L’ultimo report Knight Frank evidenzia una crescita debole nel primo semestre. Le classiche cedono il passo a vino e altri beni da collezione. In calo moderato anche Ferrari, Porsche e Mercedes.
Dopo anni di crescita record a doppio digit (percentuali a doppia cifra) le auto classiche confermano la tendenza del 2016 e rallentano anche nel 2017: in base ai dati rilasciati nell’ultimo report dell’operatore immobiliare Knight Frank, che periodicamente aggiorna il suo “Luxury index” confrontando un paniere di vari beni, nei primi 6 mesi il valore medio è cresciuto solo del 2%.
Un dato che, se non ci saranno grandi scostamenti nel secondo semestre dell’anno, porterà a un nuovo ribasso rispetto al 2016, quando la crescita su base annua si era fermata al 9%, già in deciso calo rispetto al 16% del 2015.
Guardando questi dati si sarebbe portati a vedere le cose con troppa negatività influenzati solo dagli ultimi anni in decrescita, ma non si può non ricordare e tenere conto intanto che sempre di crescita si tratta e inoltre che, allungando il periodo di osservazione, le classiche rimangono negli ultimi dieci anni il bene che di gran lunga ha sovraperformato qualsiasi altro oggetto da collezione, con pochi rivali anche allargando lo spettro ad altri settori di investimento.
Allargando la scala di analisi su base decennale le auto svettano con +362% che ancora adesso distaccano il vino, secondo, che registra sulla stessa scala un comunque notevole +231%. Al terzo posto le monete con una rivalutazione del +182%.
Scorrendo il report si trovano altre notizie o spunti e considerazioni interessanti sia in ottica di investitore che di collezionista. Il primo riguarda l’andamento 2017 negli Usa, basandosi su dati Hagerty e Hagi, dei tre marchi di riferimento nelle storiche come Ferrari (-4%), Porsche (-2%) e Mercedes (-5%) che hanno tutti il segno negativo di fronte alla performance annua.
Tra le righe del report, che riporta anche considerazioni di Mr. Hatlapa ed esperti di Hagi (la società che fornisce i dati relativi alle auto a chi confronta i risultati) si legge di una maggiore attenzione alla selezione da parte dei clienti che si spostano da auto “prezzate a pieno” verso auto magari più commerciali ma con più potenziale di crescita.
Tra queste vengono citate auto vicine al gusto del cliente americano come Corvette o Mustang e addirittura camioncini vicino al mondo Suv come il Ford Bronco o classiche economiche come la Jeep CJ7 degli anni ’80. Vedremo se nel tempo si registrerà la stessa tendenza anche in Europa.
Anche qui occorre valutare tutto avendo ben presente il quadro complessivo: le auto del Cavallino o di Stoccarda forse stanno ritirando il fiato dopo anni di crescite record. E andando a vedere i risultati delle aste, proprio le auto di Maranello sono sempre tra le mattatrici nel segmento delle aggiudicazioni milionarie con una percentuale che supera il 60% del totale. Come dire che tutte le Ferrari vendute ad aste milionarie superano il numero di auto vendute dagli altri marchi e si tratta di una proporzione che parla da sola.
Sempre secondo questi dati il mercato sarebbe sostenuto anche dalle massicce attività di comunicazione dei costruttori nel settore che puntano a valorizzare l’heritage e le storiche. Infine, al di là dei numeri appare sempre più chiaro che a determinare il valore di un specifico modello concorrono storia e stato particolarmente pregiati. Vedi la valutazione milionaria della McLaren F1 a Monterrey o della Aston DBR1 guidata da Stirling Moss, rispettivamente per 15,6 e 22,5 milioni di dollari.
Forse la classica media statistica del pollo indica per le valutazioni delle storiche un tempo tendente al nuvoloso ma in realtà, a saper scegliere (cosa che appassionati, operatori professionali e collezionisti dovrebbero saper far meglio di investitori mordi e fuggi) ci sarà spazio ancora per ulteriori soddisfazioni.
Luca Pezzoni