Le vecchie Mercedes-Benz con motore diesel sono probabilmente i modelli che hanno consolidato la nomea di robustezza e qualità della Stella a tre punte. Lente per gli standard odierni, ma inesorabili: le berline Mercedes si sono fatte apprezzare in tutto il mondo. A distanza di decenni, le vetture circolanti sono ancora numerose. Nella lunga serie di modelli a gasolio, una delle delle più interessanti è la W115 240D 3.0, la prima auto al mondo con motore 5 cilindri.
Mercedes -Benz è stata la prima casa automobilistica a credere nel motore diesel: correva l’anno 1936 quando venne presentata la 260D, la primissima autovettura di serie con propulsione a gasolio. Quasi quarant’anni dopo, nel luglio 1974 la Casa di Stoccarda presentava una nuova versione della sua W115, la 240D 3.0. La berlina di prestigio (corrispondente all’attuale Classe E) coniugava come l’antenata “260” un’immagine importante e si prestava molto bene ai ruoli di rappresentanza. Pensata per i lunghi viaggi, la W115 (“Barra/8” in gergo) era un’auto votata al massimo comfort e si caratterizzava per linee classiche e molto sobrie. Il muso era dominato dall’ampia calandra e i tipici fari a sviluppo verticale, che qui trovarono la loro ultima applicazione. In occasione del restyling al posteriore debuttava la fanaleria a listelli, una finitura che ha accompagnato i modelli Mercedes-Benz per oltre trent’anni. Tutto era votato alla razionalità e gli interni erano piuttosto austeri, a meno di non sbizzarrirsi con la lunga (e costosa) lista di optionals.
Alla conquista degli States. Il motore 3 litri della 240D 3.0 apparteneva a una nuova famiglia indicata come OM617. Se la potenza può far sorridere, 80CV a 4000 giri/min, questo motore segna una svolta nella storia dell’auto: è stato il primo propulsore a 5 cilindri montato su una vettura di serie. Mercedes-Benz confermava così il ruolo pionieristico nel campo dell’innovazione tecnica. In un momento storico (piena crisi petrolifera) in cui tutti iniziavano a riconsiderare lo sviluppo dei motori a partire dal consumo e l’efficienza, la Casa di Stoccarda offriva soluzioni disparate per una clientela che non scendeva a compromessi quando si parlava di qualità. La Mercedes-Benz 240D 3.0 si affermò in poco tempo negli Stati Uniti, affiancandosi alla “sorella minore” 240D: tra gli anni 70 e 80 i modelli diesel conquistarono quasi il 50% delle preferenze.
La stella radical chic. Sin dagli anni 60, la Casa tedesca è stata tra le pochissime aziende ad offrire il cambio automatico sui modelli diesel, una trovata che favorì la sua diffusione oltreoceano. L’acquisto di una vettura di prestigio a gasolio era una scelta che oggi potremmo definire “radical chic”, ma che a conti fatti si sposava perfettamente con le strade e le distanze americane. Tornando nella “Vecchia Europa” questa motorizzazione rimase una prerogativa estera, in Italia l’Iva pesante sulle cilindrate superiori ai 2 litri, limitava gran parte della clientela ad orientarsi sulle asfitiche 200D, dalla potenza di 55 CV, ma robustissime anche loro. La Mercedes-Benz 240D 3.0 venne prodotta per un periodo limitato: dall’ottobre 1974 al novembre 1976.
Un motore rivoluzionario. Della Mercedes-Benz 240D 3.0 furono costruite 53.690 unità, ad un prezzo base di 18.815 Marchi. Il suo motore 5 cilindri di 3 litri tuttavia prese posto nel cofano della sua sostituta, indicata come W123: in questo caso la nomenclatura mutava in 300D, la stessa usata sui modelli americani. Mercedes-Benz era consapevole delle prestazioni limitate dei motori a quattro cilindri. Lo sviluppo di un 6 cilindri avrebbe richiesto tempo e risorse ingenti, senza contare l’ingombro e il peso sull’anteriore. Nel 1974, i motori diesel a cinque cilindri non erano una novità assoluta, in quanto venivano già utilizzati sugli autocarri. I tecnici di Unterturkheim ritennero perciò che il cinque cilindri fosse il miglior compromesso. E così, gli ingegneri svilupparono l’OM 617 aggiungendo un cilindro al collaudato quattro cilindri da 2,4 litri della 240D. Le caratteristiche di base vennero mantenute, ma il cinque cilindri era dotato di una nuova pompa di iniezione Bosch collegata al circuito dell’olio: ciò lo rese praticamente esente da manutenzione.
