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LE ITALIANE PERDONO IN CASA

Questa gara emiliana non ha un passato a cui rifarsi per darsi quel tono culturale al quale tutti ambiscono. Si ispira comunque al regolamento del Giro automobilistico d’Italia  che fino agli anni 80 miscelava prove speciali a confronti in pista.

Per quattro giorni i concorrenti si sono sfidati su un percorso di 1000 km, suddiviso in 12 prove speciali, fra Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Marche, facendo tappa per infuocate sfide in circuito a Fiorano, Mugello e Misano Adriatico.

Al via da  Modena si sono presentati 100 equipaggi agguerriti e ben preparati. Su tutti, alla fine, si è imposto Monteverde-Pearson, Jaguar “E Type”, davanti alla AC “Cobra 289” di Vogele-Vogele e a Studer-Bertschi su Ford Shelby “350 GT”.

Poca gloria, anzi nessuna, per le vetture italiane. La migliore, decima, è stata la Ferrari “250 GT” che appartiene da trent’anni all’ex direttore sportivo della Renault, Jean Sage. Il migliore equipaggio è stato Tomasetti-Gelmini, Alfa Romeno “Giulia GTA”, che ha chiuso al 23° posto.

Ma la gara è anche una vetrina per vetture importanti. Fra le più ammirate la Ferrari “250 LM” appartenuta alla scuderia milanese Sant’Ambroeus e che fu schierata nel 1965 alla 1000 km di Monza (10ª assoluta) e alla Targa Florio (8ª assoluta) con Taramazzo-Sigala.

Altra vettura importante la Dino “206 SP” dello spagnolo Quintano che corse Oltreoceano guidata dal messicano Pedro Rodriguez, prima di tornare in Europa e disputare la Targa Florio nelle mani del gentleman Ferdinando Latteri.

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