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11/12/2017 | di Redazione Ruoteclassiche
Provaci ancora, Prisma
Per la Lancia è un grande ritorno al classico. Eppure questa berlina sobria ed elegante, nata dalla matita di Giorgetto Giugiaro, non ha mai fatto breccia nel cuore degli appassionati. A torto, perché la compatta a tre volumi della Casa torinese, in realtà, rappresenta qualcosa di più che una semplice Delta con la coda. Nel mese del suo trentacinquesimo compleanno, vi raccontiamo la sua storia.
11/12/2017 | di Redazione Ruoteclassiche

Per la Lancia è un ritorno al classico. Eppure questa berlina sobria ed elegante, nata dalla matita di Giorgetto Giugiaro, non ha mai fatto breccia nel cuore degli appassionati. A torto, perché la compatta a tre volumi della Casa torinese, in realtà, rappresenta qualcosa di più che una semplice "Delta con la coda". Nel mese del suo trentacinquesimo compleanno, vi raccontiamo la sua storia.

Chiariamolo subito: non sarà mai un oggetto di culto, nemmeno per i “lancisti” più incalliti. Figuriamoci poi per i meno affezionati alla marca, che tendono a ricordare la Casa fondata da Vincenzo Lancia soltanto per i numerosi successi ottenuti nei rally e nelle gare in pista. Se, infatti, modelli come Fulvia, Stratos, Montecarlo Turbo, Rally/037, Delta S4 e Delta Integrale – complice il loro ricco palmarès – sono conosciuti pressoché da tutti e in tutto il mondo, non si può certo dire lo stesso della Prisma, berlina dal look “acqua e sapone” che ha sempre stentato a farsi notare. Caratterizzata da un understatement tipicamente torinese, quasi timida, questa vettura non è mai apparsa sotto le luci della ribalta. Neanche appena nata, pur essendo molto più aggraziata nelle forme rispetto alle concorrenti Opel Kadett, Ford Orion, Rover 200 e Volkswagen Jetta.

Presentata nel dicembre 1982, la Prisma va a inserirsi tra le ormai affermate Trevi e Delta. Da quest'ultima eredita pianale e meccanica, compresi i tre motori disponibili al lancio: un 1.3 da 78 CV, un 1.5 da 85 CV (a richiesta anche con cambio automatico) e un brillante bialbero 1.6 da 105 CV, in grado di spingerla fino a 178 km/h. Il motore è alloggiato in posizione anteriore trasversale, le sospensioni sono a quattro ruote indipendenti e seguono lo schema MacPherson, con l’aggiunta di una barra stabilizzatrice e di una biella longitudinale.

Chi ancora oggi si ostina ad affibbiarle l’etichetta di “Delta a tre volumi”, probabilmente non è mai salito a bordo: basta mettersi al volante, infatti, per rendersi conto che rispetto alla sorella minore a due volumi gli elementi nuovi sono davvero tanti. In primis, il volante (specifico per questo modello) e il cruscotto (completamente ridisegnato, con la plancia che include il pulsante per l’attivazione dei proiettori). Anche i sedili, rivestiti da un inedito e raffinato tessuto, sono una novità. La dotazione di serie comprende il vacuometro, l’orologio digitale e, solo per la 1.6, il “check control”, un utile dispositivo che fornisce al pilota informazioni su diversi parametri della vettura (tra cui, addirittura, la temperatura del lubrificante del cambio automatico e il livello d’usura delle pastiglie dei freni).

Nel 1984, a due anni dal debutto, la Lancia presenta la versione diesel della Prisma: si tratta della prima vettura della Casa spinta da un motore a gasolio. L’unità, che equipaggia già diverse auto del gruppo Fiat, è un 4 cilindri di 1,9 litri da 65 CV. L’anno dopo la gamma si estende alla 1.9 “turbo ds”: la potenza, grazie all'adozione del turbocompressore con intercooler, cresce fino a 80 CV.

Nel 1986 la Prisma subisce il primo e unico restyling della sua carriera, con interventi che riguardano sia la meccanica sia la carrozzeria. La calandra è più alta, i fari sono nuovi; cambia il disegno del cofano motore e del paraurti anteriore, che adesso ha una griglia più ampia e uno spoiler più pronunciato. Per ciò che concerne la meccanica, viene montato un nuovo carburatore con dispositivo cut-off (che interrompe l’afflusso di benzina al suo interno nelle fasi di rilascio dell’acceleratore) e vengono modificate le sospensioni (variando la convergenza delle ruote e la relativa inclinazione tra molle e ammortizzatori).

Il 1986 è anche l’anno della “4WD”, che l’anno seguente viene ribattezzata “Integrale”: targhette d’identificazione (ora anche sulle bandelle laterali) e carrozzeria con verniciatura bicolore (disponibile in grigio chiaro e grigio medio, bordeaux chiaro e scuro, platino e marrone) la distinguono dalle versioni normali. Su questa versione, che si pone al vertice della gamma per allestimento e prestazioni, la meccanica è particolarmente raffinata: motore 2 litri a iniezione da 116 CV (oltre 180 km/h la velocità massima) e trazione integrale permanente con tre differenziali (con il centrale autobloccante e accoppiato a un giunto viscoso tipo Ferguson).

Concludiamo con qualche consiglio per l’acquisto. Se siete alla ricerca di una berlina brillante e sicura (e volete spendere poco) la “4WD” o la “Integrale” potrebbero davvero fare al caso vostro. A patto di trovarne una (potrebbe essere complicato, considerato che la produzione delle Prisma a quattro ruote motrici ammonta a un totale di appena 4552 unità, contro le 150.536 della 1.6), con meno di 2000 euro potreste mettere le mani su un esemplare in buone condizioni, staccando a buon diritto – ve lo garantiamo – il vostro titolo d'ingresso al mondo delle Lancia classiche.

Alberto Amedeo Isidoro

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