“If you love classic cars, then Donald loves you”, cantava Donald Osborne nella sigla della rubrica che l’ha consacrato a star della tv americana nell’amatissima serie Jay Leno’s Garage sulla Cnbc. “Se ami le classiche allora Donald ti ama”, e questo è sicuramente un buon punto di partenza per il nostro incontro con Osborne al Concorso d’Eleganza di Villa d’Este. Una voce da baritono che non ti aspetti da una stella dell’automotive, con un nome da “Paperino” e un papillon diventato un biglietto da visita irrinunciabile.
Ama l’Italia. Sul Lago di Como, dove di collezionisti d’Oltreoceano è pieno, lui è un punto di riferimento. Anche se qui, quasi quasi, può pensarsi un po’ italiano, cittadino adottivo di Bergamo, dove ha appena comprato la sua seconda casa. “Dal design, alla lingua (che parla fluentemente), alla pasta, amo tutto dell’Italia”, dice Osborne, accarezzando le forme della ATS 2500 GTS Allemano del 1963, che quest’anno ha portato in concorso a Villa d’Este. Un “italophile”, italofilo, come lo definiscono i suoi compaesani.
Dalla musica alle auto d’epoca. Autore, storico, consulente e scrittore di auto d’epoca, Donald si è specializzato in sportive italiane del dopoguerra: una seconda vita del tutto inaspettata per un ragazzino nato a Manhattan “in una famiglia senza auto”, ci tiene a specificare, e cresciuto sulle note di Verdi e Puccini. Ma se nel cuore rimangono i Pagliacci di Leoncavallo, è difficile immaginarselo nel duetto d’amore di Nedda e Silvio o negli abiti dell’Escamillo Toreador della Carmen di Bizet. “I miei ruoli preferiti”. ammette.
La voce delle classiche. Oggi la sua musica è il rombo di questi motori, “che vanno fatti cantare e ascoltati, perché ogni auto d’epoca deve essere utilizzata, goduta e amata, così com’era stata concepita”. Nel suo garage, ora, la nuova Ferrari Roma è andata ad affiancare una Fiat Panda nel 1987. “È il carattere delle auto italiane, e le emozioni che comunicano, a renderle speciali”, spiega Osborne, “ed è incredibile pensare come negli anni Cinquanta e Sessanta tante vetture iconiche, come le Ferrari 250 GT, potessero essere guidate tanto in circuito quanto su strada”.
Ispirazione per il suo libro. Le linee italiane affascinano da sempre Donald, che dagli artigiani e dai carrozzieri italiani ha tratto ispirazione per il suo libro Transatlantic Style ossia Stile Transatlantico, esplorando e studiando le influenze incrociate del design automobilistico americano e italiano nel dopoguerra. Ed è proprio una vettura italiana, opera dei nostri grandi maestri, che Osborne porta a Villa d’Este: la Ats 2500 GTS Allemano del 1963, di proprietà di Nick e Shelley Schorsch e parte dell’Audrain Automobile Museum, di cui Osborne è chief executive officer.
Nata grazie a una lite. “Un modello affascinante nato grazie a una lite”, racconta, riferendosi alla famosa querelle tra Enzo Ferrari, Carlo Chiti e Giotto Bizzarrini, che portò i designer a lasciare il Drake nel 1961, e a fondare la società ATS – Automobili Turismo e Sport – come ambiziosa impresa di assalto frontale al Cavallino. Una startup di talenti, che nel mondo della Formula 1 si rivelò un fuoco di paglia, non riuscendo a prendere piede per una sostanziosa mancanza di liquidità. E questo valse anche per il primo modello stradale di ATS 2500 GT/Gts, berlinetta a motore centrale prodotta in dodici esemplari, disegnata da Franco Scaglione, carrozzata dalla Carrozzeria Alemanno e ingegnerizzata col suo 2.5 litri V8 proprio da Carlo Chiti e Giotto Bizzarrini.
Nata per correre. “Questo esemplare”, spiega Osborne, “è uno dei soli tre rivestiti con un corpo di alluminio leggero, e penso sia una delle auto più belle disegnate da Franco Scaglione. Una macchina che vuole correre”, dice, “e il coinvolgimento emotivo con lei, una volta che ci si mette al volante è straordinario: maneggevolissima, con tutte le caratteristiche di un’auto da corsa, compreso il frastuono del motore che ti avvolge e ti dà la carica”.
Auto da guidare. “Feels alive, sembra viva, e fa sentire vivi: cosí dovrebbe essere sempre”. Il consiglio di Osborne a chi lo interroga su cosa comprare non cambia “va presa un’auto che ci piacerà guidare, non qualcosa che pensiamo aumenterà di valore e ci renderà ricchi”. Questione di istinto e di cuore “classic”.
(Savina Confaloni)