Mercedes-Benz Serie T, la familiare di prestigio - Ruoteclassiche
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27/12/2021 | di Giancarlo Gnepo Kla
Mercedes-Benz Serie T, la familiare di prestigio
Nel 1977 Mercedes-Benz presentava la "Serie T", variante station wagon derivata dalla fortunata W123. Indicata con la sigla S123 fu la prima familiare progettata e realizzata dalla Casa di Stoccarda.
27/12/2021 | di Giancarlo Gnepo Kla

Nel 1977 la Casa della Stella debuttava nel segmento delle station wagon con la “Serie T”, variante familiare della fortunata berlina della famiglia W123.

Venne chiamata Serie T: come “trasporto” o “turismo”. Due mansioni che il terzo modello della serie W123 assolse brillantemente, trovandosi a suo agio sia nelle mansioni più gravose e sia al piccolo trotto nelle mete più esclusive. Per Mercedes-Benz si trattò di una vera rivoluzione: la prima familiare stellata, indicata come “Universal” e presentata nel 1965 (sulla base della W110), era realizzata dalla carrozzeria belga IMA mentre la nuova station wagon venne sviluppata, prodotta e commercializzata dalla casa madre. Contrariamente alle berline, affidate all’impianto di Sindenfilgen, la Station Wagon veniva assemblata nello stabilimento di Brema. Indicata con la sigla S123, la Serie T ereditava dalla berlina le proverbiali doti di robustezza e comfort esaltate in questo caso da una maggiore praticità, derivante dal portello posteriore e dalle sospensioni posteriori autolivellanti Boge Nivomatic. La Serie T riscosse un successo immediato, spianando la strada alle future generazioni di modelli station wagon e contribuendo, in modo determinante, all’affermazione delle familiari di lusso come vero e proprio status symbol.

Stessa base. Presentata all’IAA di Francoforte del 1977, la nuova station wagon stellata concentrava gran parte delle novità nella zona posteriore: oltre all’ampio portellone, con tergilunotto, la “T” vi era una fanaleria a sviluppo verticale, in luogo di quella a sviluppo orizzontale dei modelli berlina e coupé. Sul fronte meccanico, le station wagon si distinguevano essenzialmente per il sistema di livellamento idropneumatico al retrotreno. Lo schema delle sospensioni rimase invariato, con le anteriori a doppio braccio oscillante e le posteriori braccio portante. Tra le finezze progettuali, vi erano lo sterzo senza angolo di disassamento e la possibilità di montare, a richiesta, una panchetta contromarcia nel baule.

La gamma. Inizialmente, la gamma si articolava su quattro motorizzazioni benzina: 230 T (quattro cilindri, 2.307 cc, 109 CV), 250 T (sei cilindri in linea, 2.525 cc , 129 CV) e, al vertice la 280 TE (sei cilindri in linea, 2.746 cc, 177 CV) e due a gasolio, 240 TD (cinque cilindri, 2.404 cc, 65 CV) e 300 TD (cinque cilindri, 3.005 cc, 80 CV). Al momento del lancio soltanto la 280 TE adottava i fari rettangolari e le griglie di presa d'aria cromate davanti al parabrezza. In seguito, con il leggero restyling del 1982 tutti gli altri modelli adottarono queste caratteristiche, in luogo dei gruppi ottici circolare e le griglie di presa d'aria nere. Nel biennio 1978-79, analogamente alla berlina, la Serie T beneficiò di alcuni aggiornamenti meccanici: nell'agosto del 1978, la potenza della 240 TD passava da 65 a 72 CV. L’anno seguente, la 300 TD e la 280 TE guadagnarono 8 CV, raggiungendo rispettivamente 88 e 185 CV.

L’evoluzione. Dal secondo semestre 1980, tre nuove varianti completarono l’evoluzione della Serie T. Nel mese di giugno la 230 TE a iniezione sostituiva la 230 T con motore a carburatore. La nuova unità manteneva il frazionamento quattro cilindri e la cilindrata 2,3 litri, erogando 136 CV. Il propulsore equipaggiò le station wagon, ma anche gli altri modelli della serie W123. Anche la “250”, rimasta l’unica motorizzazione a carburatore, venne aggiornata passando da 129 a 150 CV in modo da colmare il gap di potenza tra la 230 quattro cilindri e la prestigiosa 280, sei cilindri.
La novità principale riguardò l’introduzione della 300 TD Turbodiesel, commercializzata dall’ottobre 1981: si trattava della prima autovettura Mercedes-Benz con motore turbo. Il propulsore, sviluppato a partire dal rinnovato tre litri diesel da 2.998 cc, poteva erogare 125 CV ed era accoppiato al cambio automatico a quattro marce. La Mercedes-Benz 300 TD Turbodiesel si poneva al vertice della gamma diesel e pertanto riprendeva la stessa caratterizzazione estetica della 280 TE.

Lo zeitgeist dell’epoca. Il tre litri turbodiesel venne impiegato anche sulla coupé 300 CD Turbodiesel e sull’ammiraglia 300 SD, entrambe riservate al mercato americano. Proprio Oltreoceano il modello ottenne i maggiori successi. Oggi può sembrare strano ma alla fine degli anni 70 pochi costruttori “premium” avevano a listino modelli diesel. Questi ultimi, dopo la crisi petrolifera, erano considerati una risposta “ecologica” al rincaro dei carburanti e alle normative sempre più stringenti sulle emissioni inquinanti.
Con il suo motore turbo, la rinvigorita 300 Turbodiesel garantiva prestazioni nettamente superiori a quelle delle altre unità a gasolio. Anche per Mercedes-Benz iniziava la sua corsa al super diesel, sempre più efficiente e performante. In Nord America la Stella a tre punte vide una bipartizione quasi perfetta nelle vendite di modelli benzina e diesel.

Dotazione più completa. Da novembre 1981, la gamma si allargò verso il basso con la nuova 200 T: equipaggiata con un quattro cilindri da due litri e 109 CV, derivata dal più potente motore da 2,3 litri a iniezione. Entrambi le unità erano state progettate da zero.
Dal 1980 il servosterzo divenne di serie su tutti i modelli e, a richiesta, debuttava l’ABS. Mentre dal gennaio ’82 anche le Serie T potevano montare l’airbag (disponibile con un cospicuo sovrapprezzo).

Una bella rivincita. La S123 uscì di scena nel gennaio 1986, totalizzando quasi 200.000 unità. La capostipite delle Serie T passava il testimone alla S124, sua degna erede.
Oggi, la S123 sta tornando prepotentemente alla ribalta: il suo fascino bohemien l’ha resa protagonista di installazioni di arte contemporanea, film e spot pubblicitari. E, dopo anni di oblio, anche in Italia l’immagine della Serie T è stata finalmente riabilitata: sono passati i tempi delle associazioni univoche alle autofunebri o alle auto da traino. Basta guardare le sue quotazioni, con prezzi ben più alti delle corrispettive versioni due e quattro porte. La Serie T è tornata ad essere uno status symbol, conquistando surfisti e dandy moderni. Questo per via della sua vocazione radical chic, commistione delle sue proverbiali doti di robustezza e poliedricità. La familiare tedesca è un’auto su cui caricare vagonate di bagagli, pronta macinare chilometri su chilometri accompagnati dallo charme della Stella. Se foste alla ricerca di una Serie T, un consiglio: sceglietela in colori vivaci, nella sterminata palette di colori c’era solo l’imbarazzo della scelta.

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