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LA PRIMA AUTO ITALIANA AL MUSEO BONFANTI-VIMAR

Nel 1882, Enrico Bernardi, veronese e professore di Meccanica a Padova, brevetta il primo motore a scoppio a benzina del mondo. Si tratta di un monocilindrico di 122 cm3 (poi aumentato a 258 cm3), che riesce a battere sul tempo – di due mesi – un’analoga realizzazione di Benz e addirittura di un’anno e mezzo quella sviluppata da Daimler. Un po’ in ritardo rispetto ai celebri progettisti tedeschi, nella primavera del 1894 Bernardi realizza la prima auto italiana, una tre ruote con motore posteriore monocilindrico di 464 cm3 da 3 CV.

La vetturetta suscita subito l’interesse di un gruppo di finanziatori patavini, che il 4 agosto 1896 costituisce a Padova la Miari, Giusti & C. – motore Bernardi, che diventa poi Soc. Italiana Bernardi e avvia la produzione dal 1901 di un centinaio di vetture a 3 ruote con motore di 624 cm3 e 3,5 CV, diventando di fatto la prima vera fabbrica di automobili italiana. Di quel lotto di esemplari ne sono sopravvissuti solo cinque, oggi distribuiti tra l’Ac Verona (il n. 1, affidato per testamento dallo stesso Bernardi), l’Università di Padova, il Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, il Museo Nazionale dell’Automobile di Torino e il Museo Militare di Cecchignola (Roma).

Vi sono poi due copie “didattiche”: la prima al Museo della Scienza e della Tecnica di Chicago e la seconda, che è stata appena realizzata da un team di artigiani veneti per il Museo Bonfanti-Vimar, replica fedele della n. 1, con motore di 464 cm3. I lavori sono stati eseguiti praticamente a titolo gratuito, sotto la direzione tecnica del museo e avvalendosi della disponibilità offerta dall’Ac Verona.

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