Gesti d’altri tempi. Un regolatore meccanico sostituiva il precedente di tipo pneumatico, utilizzato sui modelli diesel “più piccoli”. Ciò ebbe ripercussioni positive sul comfort di marcia. Sulle Mercedes-Benz 240 D 3.0 con cambio manuale, le variazioni di carico erano appena percettibili e sulle vetture con cambio automatico i passaggi di marcia erano molto più fluidi. Invece, al posto dell’unità di spegnimento meccanico del motore da 2,4 litri venne utilizzata un’unità pneumatica: in parole povere il motore poteva essere acceso e spento con la chiave di accensione. In precedenza, per l’avviamento bisognava tirare una levetta. L’accensione con la chiave nel 1974 era una peculiarità più unica che rara nell’era dei motori diesel a precamera. Restava tuttavia la tipica “liturgia” della pre-accensione: girando la chiave di accensione in posizione di guida si avviava il processo di pre-ignizione, segnalata da una luce di controllo nel quadro strumenti. Spentasi la spia, il motore poteva essere avviato con la chiave. Al minimo il tipico ticchettìo, un suono abbastanza sordo, ma molto particolare: amatissimo dagli aficionados della Stella.
Chiedilo a Gregorios. Al momento del lancio, la Merccedes-benz 240 D 3.0 era l’auto diesel più sofisticata e veloce sul mercato. I dati oggi appaiono del tutto irrisori, ma per l’epoca una berlina diesel che accelerava la macchina da 0 a 100 km/h in 19,9 s e sfiorava i 150 km/h era qualcosa di sensazionale. Con il cambio automatico le prestazioni calavano un po’, 20,8 secondi e 143 km/h, annullando quasi del tutto il vantaggio con la 240D manuale. Le prove di quegli anni ne mettevano in luce la fluidità e i bassi consumi della nuova motorizzazione. I 10,8 litri per 100 chilometri della 240D 3.0 non impressionano più: un’odierna Mercedes-Benz Classe E, con un 3 litri a gasolio consuma molto meno erogando più del triplo della potenza… Non si sarebbe arrivati a tanto se la casa della Stella non avesse investito così tanto nella ricerca. A fine anni 70 si scatenava la competizione per il diesel più veloce, ma le prestazioni assolute non sono sempre l’indice di un successo. Lo sa bene Gregorios Sachinidis, il tassista greco che nel 2004 ha donato la sua 240D del 1976 al Museo Mercedes-Benz. Non prima di averci percorso ben 4,6 milioni di chilometri! Le reclame dell’epoca evidentemente non mentivano, sottolineando la raffinatezza e l’efficienza del nuovo motore 3 litri.
Storia di un successo. L’ascesa dei motori diesel Mercedes-Benz pensati per il “grande pubblico” era iniziata e da allora non si è più arrestata. Il cinque cilindri diesel dal 1978 ha equipaggiato anche la Classe S (W116) in versione 300 SD. La variante a gasolio venne pensata esclusivamente per l’esportazione in America: l’OM617 in questo caso venne abbinato ad un turbocompressore che sfruttando i gas di scarico erogava 111 CV a 4200/min. In Europa i tempi erano ancora prematuri per la commercializzazione di una costosa ammiraglia con motore diesel… La stessa unità equipaggiava la vettura sperimentale C 111-IID. Il prototipo destò molto scalpore sin dal suo debutto nel 1969 e con il nuovo motore gasolio contribuì ad elevare il clamore che aleggiava intorno all’inedito propulsore cinque cilindri. La C111-IID era equipaggiata con l’OM617 da 3 litri abbinato a turbocompressore e intercooler, per una potenza complessiva di 190 CV.
Il diesel del futuro. Nel giugno del 1976 la C 111-IID dette prova delle sue capacità sul circuito di Nardò. Quattro piloti stabilirono un totale di 16 record mondiali in 60 ore: 13 relativi ai veicoli con motore diesel e tre su veicoli a motore in generale. La velocità media del test è stata di 252 km/h. Mercedes-Benz dimostrava così di credere in una pluralità di utilizzi del motore diesel. Una peculiarità che tutt’oggi porta avanti con convinzione, anche in tempi in cui il diesel viene demonizzato. La Stella a tre punte sembra tuttavia imperterrita a seguire il suo cammino di sviluppo dei motori “a nafta” con determinazione teutonica. Il passaggio alle motorizzazioni ibride dei modelli Mercedes comprende infatti anche le varianti con alimentazione a gasolio.