Le abbiamo viste in molti film anni '70, le Personal Luxury Cars erano coupè di fascia medio-alta con finiture e dotazioni di prestigio. Rappresentavano il “lusso raggiungibile” e facevano sognare la "Middle Class" americana.
In principio fu la Ford Thunderbird, risposta dell'Ovale blu alla Chevrolet Corvette lanciata nel 1953. Era il 1955 e la nuova coupè sfoggiava finiture eleganti e una linea più sbarazzina rispetto alle grandi coupè di lusso come la Cadillac Eldorado. Il modello per il 1958 della Ford Thunderbird inaugura ufficialmente il segmento delle Personal Luxury Cars.
4 è meglio di 2. La formula di una 2 porte con almeno 4 posti dalla linea elegante si rivela vincente: in un America profondamente “puritana” le vetture a due posti come la Corvette e la precedente Thunderbird del ’55 erano considerate troppo edonistiche e persino peccaminose…
Medio-alta. Le Cadillac Eldorado e le Lincoln Continental, pur avendo due porte e un abitacolo “intimo”, rappresentavano il top di gamma dei rispettivi marchi (di lusso) e perciò erano destinati ad una clientela molto più ristretta. Il successo delle Personal Luxury Cars stava proprio nell’ incarnare un “lusso raggiungibile”, per questo il core business era composto da auto di fascia media con finiture e dotazioni di prestigio.
Coktail Party. Il blogger Bryan Davis associa le Personal Luxury Cars ai cocktails, definendole “Il Martini dell’Automobile”: Se il Vermouth può essere l’accenno alla sportività che rende leggermente dorato il bicchiere, il Gin rappresenta il caldo abbraccio del lusso. Infine l’oliva, quel tocco in più, che indica come “sibaritico”, è dato dal tetto Landau. Elementi semplici che danno vita a un grande ensamble.
Le coupè GM. Nel 1964, Bill Mitchell, deus ex machina dello stile General Motors, ordina al suo staff di progettare una coupè che fosse l’incrocio tra una Rolls-Royce e una Ferrari: nasce la Buick Riviera. Nel 1966 è la volta della Oldsmobile Toronado, modello che fa tastare a GM il segmento delle grandi coupè a trazione anteriore, anticipando di 10 anni la stessa concorrenza (interna al gruppo GM) rappresentata dalle grosse Cadillac Eldorado e Coupè De Ville, le Personal Luxury Cars di alta gamma.
Comfort 1 - 0 Sport. Nel giro di un decennio la clientela era maturata, chi fino agli anni ’60 comprava Muscle Cars come Oldsmobile 442 e Pontiac GTO, ora si preoccupava più del comfort che della sportività. La stessa Ford Cougar, che in origine era concepita come una Mustang imbellettata (ma dalla vocazione sportiva), cambia identità tramutandosi in una lussuosa coupè con il caratteristico finestrino sul montante posteriore definito “Opera Window". Anche la Thunderbird si orienta con decisione verso la parte più comodosa e glamour del mercato delle Personal Luxury Cars: il modello 1967 è disponibile in versione “Landau” con delle caratteristiche suicide doors.
Basta poco. Sempre in casa General Motors, il 1970 vede debuttare la Chevrolet Monte Carlo, modello che segna i volumi di vendita più alti del segmento: si trattava in pratica di una Chevelle con un padiglione dal look più “formale” venduta a prezzi molto abbordabili.
La più significativa. Le Personal Luxury Cars raggiungono la loro massima popolarità a metà anni ’70, nonostante il crollo delle prestazioni dovuto alla Crisi petrolifera del 1973 e al costo delle polizze assicurative, aumentano il comfort e le amenità di bordo. In testa alle classifiche troviamo sempre modelli GM: la Oldsmobile Cutlass Supreme, autentica bestseller insieme alla Chevrolet Monte Carlo. Il modello più significativo tra le Personal Luxury Cars del periodo (o Personal Luxury Coupè, che dir si voglia) è probabilmente la Chrysler Cordoba, presentata nel 1975.
Montalbàn, sono! La Chrysler Cordoba è stata un modello molto importante per il marchio, essendo l’unico grande successo commerciale durante gli anni ’70. La Cordoba venne lanciata tramite una fortunata campagna pubblicitaria con l’attore messicano Ricardo Montalbàn, la cui inflessione esaltava i rimandi esotici del modello (vagamente ispirato alle Jaguar XJ dell’epoca), disponibile con rivestimenti in “Corinthian Leather”. La fantomatica dicitura “Corinzia”, rivelerà molti anni dopo Montalbàn, durante un’intervista da David Letterman, non aveva nessun significato se non quello di proporre un prodotto commerciale con un nome evocativo ed importante.
Solo immagine. La pubblicità promuoveva queste coupè elevandone l’immagine, i modelli erano sempre raffigurati in contesti eleganti. A livello estetico, gli stilemi ricorrenti delle Personal Luxury Cars erano: il tetto in vinile dei vari allestimenti Brougham e Landau che erano i nomi di tipologie di carrozze, utilizzati fino a inizio ‘900 sulle automobili di lusso, a rimarcare un prestigio ed un presunto lignaggio, del tutto fittizio.
