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20/05/2020 | di Redazione Ruoteclassiche
“Storie Alfa Romeo”: Gazzelle e Pantere, le Alfa in divisa
Nel quinto appuntamento con "Storie Alfa Romeo" scopriamo le prime Pantere e Gazzelle: le auto di servizio della Polizia di Stato e dei Carabinieri.
20/05/2020 | di Redazione Ruoteclassiche

Nel quinto appuntamento con “Storie Alfa Romeo”, con il prezioso materiale fornito dall’archivio del Museo di Arese e dal Centro di Documentazione Alfa Romeo torniamo agli albori del miracolo economico italiano per raccontarvi la genesi e la storia delle auto dei Corpi dello Stato.

Dopo la Seconda Guerra mondiale le automobili Alfa Romeo erano leggenda: erano grintose e vincenti sia su strada che su pista. Avevano tutte le carte in regola per “vestire” la divisa dei Corpi dello Stato, riorganizzati dopo la caduta del regime. Settant’anni fa le Alfa iniziavano il loro servizio di pronto intervento. L’agilità e la velocità necessarie per la lotta alla criminalità prendeva forma (in maniera simbolica) con due animali: la “Pantera” e la “Gazzella”. Se le Pantere erano le volanti della neonata Polizia di Stato, le Gazzelle erano le vetture in dotazione ai Carabinieri. La prima ad entrare in servizio ufficiale è l’Alfa Romeo 1900, che nel 1952 in virtù delle sue forme sinuose, il colore scuro e il motore potente si meritò a pieno titolo il nome “pantera”. Pochi anni dopo, con le Alfa Romeo Giulietta arriva il debutto delle “gazzelle”. La 1900 e la Giulietta sono le prime vetture Alfa a inaugurare un lungo sodalizio tra Alfa Romeo e le Forze dell’Ordine.

Si cambia rotta. Il rapporto tra Alfa Romeo e le Forze dell’Ordine si intreccia con un importante protagonista della storia Alfa Romeo, Orazio Satta Puliga. Direttore della progettazione Alfa Romeo, a partire dal 1946 inizia a razionalizzare la produzione proseguendo l’opera impostata precedentemente da Ugo Gobbato, ma i tempi sono cambiati e l’Alfa Romeo viene trasformata in una vera realtà industriale. Torinese di origini sarde, Orazio Satta Puliga amava l’Alfa Romeo, celebre la sua frase: “Ci sono molte Marche di automobili, e tra esse l’Alfa occupa un posto a parte. È una specie di malattia, l’entusiasmo per un mezzo di trasporto. È un modo di vivere, un modo tutto particolare di concepire un veicolo a motore”. A lui l’onere e il merito di aver fatto risorgere l’Alfa Romeo dalle ceneri della guerra . Fino a quel momento Alfa Romeo si affidava a una produzione artigianale in cui ogni componente veniva realizzato in casa, Satta Puliga rivoluzionò il processo manifatturiero assegnando la componentistica ad aziende esterne abbattendo così i costi e riorganizzando le varie fasi produttive con le tecniche costruttive più efficienti.

La pantera. La prima vettura che nasce sotto la direzione tecnica di Satta Puliga è l’Alfa Romeo 1900. Nel 1950 è anche la prima Alfa Romeo con scocca portante e guida a sinistra. Il motore è un inedito 4 cilindri che sostituisce i 6 e 8 cilindri in linea prebellici. Il motore da 1.9 litri ha la testata in alluminio e due alberi a camme comandati da catena, alimentato da un solo carburatore per una potenza di 80 CV. Sufficienti a garantire la tipica brillantezza, ma anche una classificazione fiscale contenuta. La 1900 era veloce come ci si aspetta da un’Alfa Romeo, ma anche spaziosa e facile da guidare. Con la 1900 nasceva anche la prima vera catena di montaggio Alfa Romeo. Si trattava di una vera rivoluzione perché in questo modo i tempi di produzione di un'auto completa scendevano da 240 a 100 ore. Il nuovo metodo portò a uno strepitoso successo commerciale: la sola 1900 vendette più di quanto non avesse fatto l’intera Alfa Romeo fino a quel momento.

Poliedrica. Il ciclo di produzione vide un’attenta gestione del prodotto: man mano vennero introdotte altre varianti ad alte prestazioni come la 1900 TI, le 1900 C Sprint e Super Sprint e la 1900 Super, tutte si aggiudicarono importanti competizioni internazionali di categoria. Del resto lo slogan per il lancio recitava: “La vettura di famiglia che vince nelle corse”… Oltre alla produzione in serie, Alfa Romeo continuava la storica collaborazione con i carrozzieri e sulla base meccanica dell’Alfa Romeo 1900 nel 1953 Bertone presentò le tre vetture “BAT” (Berlinetta Aerodinamica Tecnica), disegnate dal giovane Franco Scaglione. Il motore della 1900 venne prestato anche al fuoristrada AR51 “Matta”, progettato e costruito per sostituire le Jeep americane abbandonate dopo il ritiro degli americani e gli altri mezzi bellici in uso presso le forze armate.

