Lancia Hyena, la Delta coupé secondo Zagato - Ruoteclassiche
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05/04/2019 | di Cesare Emanuele Scanzi
Lancia Hyena, la Delta coupé secondo Zagato
All'alba degli anni 90 Zagato decide di ricavare una vettura Sport dalla Lancia Delta Integrale. Nell'atelier di Terrazzano di Rho, nasce la Hyena.
05/04/2019 | di Cesare Emanuele Scanzi

All'alba degli anni 90 la Zagato decide di ricavare una vettura Sport dalla Lancia Delta Integrale. Con queste premesse, nell'atelier di Terrazzano di Rho, prende forma la Hyena.

La Hyena nasce innanzitutto come atto di coraggio. Nel 1990 Andrea ed Elio Zagato, seconda e terza generazione della famiglia, incontrano l’imprenditore olandese Paul Koot, appassionato con la Lancia nel cuore e animatore di numerose attività dedicate alle vetture della Casa torinese. Dall’incontro emerge la constatazione che ormai da parecchi anni manca a listino una Lancia Sport - così da sempre sono identificate le Lancia Zagato - con due posti e la caratteristica doppia gobba sul tetto, decidono di lanciare il progetto di un modello coupé in serie limitata basato sulla meccanica della Lancia Delta (di cui Zagato aveva già realizzato da poco un modello sperimentale).

Nobili origini. Questa fuoriserie avrebbe avuto come “base” il pianale della Lancia Delta Integrale 16v Evoluzione ma, nella tradizione Zagato, sarebbe stata “vestita” con una leggera carrozzeria in alluminio e avrebbe utilizzato materiali provenienti dalle competizioni, come il carbonio e il kevlar.

Neoclassica. Nel processo di creazione del design Zagato ha seguito poche ma precise regole: stile neoclassico che richiamasse la genealogia delle Lancia Sport (Aprilia, Appia, Flaminia, Flavia e Fulvia) e configurazione due posti secchi con ruota di scorta all’interno dell’abitacolo. Ma, soprattutto, una forma che conferisse una personalità riconoscibile nell’ambito dello stile Zagato.

Solo lo stretto necessario. Il design della Hyena riassumeva molte delle caratteristiche stilistiche tipiche del brand: aspetto semplice, razionalista e funzionalista secondo la filosofia seguita fin dalla fondazione (1919). Le forme piacevolmente arrotondate esprimevano un senso di forza, donando alla vettura un aspetto grintoso e muscoloso, benché l’auto fosse mantenuta volutamente semplice, lineare ed essenziale, al fine di ridurre il peso superfluo.

Forte di natura. Per la scelta del nome Andrea Zagato (incaricato di seguire da vicino tutte le fasi di progettazione, ingegnerizzazione, rendering, e realizzazione) pensa da subito di connotarlo con un’interpretazione zoomorfica: studiando i primi figurini ravvisa le sembianze del profilo di una iena (in inglese “hyena”), animale dotato dalla natura di una particolare struttura fisica, la cui muscolatura degli arti anteriori è sviluppata esattamente quanto quella dei posteriori, tanto che può essere considerato un animale “a trazione integrale”, con scatto e agilità fuori dal comune.

Il triangolo. Anche Walter de Silva, allora a capo del Centro Stile Alfa Romeo, viene coinvolto nella definizione finale del progetto, suggerendo alcune modifiche. Il risultato finale, un modello in scala 1:1, viene mostrato al Salone di Bruxelles del ’92 dove trova una decina di acquirenti. Dallo stabilimento di Chivasso le Delta di serie raggiungono i confini olandesi per essere smontate fino al nudo telaio e, quindi, essere riportate in Italia nella sede Zagato.

Inno alla leggerezza. La Lancia Hyena riprende il pianale della Delta, con greenhouse, telai delle porte, parabrezza e cofano dell’Alfa Romo SZ. L’abitacolo, essenziale secondo la tradizione della carrozzeria milanese, è caratterizzato dalla plancia in fibra di carbonio, del peso di appena 4,5 chilogrammi contro i quasi venti dell’equivalente di una Lancia Delta. Complessivamente il peso del cockpit della versione Zagato è di circa venti chili contro gli almeno quaranta di un esemplare di serie. Una scelta valorizzante sul piano dell’estetica ma molto costosa economicamente.

Pochissimi esemplari. La Hyena era disponibile in sei colori base, (rosso Monza, giallo Fly, verde Zagato, bianco Saratoga, nero ed azzurro Lido di Venezia) ma con l’ulteriore possibilità di ottenere un colore a scelta. Dal punto di vista dinamico, la vettura rispettava perfettamente i canoni di un modello Zagato: al punto che, grazie a un risparmio di peso di oltre duecento chili rispetto alla Delta, è stato deciso di non intervenire sulla meccanica, ritenuta già adeguata con 210 cavalli. Paul Koot, a richiesta, poteva effettuare un upgrade fino a 250 cavalli. Secondo i dati di produzione solo ventitré Delta Integrale Evo (in questo sparuto manipolo, le “donor car” sono state anche esemplari delle serie speciali) sono state trasformate in Lancia Hyena Coupé Zagato.

(LEGGI ANCHE: Alfa Romeo Z 33 TL, il salotto viaggiante di Zagato)

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