congelato a dicembre 1991. Era nato un piccolo gioiello all'italiana.

Una ventata di novità. Anche sotto il cofano. Sotto il bel vestito, come è noto, si celava il pianale della Punto con passo accorciato. Ma i sedili spostati 10 centimetri più indietro, l'assetto ribassato e irrigidito, il layout generale e l'ergonomia non lasciavano troppo pensare all'utilitaria più venduta d'Italia, anzi. E poi c'era lui, il motore. Il 1.8 da 130 cavalli che per primo, nel gruppo Fiat, inaugurava il variatore di fase sul lato aspirazione: un dettaglio che, pur senza portarsi al livello delle distribuzioni più raffinate del tempo (leggi: Honda V-TEC), regalava alla già proverbiale fruibilità di molti quattro cilindri torinesi un tocco di elasticità extra decisamente gradito, all'insegna della pienezza. L'effetto si rivelava quello di un motore pieno e vigoroso in basso, eppure capace di salire di regime senza alcun complesso, una novità per il tempo e una goduria ancora oggi. Per la cronaca: sì, chi scrive l'ha provata, peraltro su una strada di collina tutta curve. Invidiatemi pure...

L’obiettivo c’è il piacere di guida. All'interno, poi, l'accoglienza era così peculiare che non delude neppure adesso. Il nome “barchetta” (con la “b” minuscola) stampato sullo sportello del vano portaoggetti in corsivo, in tempi in cui ancora non si parlava di vintage e la 500 del 2007 era al di là da venire, faceva sognare giovani e non. E le tante superfici in metallo a vista o plastica verniciata in colore carrozzeria, come sulla Coupé ma in una chiave più spinta, proiettavano direttamente negli anni Sessanta (un'idea che recentemente è stata ripresa, fra l'altro, dalla Mazda MX-5, con i suoi inserti in tinta sui pannelli portiera). La porzione metallica sotto il parabrezza, all'interno dell'auto (fortemente voluta dal team di design), sembrava spingere il cofano e la meccanica fin nell'abitacolo, alla ricerca di una fusione fra pilota e macchina.

Una evergreen dal futuro collezionistico garantito. Durante tutta la produzione, che si tenne presso gli stabilimenti Maggiora e terminò nel 2005, i cambi estetici risultarono minimi, quelli meccanici pressoché nulli. Per fortuna. E oggi? Nel 2019 la Barchetta affascina ancora molto, forse perché i circa 60.000 esemplari prodotti si sono rivelati sufficienti a renderla una presenza riconoscibile e apprezzata sulle strade italiane, ma senza inflazionarla. Di certo è una vettura da cercare, anche perché le quotazioni sono ancora abbordabili ma tenderanno a salire. Siete indecisi? Provatela in collina...

Silvio Jr. Suppa

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