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Missione 127, obiettivo: Capo Nord

Cinque amici, tre Fiat 127, diecimila chilometri da Torino al Circolo Polare Artico e ritorno: l’Insane Road Trip è una folle idea agostana per riscoprire la dimensione avventurosa del viaggio e prepararsi al vero obiettivo, il Mongol Rally.

Soldi pochi, ma tanta fame di chilometri e di avventura. Così a luglio gli amici torinesi Gianmaria (imprenditore), Carlo (commerciante di auto), Simon (tatuatore), Lorenzo (manager) e Tiziano (pizzaiolo) si sono messi alla ricerca di tre Fiat 127. Obiettivo: un raid vecchia scuola verso Capo Nord, diecimila chilometri in venti giorni da percorrere su due itinerari diversi. Guasti permettendo e dormendo dove capita. Proprio come si faceva negli anni Settanta e Ottanta quando, freschi di patente, si prendeva a prestito la 127 della mamma per un agosto da non dimenticare. In macchina, con gli amici che contavano. E qualche volta si tornava in treno… È un rischio che non corrono i cinque viaggiatori dell’Insane Road Trip, che all’inizio di agosto hanno lasciato Torino con la bussola in punta a nord. Hanno dai 27 ai 32 anni, quindi nessuno di loro era nato quando la Fiat 127 fu votata Auto dell’Anno 1972.

Mille euro per ventimila chilometri. “L’idea ci era venuta in mente un mese fa: andiamo a Capo Nord, ma con un mezzo che non sia in grado di arrivarci”, racconta Gianmaria da Tallinn, Estonia, prima di prendere il traghetto che li farà sbarcare a Helsinki. “Una macchina vecchia da 1.000 cc per 1.000 euro, nello spirito del Mongol Rally. Tutti avrebbero cercato le Panda, che oltretutto costano di più. Invece nella nostra memoria sono affiorate le 127. L’alternativa sarebbe stata la 126, ma con il raffreddamento ad aria sarebbe stato problematico stracaricarla. Figuriamoci raggiungere la Mongolia”. Nel giro di venti giorni, i cinque amici hanno recuperato una prima serie del 1973 rossa e due seconda serie del ’79, una verde prato e l’altra rossa, in condizioni così così. Anziché pensare alle targhe oro, le hanno sistemate alla meglio con il supporto della Carrozzeria Civardi di Moncalieri, assicurate e messe in strada. “Il pavimento della più vecchia era senza moquette, così abbiamo ricoperto il pianale a vista con un tappeto di erba sintetica. Le abbiamo riempite di bagagli, viveri e quattro chiavi. E via”.

Un pieno di social. Le carrozzerie delle tre 127 sono tappezzate degli adesivi di un nugolo di sponsor. Sono arrivati spontaneamente da tutta Italia grazie ai social media e coprono la maggior parte delle spese di viaggio, peraltro ridotte all’osso. Il pieno di benza ogni 250 chilometri (il serbatoio tiene 30 litri, ma è meglio non pescare nel torbido), un panino veloce, un letto al coperto dove capita e per pochi euro. Durante i primi giorni del viaggio i follower della pagina Facebook Insane Road Trip sono saliti a 6.500, su Instagram hanno passato quota mille. L’interazione è stata importante anche nel primo guasto sofferto da una delle 127. Da poco varcata la frontiera della Polonia, i “Centoventisettenauti” hanno potuto contare sull’assistenza online di centinaia di appassionati e meccanici in tempo reale. “In diretta FB abbiamo fatto presente che c’era un problema dando appuntamento ai nostri follower la mattina dopo per le 8.15. Dopo tre minuti, erano già collegate 109 persone: problema risolto”.

Il più classico dei raid. Capo Nord è la meta finale che “chiama” gli italiani verso il Circolo Polare Artico da un secolo, con tutti i mezzi. C’è più gusto a raggiungerla a cento all’ora lungo le strade statali e attraversando le capitali europee. Le tre 127 hanno visitato la Svizzera, la Baviera e la Polonia facendo tappa a Monaco, Dresda e Varsavia. Poi sono approdate ai Paesi Baltici toccando Riga, in Lettonia; infine Tallinn, la capitale dell’Estonia. Da Helsinki inizierà la lunga risalita della Finlandia. Causa restrizioni da Covid 19, il tragitto ha dovuto escludere la Repubblica Ceca e la Svezia. Raggiunto Nordkapp, il rientro costeggerà i fiordi norvegesi e i Paesi bagnati dal Mare del Nord. L’obiettivo è di rientrare a Torino per il 20 agosto, imprevisti a parte. Nelle soste, i cofani delle tre 127 restano aperti per far sbollire il motore da 900 cc – che è raffreddato a liquido, ma è meglio non esigere troppo – e per sistemare il problemino occasionale. I ragazzi hanno dimostrato di sapersela cavare. Ovunque la spedizione è salutata da manifestazioni di amicizia, foto e video ripostati in tempo reale. La dimensione social sottrae al viaggio il caratteristico senso di fuga e straniamento, ma aggiunge un fattore di condivisione impossibile nell’epoca in cui le 127 uscivano dalla catena di montaggio. E anche questo è un ottimo modo di vivere l’auto classica.

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