La civiltà delle macchine. L’Alfa Romeo 1900 aveva aperto la strada alla produzione in serie, ma è la Giulietta a dare un forte slancio all’Alfa Romeo come grande costruttore di automobili. A pilotare questa fase cruciale è Giuseppe Luraghi. Nato a Milano, Luraghi è stato uno stimato dirigente della Pirelli, formatosi al’università Bocconi, amava la boxe e la cultura. Tra il 1951 era stato il direttore generale di Finmeccanica, la holding che controllava l’Alfa Romeo. Dopo due anni trascorsi alla “Lanerossi”, Giuseppe Luraghi torna in Alfa Romeo come presidente, ruolo che mantenne fino al 1974. In virtù della sua grande propensione per le materie umanistiche (era stato anche editore e scrittore), Luraghi si fece promotore di varie iniziative culturali coinvolgendo anche l’azienda. Nel 1953 Giuseppe Luraghi nelle vesti di editore incaricò Leonardo Sinisgalli, “il poeta ingegnere”, di creare una rivista che riunisse cultura umanistica, conoscenza tecnica e l'arte. Nacque così “La Civiltà delle Macchine”, su cui scrivevano autori del calibro di Giuseppe Ungaretti e Carlo Emilio Gadda…

La Giulietta. L’organizzazione industriale venne ulteriormente rivoluzionata con l’arrivo del progettista e manager Rudolf Hruska e Francesco Quaroni che riorganizzarono i processi industriali. All’alba del miracolo economico italiano l’automobile era il traguardo più desiderato: le nuove Alfa Romeo non dovevano essere un prodotto accessibile solo a una ristretta élite, ma un oggetto aspirazionale, il possesso di un’Alfa Romeo doveva rappresenta la prova visibile del raggiunto benessere. In questo scenario prende forma la Giulietta, il modello della svolta: nel 1955 la nuova nata porta con sé le finezze tecniche e la tradizionale vocazione sportiva del Marchio facendo decollare le vendite. Un anno prima, al Salone di Torino del 1954 debuttava invece la “Giulietta Sprint”, una seducente coupè disegnata da Bertone: bassa e slanciata venne presentata prima della Giulietta berlina, una scelta anticonvenzionale che Alfa Romeo ha riproposto nel caso della attuale Giulia, presentando prima la sportiva Quadrifoglio e poi le versioni più tranquille… Nelle sue varianti la Giulietta raggiunse una grande popolarità, con una produzione di oltre 177 mila unità, all’epoca era considerata la “fidanzata d’Italia”, conosciuta e ben voluta da tutti.

La prima gazzella.Più corta, più stretta e più leggera della “pantera” Alfa Romeo 1900, la Giulietta introduceva Alfa Romeo nel segmento delle vetture di media cilindrata. La Giulietta spiccava sulle concorrenti per le sue linee moderne e filanti e per l’ottima abitabilità degli interni. Chiaramente su strada la Giulietta brillava per tenuta, ripresa e velocità. Il suo motore interamente in alluminio erogava 65 cavalli che le garantivano una velocità massima di 165 chilometri orari. Alla luce di queste doti l’Alfa Romeo Giulietta venne impiegata dall’Arma dei Carabinieri per il servizio di pattugliamento: le vetture dei Carabinieri erano equipaggiate con un impianto radio per il collegamento con la Centrale del nuovo Nucleo Operativo Radiomobile (N.O.R.M.). Nel gergo dell’Arma,il termine “gazzella” si riferiva al pilota del Nucleo Radiomobile: veloce, agile e resistente, ma in virtù di queste caratteristiche comuni, anche alla Giulietta venne dato questo appellativo, diventando così la prima “Gazzella” Alfa Romeo.

Rivoluzione Giulia. Soltanto un’auto rivoluzionaria avrebbe potuto replicare e sorpassare il successo della Giulietta. Per questa missione Orazio Satta Puliga organizzò la squadra che avrebbe messo a punto la nuova berlina media di casa Alfa Romeo: Giuseppe Busso, Ivo Colucci, Livio Nicolis, Giuseppe Scarnati e il collaudatore Consalvo Sanesi. Compatta e scolpita, la nuova Alfa Romeo Giulia proponeva uno stile unico: il frontale basso e la coda tronca erano frutto di attenti studi aerodinamici: “Disegnata dal vento” era slogan che accampagnò il lancio della nuova vettura sintetizzando il grande lavoro svolto per portare a compimento questo progetto. La ricerca aerodinamica svolta in galleria del vento, trovava conferme in un Cx straordinario per l’epoca: 0,34. L’Alfa Romeo Giulia è stata anche tra le prime vetture al mondo con scocca portante a deformazione differenziata, con le sezioni anteriore e posteriore studiate per deformarsi e assorbire gli urti in caso di impatto, mentre la cellula dell’abitacolo estremamente rigida assicurava la protezione degli occupanti: soluzioni che oggi rappresentano lo standard, ma che quasi sessant’anni fa erano assolutamente innovative.

Guardie e ladri. Il motore biabero 1.6 litri della Giulia era un’evoluzione del precedente quattro cilindri 1.3, dal quale si distingue anche per le valvole di scarico raffreddate con inserti di sodio. Satta Puliga portava brillantemente a termine la missione: con una produzione complessiva di oltre 570 mila vetture (più del triplo di Giulietta), la Giulia si rivelò un grandissimo successo. Autentica “icona pop” oggi è celebrata tanto per le sue caratteristiche quanto per le sue apparizioni cinematografiche in film polizieschi e thriller anni ’70. L’Alfa Romeo è infatti una delle protagoniste assolute della sezione del Museo Alfa Romeo di Arese (Mi) dedicata alle Alfa Romeo nel cinema. Indimenticabile negli inseguimenti a sirene spiegate, nell’eterna nemesi tra “guardie e ladri”, la Giulia veniva spesso adoperata da entrambi gli schieramenti, tanto nei film quanto nella realtà durante la calda stagione degli anni di piombo...

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