Nello stesso anno della Mazda Cosmo 110S, il 1967, Toyota lancia la 2000GT, la gran turismo alla giapponese che fa molto E-Type. È l’auto-vetrina di successo che pone il marchio giapponese sotto i riflettori internazionali. E se persino 007 dice che è la Bond-car numero uno…
Abbiamo definito la star della copertina di Ruoteclassiche di ottobre, la Mazda Cosmo Sport 110, il primo, autentico tentativo di gran turismo giapponese. Nell’anno dell’entrata in produzione, il 1967, Toyota risponde da par suo con il lancio della 2000GT, la coupé a due posti secchi in serie limitata che nella sigla dice tutto. E a guardarla, fa molto Jaguar E-Type – vedi anche la configurazione a motore anteriore e trazione posteriore. Poco importa: dalle radioline in su, la filosofia dell’industria giapponese è copiare – migliorando – i prodotti occidentali. La 2000GT è l’auto-vetrina della Toyota che intende provare al mondo come il Giappone sia in grado di costruire supercar degne della produzione europea, ma destinate al redditizio mercato americano. Il marketing ci mette il suo: per valorizzarla al meglio, la 2000GT è venduta attraverso la rete di rivenditori selezionati Toyota Store (le utilitarie erano e sono tuttora destinate ai concessionari Toyopet).
Lo zampino dei Tre Diapason. Nel 1959, la Yamaha realizza il Technical Research Institute a Iwata per sviluppare una propria sportiva. È la YX30, con motore 4 cilindri da 1.600 cc. molto simile al bialbero longitudinale della MG A. Dopo di che, la Casa dei Tre Diapason propone il progetto alla Toyota, considerato il più conservatore dei marchi giapponesi. Che tuttavia vuole ringiovanire la sua immagine e accetta, ma a condizione che a supervisionarlo sia il designer interno Nozaki Satoru. Per essere all’altezza delle aspettative dei gaijin, si preferisce un 6 cilindri in linea di 2 litri (1.988 cc), lo stesso della berlina Crown, la top di gamma Toyota. I tre carburatori Mikuni Solex 40 PHH doppio corpo alimentano una nuova testata che produce 150 cv a 6.600 giri e 175 Nm a 5.000. Il cambio manuale a cinque marce è disponibile in tre serie di rapporti. Nove esemplari di 2000GT sono dotati del meno potente motore monoalbero da 2.3 litri da 140 cv.
Volevo essere la E-Type (ma un po’ Zagato). Fin dalla sua prima apparizione al Tokyo Motor Show del 1965, è evidente che la 2000GT ricalchi gli stilemi sportivi europei di maggior successo. A differenza dell’intrigante patchwork space-age della Mazda Cosmo, però, Nozaki ha abbastanza gusto per riferirsi a Miss Anni 60, cioè la Jaguar E-Type. Più qualche elemento italiano. La fluidità della carrozzeria in alluminio raccorda i fanali carenati e a scomparsa, tra i paraurti minimali, con la coda fastback. La coupé è alta appena 1.160 mm, giusto quattro centimetri di buonsenso in più della E-Type FHC. Restano su celluloide le due versioni spider allestite per il film “James Bond, si vive solo due volte”, girato in parte a Tokyo. Un’operazione di product placing fantastica. Tant’è che lo stesso Daniel Craig, per alcuni il miglior 007 di sempre, ha votato la 2000GT come la sua Bond-car preferita in assoluto! La GT si è sempre palesata in bianco Pegasus o rosso Solar, ma l’offerta prevedeva anche l’argento metallizzato Thunder, il giallo Bellatrix, verde Atlantis e il turchese metallizzato Twilight. Gli interni sono assolutamente all’altezza in fatto di comfort e dettagli di lusso, come la plancia in radica di noce e palissandro (qui c’è lo zampino di Yamaha, che fabbrica anche strumenti musicali) e l’autoradio con sintonizzazione automatica. Gli esemplari realizzati nel ’73 sono dotati anche di aria condizionata e trasmissione automatica in optional.
Operazione status: riuscita. Solo 351 esemplari escono dalla catena di montaggio di Iwata dal maggio del 1967 all’agosto del ’70. Cifre più da carrozzeria torinese, che da costruttore giapponese. Il primo prototipo è realizzato nell’agosto del 1965, appena 11 mesi dopo il varo del progetto. Negli Stati Uniti, la 2000GT costa più della 911 e della stessa E-Type: questo e la diffidenza verso la produzione dell’ex nemico ne limitano il successo, ma poco importa: il modello rompe il ghiaccio e inaugura una lunga serie di gran turismo che prosegue con la AE86, la Celica e l’attuale GT 86. Al pari della Mazda Cosmo, la 2000GT è il fiore all’occhiello dell’industria automobilistica nipponica, che finora incuriosiva solo per le sue microcar e le utilitarie pratiche e squadrate. La 2000GT è tutto l’opposto, con le sue forme slanciate e affusolate. L’operazione-status è riuscita: oggi la coupé è oggetto di culto e collezione. Al punto che nel 2013 un esemplare fu aggiudicato a un’asta RM Sotheby’s per 1.200.000 dollari.