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Lamborghini LM-002, i 35 anni della Rambo-Lambo

Ci sono automobili senza tempo, eterne nella loro bellezza o nella loro modernità progettuale, il cui fascino resta immutato col passare del tempo. Poi, ci sono altre vetture, quelle legate a doppio filo con la loro epoca, come la Lamborghini LM-002: una delle vette più elevate dell’edonismo anni 80.

Gli eccessi nella moda e nei costumi hanno accompagnato gli anni 80, una decade “più complessa” rispetto all’immagine scanzonata e godereccia proposta dall’iconografia cinematografica. Anni di transizione, non facili, per le piccole aziende dalla vocazione artigianale come Lamborghini: realtà, si, prestigiose e blasonate ma, che faticavano a restare a galla in un mercato proiettato con decisione verso una dimensione sempre più globalizzata.
Nel 1981, la Lamborghini era sotto il controllo del gruppo francese Mimran, gestito dai fratelli Jean Claude e Patrick Mimran. Ferruccio Lamborghini aveva lasciato il timone dell’azienda nel 1972 e dopo di lui si sono succedute varie gestioni: gli svizzeri Rossetti (1972-73) e Leimer (1973-80), poi i francesi del Gruppo Mimran (1981-87) subentrarono gli americani della Chrysler (1987-94), dopo gli indonesiani del gruppo Megatech (1994-98) e infine Audi, che dal 1998 ne detiene tutt’ora il controllo.

Le Lamborghini in mimetica. Con la gestione Mimran venne ripreso il progetto “LM” (Lamborghini Miliatria) e al Salone di Ginevra del 1981, accanto alla sportiva Jalpa venne presentato il prototipo LM-001: un fuoristrada che si riallacciava al progetto “Cheetah” del 1977, sviluppato per una commessa militare e che, tra vari intoppi societari e politici, venne cancellato alla fine degli anni 70, lasciando campo libero agli americani per lo sviluppo della futura Humvee.
La Lamborghini LM-001 era spinta da un motore 5,9 litri V8 di origine Chrysler e con i suoi 180 CV, la LM-001 poteva raggiungere i 160 km/h. Se le prestazioni erano accettabili per un’auto di questo tipo, il problema principale stava nella stabilità: il motore era montato posteriormente e ciò ne comprometteva l’handling e la tenuta nelle condizioni di guida più estreme.

Rambo-Lambo. Per i francesi, un modello completamente inedito ma, inequivocabilmente Lamborghini (nell’immagine e nelle specifiche tecniche) avrebbe potuto diversificare la gamma, configurandosi come il primo fuoristrada dalle prestazioni sportive. La facoltosa clientela di riferimento era da ricercare Oltreoceano, così come nella Penisola Araba, un mercato sempre più rilevante nello scacchiere economico e politico. Arriviamo così al 1986 e mentre ogni giorno si affermavano nuove pop e rockstar, al cinema fucili d’assalto e testosterone dominavano la scena. Al Salone di Bruxelles dell’86 Lamborghini presentava la LM-002 nel clamore più assoluto: un veicolo che, per molti, sarebbe stato perfetto al fianco di Sylvester Stallone nei panni di John Rambo. Per ironia della sorte, l’auto piacque molto all’attore americano, il quale, già amante delle Lamborghini, ne acquistò una e così la LM-002 venne subito soprannominata “Rambo-Lambo”.

Over the top. Contrariamente alla LM-001, la Lamborghini LM-002 aveva il motore disposto nella parte anteriore. L’auto venne riprogettata per garantire prestazioni di assoluto rilievo, pertanto anche la dinamica del veicolo andava definita di conseguenza. Sotto il voluminoso cofano anteriore, l’Ing. Giulio Alfieri approvò l’installazione del 5,2 litri della Lamborghini Countach Quattrovalvole, con ben 450 CV e 500 Nm di coppia massima, capace di farle sfiorare i 200 km/h. Al netto della velocità di punta, erano l’accelerazione 0-100 Km/h, nell’ordine dei 7 secondi e la sonorità del V12 “Made in Sant’Agata Bolognese”, a rendere stupefacente questo veicolo. La “Rambo-Lambo” costava il 25% in più rispetto alla Countach, il modello di punta della gamma Lamborghini, già nel novero delle auto più costose sul mercato. La LM-002 diventava così la più potente tra le fuoristrada di produzione e la più cara, del resto nessun’altra fuoristrada in quegli anni poteva vantare un V12 emiliano come propulsore. 

