Quando guidava Brigitte Bardot - Ruoteclassiche
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25/07/2020 | di Paolo Sormani
Quando guidava Brigitte Bardot
Brigitte Bardot è stata tra le protagoniste assolute del jet set anni 60. Paparazzata con alcune delle auto più esclusive dell'epoca, lontano dai flash amava guidare auto economiche...
25/07/2020 | di Paolo Sormani

Fu il passeggero più indimenticabile della Miura Millechiodi accanto a François Cevert, la musa ispiratrice della Ferrari BB e la pin up Renault che portava più franchi della stessa Régie Nationale: Brigitte Bardot è la donna più conturbante mai vista su un’auto.

Forse nemmeno il dizionario francese ha un aggettivo abbastanza francese per definire Brigitte Bardot. La donna “creata da Dio” sotto le spoglie esplosive della bomba sexy, l’icona biondo-platino della liberazione sessuale degli anni Sessanta, ha posato il suo venerabile corpo sul sedile passeggero della Lamborghini Miura P400 S “Millechiodi”, ritratta nel numero di luglio di Ruoteclassiche. La storia la raccontò il pilota brianzolo Franco “Galletto” Galli nel libro “Benzina e cammina” di Luca Delli Carri. Terminate le prove del Gran Premio Lotteria a Monza, l’amico François Cevert, pilota dalla bellezza magnetica, gli chiese il favore di accompagnarlo all’aeroporto a prendere un’amica. L’aereo era in ritardo di un’ora, “ne vale la pena?” chiese Galli. La risposta si materializzò sottoforma di una minigonna, due stivali bianchi e un paio di occhi blu che non finivano più. Lei vide la Miura e sorridendo chiese a “François le Magnifique” se fosse diventato miliardario in Italia. I posti erano due, guidava Cévert: l’attrice francese viaggiò fino a Monza in braccio al Galletto. Non molti chilometri forse, certamente indimenticabili.

Tra Saint Tropez e la Floride. Quando era già abbastanza famosa da intitolare un popolarissimo samba, Brigitte Bardot era di casa a St. Tropez. Qui, su consiglio della madre, nel 1958 aveva acquistato la splendida tenuta della Madrague per cercare di isolarsi dalle eccessive attenzioni del mondo maschile. Verso la fine degli anni Cinquanta, non era infrequente notarla nella centralissima rue Gambetta al volante della Simca 8 1200 convertibile, mentre giocava a rimpiattino con il futuro marito Roger Vadim, che preferiva la Lancia Aurelia B24. È stato rilevato che negli anni Sessanta, BB (ormai bastavano due lettere) era così famosa da generare più introiti della stessa Renault. Lei stessa contribuì fattivamente ai numeri della Régie Nationale quando nel ‘58 fu scelta come testimonial per il lancio della Floride, una delle rare francesine a cielo aperto di quegli anni, costruita sul pianale e la meccanica della collaudata Dauphine. Sorridendo dalla Floride fece strage di copertine, famosa quella della rivista femminile Elle del 1960 e – non ultima – quella di Quattroruote l’anno seguente. La Bardot se ne affezionò così tanto da farne la propria auto personale, almeno fino all’arrivo di una concorrente parecchio ingombrante.

Sulla Nuvola d’Argento. Dai Beatles in giù, se a quei tempi eri una star mondiale non potevi non considerare l’acquisto di una Rolls Royce Silver Cloud II Mulliner. BB la comprò dal celebre cantante francese Charles Aznavour, terza proprietaria. La fece ritargare 3 WR 75 il 13 ottobre del 1970. Ormai ricchissima signora di 36 anni, Brigitte la guidava nella sua Parigi dove abitava in avenue Doumer, nel 16° arrondissement. La tenne in garageper soli due anni; la maison d’aste Artcurial l’ha aggiudicata pochi anni fa per trecentomila euro circa, prezzo più che giustificato anche solo dalla sensazione della Bardot sprofondata nei suoi sedili in pelle.

Un amore di Ferrari. In realtà la Bardot sapeva essere di gusti molto spartani, tanto che la sua bicicletta Graziella era soprannominata “la vera Rolls-Royce di BB”. Sulle strade sterrate della Madrague è stata più volte ritratta sulla Mini Moke in compagnia dei suoi adorati cani. Ciò che non poteva sapere – e che lo stilista Leonardo Fioravanti confesserà molti anni dopo – è che le sue iniziali avrebbero dato il nome alla prima Ferrari a motore centrale, una delle più desiderate degli anni Settanta. La 512 BB fu battezzata informalmente così già durante la fase di progettazione, con Sergio Scaglietti e gli altri tecnici. Fioravanti ha raccontato che il coinvolgimento emotivo e la bellezza dell’auto erano tali, che la sigla BB rimase. Fu camuffata da Berlinetta Boxer solo per coprire una storia d’amore segreta e impossibile.

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