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SOGNARE PER CREDERE

Si chiude col botto, a Torino, il terzo atto della “Trilogia dell’Automobile”, realizzata con il sostegno della Camera di Commercio del capoluogo piemontese e del locale museo dell’auto. Dopo l’inaugurazione, avvenuta nel novembre 2007 nel padiglione Giovanni Agnelli di Torino Esposizioni con la mostra intitolata “Novecento” e proseguita ad aprile di quest’anno con l’esposizione “Velocità”, arriva ora “Dream”, un excursus su quasi 60 anni di creatività e design, che rappresenta uno degli eventi clou di “Torino 2008 World Design Capital”.

Ben 54 gli esemplari unici offerti all’ammirazione del pubblico e centinaia i reperti (modelli in scala, schizzi, disegni, progetti) a testimoniare il mutare dei gusti e dei contenuti tecnici dal secondo dopoguerra ai giorni nostri. Davvero difficile che al visitatore non brillino gli occhi davanti a tanta esibizione di stile e di creatività. Accanto a prototipi e showcar da fantascienza – come la “VadHò” a idrogeno della Italdesign-Giugiaro o la “Novanta” di Bertone con sistema bywire – molte sono state le rappresentanti classiche.

Tra le più ammirate, la Ghia “Gilda”, una spettacolare “tutta-pinna” dalle connotazioni americaneggianti sviluppata nel 1955 su progetto di Giovanni Savonuzzi, che riprende il nome del celebre personaggio interpretato da Rita Hayworth: nata nella galleria del vento del Politecnico di Torino, pare che fosse accreditata di una velocità massima di 225 km/h, che però non avrebbe mai raggiunto per motivi prudenziali, dato che i suoi stilemi estetici si conciliavano poco con le doti telaistiche. Bellissima anche la Fiat “Turbina”, che Dante Giacosa – su disegno di Fabio Luigi Rapi – sviluppò nel 1954 utilizzando come base una “8V”: un siluro destinato a mero esercizio tecnico, nonostante le positive prove di velocità condotte sulla pista di Caselle, poco prima che i vertici del Lingotto, d’accordo con lo stesso Giacosa, decidessero di accantonare definitivamente il progetto del motore a turbina…

E ancora la Ferrari “Modulo” di Pininfarina, autentica icona della mostra, la “Carabo” e la Lancia “Stratos” di Bertone, la “Manta” di Giugiaro, creazioni ardite per l’estremizzazione delle forme – a cuneo, bassissime, incollate a terra – o portatrici di nuovi concetti di automobile, come la “Villa” di Bertone o la “Megagamma” di Giugiaro (pensiamo alle moderne monovolumi) o di soluzioni all’avanguardia sul fronte delle emissioni, come nel caso della “Z.E.R.” di Bertone.

La mostra ufficialmente rimarrà aperta fino al 23 novembre, ma gli organizzatori hanno fatto sapere che il successo è stato tale già dalle prime settimane che probabilmente i battenti non chiuderanno prima di fine anno.

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