Esosa, a dir poco. Oggi, le sue dimensioni e la sua potenza non impressionano più, quelli della LM-002 sono “numeri” abituali nell’alto di gamma degli odierni SUV premium ma, arrampicarsi a bordo di questo piccolo carrarmato resta tutt’oggi un’esperienza inusuale e del tutto peculiare.
L’ampio rigonfiamento sul cofano limitava la visuale, le portiere con cerniere a vista, così come i tagli porta erano improponibili sulle auto ordinarie. Inoltre, come accade su altri veicoli militari civilizzati (leggasi Mercedes-Benz Classe G), era impressionate il contrasto tra le linee esterne, geometriche e quasi disarmoniche e la profusione di materiali pregiati impiegati per l’allestimento interno.
Nonostante una lunghezza di quasi cinque metri, l’abitabilità era piuttosto limitata per via dell’ingombro del motore e dell’ampio tunnel centrale, che occupa quasi un terzo della sezione centrale dell’abitacolo e dalla parte posteriore aperta, tipo pick-up. A fronte di materiali di pregio, come inserti in legno e pelle a profusione, la LM-002 tradiva qualche pecca negli assemblaggi: con giochi imprecisi e viti a vista. Un peccato veniale comune a gran parte delle vetture realizzate in maniera semi-artigianale.
I consumi? Da incubo. Lamborghini dichiarava (in maniera molto ottimistica) una percorrenza media di 5 km/l.

La breve parentesi sportiva. Nel 1988, vennero realizzate due Lamborghini LM-002 per la Parigi Dakar: una bianca, del Team Lamborghini e l’altra arancione, del team svizzero “World LM Racing Team”. L’abitacolo venne spogliato, per lasciare posto ai due sedili sportivi, alla strumentazione (comprensiva di GPS) e al rollbar completo. I finestrini in vetro vennero sostituiti con pannelli in plexiglas, mentre le sospensioni vennero rinforzate e alcune modifiche al motore elevarono la potenza a 600 CV. Tuttavia, i fondi per il progetto terminarono prima che la LM-002 potesse essere iscritta ufficialmente alla competizione. L’esemplare in livrea bianca partecipò al “Rallye des Pharaons” in Egitto e l’altra al Rally di Grecia, al volante, il “Drago di Cavarzere”, Sandro Munari, a quei tempi in forza alla Casa del Toro.

Ostentazione, si grazie. Con le sue specifiche, la Lamborghini LM-002 si rivolgeva chiaramente a una platea di clienti che non sono passati alla storia per la loro sobrietà: rockstar, come Eddie Van Halen e Tina Turner; pugili come Mike Tyson e… narcotrafficanti come Pablo Escobar. Anche nel Medio Oriente, la Lamborghini LM-002 trovò diversi estimatori, il primo acquirente fu infatti il re del Marocco Hassan II, così come Uday Hussein, figlio del dittatore iracheno Saddam Ussein ne volle una da aggiungere alla sua collezione di auto di lusso. All’appello, tra i nomi “illustri” troviamo pure il Sultano del Brunei, vero e proprio accumulatore seriale di fuoriserie e rarità. La sua LM-002 “Estate”, infatti,  è stata realizzata con carrozzeria wagon da Salvatore Diomante.

Compromessi zero. La produzione della Lamborghini LM-002 terminò nel 1993, dopo sette anni e poco più di 300 esemplari. Nel 1989, la meccanica venne aggiornata con l’iniezione elettronica, già presente sui modelli destinati al mercato americano. I modelli con motore a iniezione, lo stesso della Countach 25° Annoversario (da 415 CV), sono riconoscibili per il cofano motore meno invasivo per la visuale del guidatore.
Per queste ragioni, nel lontano 1986, il lancio della LM-002 è stato paragonabile alla caduta di un asteroide sulla Terra ma, a differenza delle recenti super-SUV, tutt’oggi il passaggio di una Rambo-Lambo è un evento capace di suscitare ancora un grande stupore.
Secondo la migliore tradizione emiliana, la LM-002 non contempla mezze-misure: è un’auto che si ama o che si odia ma, non lascia indifferenti.

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