Dopo oltre 100 anni il mostruoso motore di una rara vettura da record del 1910 torna a ruggire. In un video amatoriale l’ultimo esemplare sopravvissuto (di soli due che si ritiene siano stati prodotti) della Fiat S76 del 1910, nel giorno della prima rimessa in moto.
Il monumentale propulsore ha misure (alesaggio x corsa) di 190 x 250 mm, corrispondenti a una cilindrata unitaria di 7.100 cc e complessiva di 28.533 cc. Il motore veniva accreditato, secondo la scheda tecnica dell’epoca, di 290 Cv a 1.900 giri.
Come per molte vetture nate in un’epoca ormai lontana, le vicissitudini, i trascorsi, i trionfi e le sconfitte di un’automobile nata oltre cento anni fa ormai si confondono con la leggenda. Parliamo, infatti, di accadimenti vecchi di un secolo e di cui, naturalmente, non esistono tutte quelle piccole tracce utili alla ricostruzione dei fatti. L’esatto contrario di quello che avviene oggi: nell’era del “Grande Fratello” ogni azione è praticamente documentabile in tempo reale da più fonti.
Secondo le scarse informazioni disponibili (fornite dall’attuale proprietario), furono costruiti due esemplari della Fiat S76. Nell’inverno 1910/11, l’allora nascente fabbrica del Lingotto decise di affrontare l’ambizioso progetto di una macchina da record.
La S76, conosciuta anche come “300HP”, iniziò l’attività nel 1911: fu spedita in Inghilterra dove Pietro Bordino provò a lanciarla a Brooklands e, in seguito, sulla spiaggia di Saltburn, dove raggiunse 200 orari. L’anno successivo, su un rettilineo vicino Ostenda (Belgio), il francese Arthur Duray fu cronometrato a 225 km/h ma il record non fu omologato. Lo stesso anno, sulla spiaggia di Long Island, raggiunse la sbalorditiva velocità di 290 km/h. Nel 1912 uno dei due esemplari fu venduto al Principe Soukhanov in Russia e l’anno successivo conquistò un altro record di velocità sul chilometro lanciato.
La seconda vettura, invece, rimase presso la FIAT e secondo la prassi in voga dopo la fine della prima Guerra Mondiale, che oggi definiremmo senza mezzi termini “disgraziata”, fu smantellata nel 1919.
L’esemplare superstite, per ragioni ancora non chiarite, nella stessa epoca fu spedito in Australia, dove alcune fotografie lo documentano con un nuovo design. La storia, a questo punto, si interrompe. Si ricomincia a parlare della Fiat S76 solo negli Anni 50. Un certo Stuart Middlehurst acquista il telaio (senza motore) di quella che gli viene detto essere una Fiat da corsa degli Anni 20, probabilmente equipaggiata con un motore Stutz. Sembra che nei primi Anni 20 fosse stata distrutta durante le prove di una gara ad Armadale. Si riteneva, all’epoca, che fosse una Fiat S74. Il nuovo proprietario non dimostrò interesse nella vettura: ne conservò semplicemente i pezzi.
Nei primi Anni 80 un appassionato FIAT australiano acquistò il residuato. Era assolutamente convinto che si trattasse di una Fiat S76 e iniziò una complessa ricerca di tutti i pezzi. Dopo 15 anni di tentativi, i risultati si rivelarono estremamente scarsi e il collezionista abbandonò la partita. Entrò in scena, allora, l’attuale proprietario, l’inglese Duncan Pittaway, che venne in possesso del complesso dei pezzi nel 2002.
Questi fu molto più fortunato perché – afferma lui stesso - riuscì a scovare un motore S76, le ruote e molti pezzi del telaio. E’ davvero una Fiat S76? Il proprietario ne è sicuro al 100%: le caratteristiche e le dimensioni del telaio sono esattamente quelle descritte per il progetto S76. Così per il motore, che Pittaway afferma essere quello dell’esemplare smantellato dalla Fiat nel 1919. Peccato se non lo fosse, il video della prima messa in moto è molto suggestivo. Cliccate qui per vederlo. Queste invece sono le immagini del record di Ostenda riprese nel 1913.
Alvise-Marco Seno