Una trentina di Alfasud si sono radunate nella mattina di ieri nell’evocativa cornice di Torino Esposizioni, nell’evento per il 50° anniversario del modello, organizzato da Alfasud Club Italia e Italdesign con la partecipazione del gruppo di appassionati “Biscioni Torino”. Guest star, il "Designer del Secolo", Giorgetto Giugiaro.
Il cielo su Torino è grigio: l’ex capitale dell’auto si è presentata nella sua mise autunnale più caratteristica. Un contrasto netto con il Sole del Sud, che 50 anni fa accompagnava la produzione delle Alfasud a Pomigliano d’Arco, vicino Napoli.
Ma il grigiore è stato interrotto dal susseguirsi delle Alfasud giunte in carovana su Corso Massimo d’Azeglio per entrare in uno dei templi del motorismo: il complesso “Torino Esposizioni” sede, per decenni del Salone dell’Automobile. Intanto, le vetture prendevano posto e alcuni degli esemplari replicavano la disposizione delle vetture protagoniste nella première torinese del 1971, a partire dalla bella Alfasud “Verde Ischia” del Presidente di Alfasud Club Italia, Luigi Cecconi.
Memorie d’antan. “Ricordi quando mettemmo i chiodi nelle coppe ruota per farlo spaventare?” e tra aneddoti e risate si sono riabbracciati gli ex dipendenti dell’Italdesign, la società fondata nel 1968 da Giorgetto Giugiaro e Aldo Mantovani. Non potevano mancare a questo speciale appuntamento in onore di un progetto in grado di cambiare, realmente, la vita di molte persone a Torino, Arese e Pomigliano d’Arco.
Tra le foto di gruppo, spunta un’istantanea, inedita, in cui figura Giorgetto Giugiaro che presenta la vettura a Colin Chapman, patron della Lotus e all’ex Presidente del Consiglio Giulio Andreotti.
Il contributo di Italdesign. Il Presidente dell’Alfasud Club Italia, Luigi Cecconi prende la parola: “Il 1 novembre del 1971 veniva presentato in questo luogo uno dei modelli più innovativi del panorama italiano, forse il primo nato dal foglio bianco insieme al suo stabilimento in terra campana”.
Un evento che ricorda bene Giorgio Gamberini, Business Development Director di Italdesign: “C’ero a quel Salone di Torino, avevo nove anni. Dopo la presentazione mio padre ne acquistò una color Bianco Capodimonte. L’Alfasud è stata un’auto rivoluzionaria, splendida da guidare. Oggi abbiamo la fortuna di celebrarla in questo luogo simbolo e rivivere le emozioni di 50 anni fa. Italdesign ha voluto esserci in quanto il mito dell’Alfasud è sempre presente e ben radicato all’interno dell’azienda, dove permane un approccio in cui stile ed ingegneria vanno di pari passo per semplificare la vita dell’uomo”.
Francesco Ceo, Project Manager in Italdesign ed esponente del gruppo “Biscioni Torino” ha puntualizzato: “Siamo stati incerti fino all’ultimo, la struttura è stata chiusa per anni ed era in condizioni di profondo degrado. Dobbiamo ringraziare il Comune di Torino che, in tre settimane, ci ha consentito di utilizzare questa location per un evento tanto speciale”.
Arriva Giugiaro. Poco dopo, la platea di partecipanti è esplosa in un fragoroso applauso per l’entrata di Giorgetto Giugiaro, l’artefice dello stile dell’Alfasud.
Visibilmente emozionato, Cecconi ha fatto gli onori di casa all’illustre ospite e, stringendogli la mano, ha dichiarato: “Posso dirlo, è il giorno più bello della mia vita! Aspetto questo momento da 10 anni, dalla fondazione del club”.
Nato nel 2011, il Club conta oggi 60 soci in tutta Italia. Meritano di essere citati l’equipaggio giunto apposta da Avellino e la straordinaria Alfasud Wainer bimotore. Ma all’evento hanno partecipato anche appassionati provenienti dall’estero, da Francia, Belgio, Germania, Olanda e Svizzera, giunti a Torino per condividere una passione fortissima e celebrare la ricorrenza, coronata poi con l’autografo del “Designer del Secolo” sulle proprie vetture.
Alle origini del progetto. Giugiaro ha ripercorso i primi istanti del cosiddetto Progetto Osaka: “Lo ricordo come se fosse avvenuto poco fa. L’Ingegner Hruska convocò me e Mantovani; ci incontrammo in un bar di periferia vicino allo Stadio Olimpico. Iniziò a tracciare uno schizzo con la disposizione meccanica e alcune indicazioni per l’abitabilità”. E prosegue: “Era un uomo dalla preparazione impressionante, conosceva a memoria tutte le misure. Ma durante quel primo colloquio non fece riferimento al marchio né, tantomeno, dove sarebbe stata prodotta. C’era il massimo riserbo. Disse solo ‘Lo stabilimento non c’è, è tutto da fare’”.
Insieme a Cecconi, il designer ha commentato anche alcune delle proposte di stile dell’epoca (esposte su un pannello) e alcuni dei modelli in scala realizzati per le presentazioni. Reperti provenienti dall’Italdesign che, insieme ad uno dei mascheroni di battitura per la carrozzeria, narrano lo sviluppo dell’Alfasud, un modello cruciale per l’Alfa Romeo e per l’intera industria automobilistica italiana.
“Hruska ci chiese di rispettare dei vincoli strettissimi” spiega Giugiaro e continua: “Per testare la capienza del baule ci chiese di utilizzate delle valigie con una misura assurda, a Torino non le vendeva nessuno e nemmeno a Milano. Recuperate le valigie, feci presente che il portello del baule avrebbe interferito con il carico per via delle cerniere a collo d’oca. Anche per questo motivo, il serbatoio venne spostato sotto il sedile posteriore. Proposi quindi un portellone ma Hruska non volle sentire ragioni: costava e pesava di più. Quindi il modello di produzione uscì con le cerniere esterne”.
E conclude: “L’Alfasud è stata un progetto favoloso, distrutto purtroppo dalla ruggine. La progettazione invece era eccelsa sia per quanto riguarda l’abitabilità e la visibilità, così come la maneggevolezza. Un’Alfa deve emozionarti come… un’Alfa!”.
La passione Alfasud. Mauro Rendina, dell’Alfasud Club, ha raccontato: “L’Alfasud mi piace da sempre. Ci sono due fattori che ritengo fondamentali nello stile: l’armonia e la personalità. Non sempre vanno di pari passo, ma questo avviene nel caso dell’Alfasud. Col tempo si apprezzano lo spazio a bordo, la capienza, la facilità di guida. Anche mia moglie la adora. Si possono fare tranquillamente viaggi lunghi, è molto comoda”.
Cecconi chiosa: “Se siamo qui oggi è per celebrare, insieme, un amore semplice e genuino, nato spesso dai ricordi e dalle esperienze familiari. Nel mio caso è stata l’idea di una progettazione a 360° ad affascinarmi. Molti degli stessi alfisti l’hanno bistrattata ma, adesso, l’Alfasud inizia finalmente ad essere rivalutata”. E conclude: “A chi parla male di quest’auto, chiedo: ‘Ne avete mai guidata una?’ Perché è proprio alla guida che l’Alfasud ti conquista”.