Simil-lusso. Tipico di questi anni, infatti, è il concetto del “Faux Luxury”, ovvero il finto lusso dato dall’ imitazione dei materiali considerati nobili: il vinile trattato diveniva morbido come un guanto, rimpiazzando così la pelle naturale, al pari del velour che era essenzialmente poliestere lavorato per ottenere l’effetto del velluto. Inserti in legno? Anche questi erano in realtà materiali plastici e del tutto sintetici.
Febbre del sabato sera. Le Personal Luxury Cars dovevano fare scena, per questo erano proposte in colori sgargianti: chi le comprava voleva (e doveva) sentirsi speciale arrivando in grande stile. Non è difficile scorgerle nei b-movie degli anni ’70, dove tra neon e brani Funky vengono guidate da uomini d' affari in tuxedo, pusher dai capelli afro e gangster dai cappelli piumati, tutti accomunati dagli immancabili anelli d’oro. Il contesto, raccontato in film della "blaxploitation" come "Shaft il detective" e "Superfly" o ne "Il Papa del Greenwich Village" e "Casinò", è diverso da quello immaginato nelle pubblicità... In tempi più recenti quest’ immagine è stata poi ripresa da una certa corrente della scena musicale rap, sintetizzabile, su tutti, nella figura di Snoop Dogg.
La diaspora. Il “Manierismo” anni ’70 sbiadisce inesorabilmente negli anni ’80, con la crisi del settore manifatturiero gran parte delle Personal Luxury Coupè passa alla trazione anteriore nell’ ottica di un generale declassamento. La clientela originaria, quella degli anni ’60, infatti comincia ad orientarsi sui modelli europei: più sobri, performanti e di qualità migliore. Il segmento inizia a perdere appeal, tuttavia modelli GM come la Buick Riviera del 1986 e la cugina Oldsmobile Toronado dell’89 mantengono viva la scena delle Personal Luxury Car introducendo in anteprima la strumentazione digitale con touchscreen, che sulla Toronado è anche a colori. Chrysler nel 1981 ci riprova con il nome "Imperial", ma nonostante un testimonial d'eccezione come Frank Sinatra e delle finiture di buon livello, l' auto sconta un pianale di "umili origini". Il successo arriva qualche anno dopo con le nuove Chrysler Le Baron, modelli compatti dotati di fari a scomparsa che abbinano bassi costi di gestione a un' immagine sofisticata.
Tu vò fa… l’europea. Sul fronte Ford, la Thunderbird sperimenta la motorizzazione turbo, mentre la prestigiosa Lincoln Mark VII gioca “a fare l’europea” nel tentativo di insidiare l’ambita Mercedes-Benz 300CD Turbodiesel (che è stata tra le primissime coupè con motore a gasolio) ma soprattutto la sorella maggiore "SEC". Il modello di punta della Lincoln è disponibile con un motore diesel di origine Bmw, ma lo spirito della Mark VII è saldamente americano e quindi ritroviamo anche il 5.0 V8, le sospensioni ad aria e un sontuoso allestimento griffato dallo stilista Bill Bass.
Ultimi fuochi. Nessuna delle Personal Luxury Cars anni ‘90 poteva vantare un handling pari a quello delle europee (e giapponesi) ma l’andamento “nautico” ed ipermolleggiato delle edizioni precedenti era un lontano ricordo. Anche le linee tese ad andamento orizzontale lasciano il posto a linee più morbide se non addiritura tondeggianti come nel caso della Buick Riviera del 1994. La Ford Thunderbird e la Mercury Cougar escono di produzione nel 1997. Il canto del cigno, se così si può dire, c’ è poco prima del 2000 con le ultime Lincoln Mark VIII, Cadillac Eldorado e Buick Riviera appunto.
Revival. Il tentativo, da parte di Ford, di rievocare la più famosa tra le Personal Luxury Cars è rappresentato dalla Thunderbird del 2002. Questa coupè dal look “fumettistico” è uno dei modelli partoriti a cavallo del Nuovo Millenio sull’onda rètro, al pari della Plymouth Prowler, Chrysler PT Cruiser, Chevrolet SSR e HHR. Una moda lanciata nel 1991 dalle Nissan Figaro (la più celebre delle "Pike Cars") e portata alla ribalta dalle europee più trendy del Terzo Millennio come Mini by Bmw, Volkswagen New Beetle e la nostrana Fiat 500… operazioni di marketing, talvolta riuscite, più che un vero ritorno alle origini e l' ultima Ford Thunderbird non fa eccezione.
Cosa resterà? Curiosamente a conclusione di questo ciclo troviamo le eredi di modelli che in origine rappresentavano la fascia alta del mercato americano, man mano declassate a partire dagli anni ’70 sino ad “erodere” lo zoccolo duro delle Personal Luxury Cars (o Coupè), nella fascia media. Il segmento delle P.L.C. oggi appare del tutto anacronistico se non addirittura grottesco, che poi, non è forse ciò che potrebbero pensare le prossime generazioni guardando i SUV dei giorni nostri?