Con la Serie 190, nel 1982, iniziava una nuova era per la Casa della Stella: l’inedita berlina compatta apriva le porte ad una nuova platea di clienti ma soprattutto avviò il processo di diversificazione del Marchio, sempre più orientato verso un’espansione globale.
Mercedes-Benz è sinonimo di auto di prestigio e questo, fino ai primissimi anni 80, implicava prezzi elevati e uno stile molto conservatore. Ma, esattamente quarant’anni, fa con l’avvento della compatta Mercedes-Benz W201, in arte 190, qualcosa iniziò a cambiare.
La Casa di Stoccarda iniziò a configurarsi come il brand “premium” che conosciamo oggi, non più arroccato sull’esclusivismo delle grandi berline e delle sibaritiche granturismo ma aperto a una grande varietà di modelli, in grado di adattarsi ad ogni tipo di richiesta, senza venir meno alla sofisticazione che contraddistingue da sempre le vetture con la Stella a tre punte.
Il concept. La Mercedes-Benz 190 era la risposta della Casa di Stoccarda ad alcune rivali conclamate come la BMW Serie 3 e l’Audi 80 (divenuta A4 a partire dal 1994). Per gli standard Mercedes l’inedita W201 o Serie 190 era un’auto più compatta rispetto alle altre berline e ciò le valse sin da subito l’affettuoso nomignolo “Baby Benz”.
Il progetto W201 ebbe inizio nel 1976: con l'avvento della crisi petrolifera, nel 1973, Mercedes-Benz iniziò a pensare seriamente di estendere la sua gamma della gamma verso il "basso" con un modello più economico ed efficiente dal punto di vista energetico. L’idea, in realtà, non era del tutto nuova e più volte tra gli anni 30 e 60 i tecnici della Stella studiarono soluzioni analoghe, rimaste allo stadio prototipale. In tal senso il modello che, idealmente, si avvicinava di più alla 190 era la “170” (W136) anteguerra prodotta fino agli anni 50.
Linea d’autore. Il design della Mercedes-Benz 190 venne definito dal nuovo capo del Centro Stile, Bruno Sacco e dalla sua equipe di designer.
Udinese classe 1933, il futuro deus ex machina del Centro Stile Mercedes, studiò al Politecnico di Torino, muovendo lì i primi passi nel mondo della carrozzeria. Nel 1958 approdò in Mercedes-Benz, divenendo capo del Design nel 1975. Sacco ha dedicato tutta la vita alla Stella congedandosi nel 1999, dopo oltre 40 anni di un’onorata carriera, valsagli un posto nella Automotive Hall of Fame. Con il suo approccio rigoroso, perfettamente bilanciato tra classicismo e modernità (“Innovazione nel segno dell’innovazione”), il designer friulano portò ad un nuovo e felice capitolo nella storia del marchio. Sono suoi modelli come la Classe S W126 (berlina e coupé SEC); la futura Classe E W124 e la successiva Classe E W210 (foriera del look “quattro fari”) e pure la SL serie R129 che, per molti appassionati, rappresenta lo zenit della reggenza Sacco.
Icona anni 80. Il debutto della 190 è datato 8 dicembre 1982, quando Mercedes presentava, nel clamore di stampa e pubblico, la sua prima berlina media di concezione moderna: antesignana dell'attuale Classe C. L’idea di una berlina “accessibile” a una fascia più ampia di potenziali clienti si rivelò vincente perché la vettura, di classe media, oltre a esprimere l’eleganza e lo stile dei modelli superiori, ne riprendeva i contenuti esclusivi.
In breve, con la sua presenza snella e raffinata, divenne un must tra i manager rampanti e i giovani professionisti, divenendo qui in Italia (come all’estero) un autentico status symbol.
Nasceva un classico moderno, nonché uno dei grandi capolavori di Bruno Sacco: vero e proprio arbiter elegantiae del design automobilistico.
Gli stilemi. Il design ricercato trovava conferme nella particolare conformazione del montante C e nella sfaccettatura del volume posteriore, donando tridimensionalità e dinamismo a un’architettura di per sé molto classica. E, contrariamente alle vetture della concorrenza, la Mercedes-Benz 190 venne proposta esclusivamente con carrozzeria berlina quattro porte.
Scomparvero le cromature superflue (limitate alla calandra e poche finiture), i giocciolatoi e i paraurti in metallo: le linee pulite della Baby Benz evocavano progresso e robustezza, parlando il nuovo linguaggio stilistico introdotto con l’ammiraglia Classe W126 tre anni prima. Oltre ai fascioni paracolpi in poliuretano, dalla Classe S vennero ripresi i retrovisori esterni e le maniglie nelle porte, più stilizzati e geometrici, anche questi in materiale plastico in luogo di quelli cromati delle vetture prodotte in precedenza.
