MG A, 70 anni di corsa - Ruoteclassiche
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08/05/2025 | di Emiliano del Bue
MG A, 70 anni di corsa
Gran bel traguardo per questo modello. Che, oltre al suo fascino British mai scalfito e alla sua origine racing, mantiene ancora un record piuttosto singolare
08/05/2025 | di Emiliano del Bue

La roadster britannica è più che un tipo di carrozzeria: è un lifestyle. Nell'immaginario collettivo significava bellezza, gioventù, amore, e tutte le attività annesse. Quando la MG aggiornò finalmente il suo arcaico concetto di roadster, il risultato apparve così nuovo che dovettero chiamarla MG A, "la prima di una nuova linea". Fece mostra di sé al Salone di Francoforte nel 1955, e nessuno poteva negare che le sue linee basse e sinuose fossero graziose da ogni angolazione. Ma la sua nascita non fu tutta rose e fiori, e per capirlo dobbiamo fare un passo indietro.

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All'inizio fu scartata

Nei primi anni 50, la MG gareggiava ancora con le vecchie T-Type. Nel 1951 il pilota George Phillips fece disegnare al progettista Sidney Enever una carrozzeria di alluminio più aerodinamica per schierare a Le Mans la sua TD. Nonostante la linea già anticipasse quella che sarebbe stata la MG A definitiva, Enever ebbe a che fare con gli insormontabili ingombri del vecchio telaio della TD, che impedivano ogni ulteriore miglioramento. Disegnato un telaio più moderno e montato sul prototipo EX 175 per mostrarlo a Sir Leonard Lord, presidente della British Motor Corporation, ricevette anche un rifiuto: venne preferita la TF, una TD "rimaneggiata", quindi ancora una volta tradizionale, per non dire vetusta.

Chi la dura la vince

Il motivo era in realtà duplice. Poche settimane prima era stato firmato l'accordo con Donald Healey per produrre la più prestigiosa e costosa Austin-Healey 100: forse, si temeva che quest'ultima potesse essere danneggiata a livello commerciale dall'arrivo della nuova MG, che venne ufficialmente accantonata, ma sviluppata di continuo in segreto. Perseverando poi con prototipi successivi, gli EX 182, che portarono a casa buoni risultati da Le Mans e, soprattutto, agevolato dallo scarso successo di vendite che la TF stava soffrendo, Enever riuscì a dimostrare la bontà del suo progetto e a far cambiare idea alla dirigenza per produrre la MG A dal 1955.

L'anima spartana rimane

Fedele al concetto, la MG A mantenne caratteristiche minimaliste: niente finestrini laterali (eccetto i trasparenti, che si aprivano orizzontalmente), niente maniglie alle portiere e una capote così ostile da manovrare che era meglio guidare lasciandola aperta anche sotto la pioggia battente. Aggiungete la genetica di Le Mans e otterrete la sportiva più venduta negli Usa. Del resto, la "A" era ben più che un bel faccino: e, su strada, con il 4 cilindri di 1.489 cm3 da 68 CV (poi 72 dal 1957) derivato dalla berlina Magnette, se la giocava alla pari con la Porsche 356. Rarissima la 1.600 Twin Cam, portata a 108 CV e capace di toccare i 183 all'ora, ma che a causa di un'affidabilità assai cagionevole, non assicurava di arrivare prima a destinazione...

A lei l'ultima parola

Fino al 1962, va da sé, la MG A vendette quasi dieci volte volte in più della costosa Austin-Healey 100, ma contando anche le ultime 1.600 Mk2 equipaggiate con il 1.622 cm3 da 86 CV (dal temperamento più rilassato), arriviamo a un totale di 101.081 esemplari prodotti, di cui, però, solo 5.869 vendute in terra natia. Quindi la MG A mantiene ancora oggi il record della più alta percentuale di esportazione di qualsiasi altra vettura British.

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