L’attuale generazione della Suzuki Jimny ha tutte le caratteristiche dell’instant classic e le "SJ" degli anni 80 sono ormai da tempo - perlomeno quelle non più sfruttate come inarrestabili mezzi da lavoro - nel mirino dei collezionisti. Ma ce n’è una che è ancora fuori dai radar. Non per molto, visto che i primi esemplari hanno già superato ampiamente i vent’anni e iniziano a essere interessanti.
Più spaziosa e curata. Stiamo parlando della generazione introdotta nel 1998 e prima a essere commercializzata in Italia con il nome Jimny, sebbene fosse conosciuta come tale sui vari mercati fin dai modelli LJ e SJ, lanciati rispettivamente nel 1970 e 1981. Lo stacco stilistico è notevole: forme decisamente arrotondate, fari anteriori quadrati, maggior cura aerodinamica, anche se non vengono traditi alcuni tratti tipici, come la calandra. Crescono anche le dimensioni (+20 cm) e il passo, a tutto vantaggio dell’abitabilità, mentre gli sbalzi ridotti permettevano angoli di attacco migliori in fuoristrada.
Benzina, diesel e cabrio. Disponibile sia con carrozzeria berlina sia, dal 1999, cabrio - ma quest’ultima esce di scena dopo dieci anni - la Suzuki Jimny montava il quattro cilindri da 1.298 cm3 e 80 CV della Samurai (nome che identifica le ultime evoluzioni della SJ), che viene però presto rimpiazzato da un più moderno 1.328 cm3 16 valvole VVT, prima da 82 e poi 85 CV. In piena diesel-mania anche sulle vetture di piccole dimensioni viene poi introdotto nel 2004 un propulsore a gasolio di origine Renault, di 1.461 cm3 con 65 CV, portati poi a 86.
Dalle balestre alle molle. L’innovazione più importante della Jimny però sta nel passaggio dal classico schema a balestre e ponte rigido - adottato fin dal 1970 - a un più evoluto con molle elicoidali, per merito del quale il comfort di marcia aumenta sensibilmente, così come le capacità in off-road. Il nuovo sistema 4×4 Allgrip consentiva inoltre il passaggio da due a quattro ruote motrici senza necessità di fermarsi. Nel 2012 debutta la versione rinnovata denominata Evolution, riconoscibile dalla presa d’aria centrale sul cofano motore, nuovo disegno dei paraurti e fendinebbia in posizione rialzata, mentre la lunghezza aumenta di 3 cm.
Cittadina, ma brilla in offroad. Con 20 anni di produzione e circa 918.000 unità, è la generazione più longeva: niente male per una fuoristrada che, rispetto ai suoi predecessori, ha un’indole più urbana, ma non è esente dai limiti classici di questo genere di vetture, dalla rumorosità alle prestazioni "tranquille", con 16 secondi per passare da 0 a 100 (addirittura 18 per il diesel meno potente). Difetti che sono pregi per chi invece guarda alla sostanza, ovvero alla proverbiale leggerezza - solo 1.060 kg - che, insieme alle piccole dimensioni, rendono la Jimny totalmente a proprio agio su qualsiasi terreno.
Cabrio molto rara. Come per tutte le fuoristrada, i prezzi si mantengono mediamente alti e, nel caso della Jimny, la forbice è molto ampia, in base all’anno e ai chilometraggio percorso. Si parte da 5.000 euro, ma per le cabrio ci vogliono circa 13.000 euro e, vista la loro rarità, sono quest’ultime l’investimento migliore.