Luci e ombre. Questi dettagli risultarono dopo un’accurata messa a punto dell’aerodinamica, imprescindibile nell’ottica di una riduzione dei consumi. La 190 vantava infatti un Cx aerodinamico di 0,32, migliore del già notevole 0,36 della Classe S.
La prima Mercedes-Benz 190 fu portatrice di novità anche a livello tecnologico. Ad esempio, la scocca era realizzata con acciai ad alta resistenza nelle zone sottoposte alle sollecitazioni più forti mentre i pannelli della carrozzeria erano in lamiera galvanizzata per evitare la ruggine. La “Baby Benz” tuttavia non fu esente da critiche: per la clientela storica il nuovo modello fu un passo indietro in termini qualitativi, alcuni lamierati non erano spessi come in precedenza, nell’abitacolo c’era qualche vite a vista e alcuni particolari, come il cofano baule, non erano rivestiti. Difetti veniali ai nostri occhi ma che per la facoltosa clientela (e i severi tester) dell’epoca, suonavano come lacune.
Le motorizzazioni. Al lancio la W201 venne proposta con tre motorizzazioni, tutte due litri quattro cilindri: 190 a carburatore 90 CV, aumentati a 105 dal 1984; 190 E a iniezione, 122 CV e 190D, 72 CV. Nel corso del 1983, l’offerta si ampliò con la 190 E 2.3, quattro cilindri 136 CV e la prestigiosa 2.6, con motore sei cilindri in linea da 160 CV. Per il solo mercato americano venne proposta la 190 D 2.2, da 88 CV mentre in Europa, tra il 1985 e il 1986, vennero presentate le 190 D 2.5 da 94 CV e la 190 D turbo da 126 CV.
Meritano un discorso a parte le versioni sportive, equipaggiate con motori quattro cilindri sedici valvole progettati dalla Cosworth: la 190 2.3 e 2.5-16 (185 e 204 CV), il cui sviluppo culminò con le spettacolari Evolution ed Evolution II, accreditate di 204 e 235 CV. (Di cui parliamo qui).
L’aggiornamento. Con il restyling del 1988, lo stile venne leggermente rivisto: i paraurti si fecero più profilati mentre in fiancata vennero applicate delle modanature integrali nella parte bassa della fiancata in colori a contrasto, esattamente come avvenuto per l’aggiornamento della W126, nel 1985 e della W124, nel 1989. L’equipaggiamento di base si arricchì di importanti dotazioni: l’ABS, il servosterzo, la quinta marcia, lo specchietto destro e il tergicristallo a pantografo vennero offerti di serie su tutti i modelli. Nel 1990, il datato motore a carburatori venne rimpiazzato da una nuova unità 1,8 litri da 109 CV.
La tecnica. Dal punto di vista meccanico, la 190 era tipicamente Mercedes: motore anteriore longitudinale, trazione posteriore, avantreno MacPherson con sterzo a circolazione di sfere e freni a disco sulle quattro ruote. Il cambio era un manuale a quattro marce ma la stragrande maggioranza degli esemplari montò il cambio cinque marce. Optional la trasmissione automatica a quattro rapporti e il differenziale autobloccante. Ma, a fronte di un’impostazione tradizionale, la Baby Benz portava in dote un’importante novità: il retrotreno con cinque braccetti “Multilink”. Questo sistema sospensivo garantiva una maggiore stabilità pur con ammortizzatori più morbidi, in modo da assicurare livelli di comfort elevati senza compromettere la tenuta di strada.
Di alto livello il comparto della sicurezza: la 190 prevedeva le sezioni frontali e posteriori a deformazione differenziata, con la cellula abitativa rinforzata e (inizialmente) l’ABS come optional. Sempre su richiesta, la Baby Benz poteva montare l’airbag e fu tra le primissime auto di classe media ad offrire questo dispositivo.
La progenie. La Mercedes-Benz 190 venne prodotta per oltre un decennio, dal 1982 al 1993, anno in cui debuttava la sua erede, indicata come W202 e commercializzata per la prima volta come Mercedes Classe C. Con quasi due milioni di unità prodotte, la 190 fu uno dei più grandi successi commerciali nella storia della Stella, ancor di più se consideriamo che in 40 anni sono stati venduti oltre 10 milioni di esemplari di Classe C.
Generazione dopo generazione (sei in tutto, con l’ultima presentata lo scorso autunno) è cresciuta in termini di stile, tecnologia e agilità: ecco perché oggi, alla luce di un prodotto tanto maturo, l’appellativo “Baby Benz” appare più indicato per indicare la Classe A (e la gamma di sue derivate), un altro modello che, negli ultimi 25 anni, ha rivoluzionato completamente l’identità e la percezione della Stella tre punte.