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15/02/2025 | di Redazione Ruoteclassiche
Nuovi sviluppi sulla vicenda della Ferrari ex Rossellini
Il Gip di Milano ha rigettato la richiesta di arresti domiciliari per tre imputati, limitandosi a un’interdizione temporanea dalle attività con le auto storiche
15/02/2025 | di Redazione Ruoteclassiche

Ci sono stati sviluppi nella vicenda giudiziaria che di recente ha portato alla ribalta una delle due Ferrari 375 MM acquistate dal celebre regista Roberto Rossellini, insieme con altre vetture storiche di pregio. Il giudice delle indagini preliminari di Milano, dopo il sequestro preventivo per beni del valore complessivo di oltre 70 milioni di euro deciso qualche settimana fa, ha emesso infatti una “misura cautelare interdittiva” per tre degli indagati.

Non solo Ferrari. Secondo l’accusa, un commercialista, in associazione con l’amministratore delegato di una società svizzera specializzata nel commercio di auto d’epoca e il titolare di uno Sportello telematico dell’automobilista, avrebbero falsificato sui registri del Pra, il Pubblico registro automobilistico gestito dall’Aci, i dati di proprietà di alcune vetture allo scopo di evadere le imposte. Tra i beni sequestrati figurano, oltre alla celebre Ferrari del 1954 (valutata 30 milioni di euro), figurano un’Alfa Romeo 8C 2900B Lungo del 1938 (stimata 26 milioni di euro) e somme di denaro depositate su rapporti bancari nel Principato di Monaco intestati a una società delle isole Cayman.

La richiesta della Procura di arresto per alcuni degli indagati è stata invece rigettata dal giudice per le indagini preliminari, che si è limitato a interdire temporaneamente a due di loro (un avvocato civilista e un commercialista) di effettuare consulenze nel campo del collezionismo dei veicoli d’epoca e a un terzo professionista, broker del settore, di commerciare auto storiche.

Meccanismo complesso. Come riferisce l’agenzia Ansa, basandosi su di una nota emessa dalla procura di Milano, il sistema escogitato utilizzava le presentazioni al Pra di “false certificazioni, denunce fittizie di smarrimento dei certificati di proprietà delle auto e falsi duplicati dei medesimi certificati” per attestare “il passaggio di proprietà dai legittimi proprietari, in alcuni casi deceduti, a una società con sede nelle isole Cayman”. Da quest’ultima le vetture venivano poi trasferite “alle controllate italiane della medesima società, appositamente costituite e domiciliate a Milano presso uno studio legale internazionale”. Il passaggio successivo prevedeva il trasferimento dei veicoli nel Principato di Monaco e in Francia, in seguito alla consegna in Italia delle auto e alla riattivazione delle loro targhe storiche. Un complesso meccanismo basato su strumenti tecnico-giuridici, dunque, cui sui aggiunge il reato di omessa presentazione della dichiarazione fiscale contestato alla società delle Cayman.

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