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22/05/2020 | di Redazione Ruoteclassiche
90 anni Pininfarina, 10 classiche belle e possibili
Vogliamo celebrare i 90 anni della Pinfarina con una selezione di modelli iconici ed aquistabili con un budget inferiore ai 30.000 Euro.
22/05/2020 | di Redazione Ruoteclassiche

Per celebrare i 90 anni della Pininfarina abbiamo scelto 10 vetture, tutte belle e personali con prezzi inferiori ai 30.000 Euro.

I 90 anni della Pininfarina ci parlano di un viaggio nello stile improntato alla costante ricerca dell’innovazione stilistica e dell’eleganza più pura e raffinata. Alcuni dei modelli più belli e più iconici della storia dell’auto hanno il logo Pininfarina: una firma che in quasi un secolo è divenuta simbolo del design e del buon gusto italiano. Raccontare la genesi e le storie che si celano dietro ciascuno dei migliaia di modelli realizzati dalla Pininfarina richiederebbe una vita intera di studi e ricerche, per questo abbiamo selezionato 10 modelli di produzione che ne incarnano al meglio lo spirito, tutti acquistabili senza spendere capitali impegnativi.

Alfa Romeo 1750 Spider Veloce. L’Alfa Romeo Spider “Duetto” è uno dei grandi classici dell’automobile. Presentata nel 1966, si caratterizzava per una linea affusolata ed elegante che le valse il soprannome di “Osso di seppia”. Disponibile con il noto 1.6 dell’Alfa Romeo Giulia Sprint GT, venne presto affiancata da un più potente 1779 cm³ con carburatore doppio corpo Weber “40DCOE32” che elevava la potenza a 132 CV, sufficienti per spingere questa bella due posti a 190 km/h. Rispetto alla “1600”, la Spider 1750 Veloce oltre a una nutrita cavalleria, poteva vantare anche una maggior stabilità per via della barra stabilizzatrice. I guidatori più smaliziati potevano contare anche su un differenziale autobloccante disponibile a richiesta. Dal 1969 la Spider Veloce rinuncia al caratteristico posteriore dalle forme sensuali, in luogo di una più moderna soluzione “Codatronca”. Mettersi al volante di un’Alfa Romeo Spider 1750 Veloce, a prescindere dalle cifre è un’esperienza che consente di riscoprire una guida d’altri tempi: la leva del cambio montata in posizione quasi orizzontale, il volante di grandi dimensioni, il ruggito del mitico Bialbero… Ecco se volete passare inosservati, questa non l’auto adatta perchè ovunque si passi con un’Alfa Romeo Spider si viene accolti da sorrisi e sguardi di ammirazione. (Euro 27K)

Fiat 124 Sport Spider. Sin dal lancio la Fiat 124 Sport Spider è stata una vettura molto apprezzata e appetibile. La sua linea è un evergreen dello stile Pininfarina: è stata prodotta in diverse edizioni per quasi 20 anni, dal 1966 al 1985. Gli interni della prima serie prevedono la plancia in legno, e anche gli altri particolari sono ben rifiniti. Al volante della 124 Sport Spider la piacevolezza della guida viene sottolineata da una seduta degna di un’auto sportiva. Proposta inizialmente con un 1.438 cm³ bialbero da 90 cv e un 1608 cm³ con carburatore a doppio corpo da 110 cv, la 124 Sport Spider non delude le aspettative dei guidatori più smaliziati, lo sterzo e il cambio sono molto precisi. Soltanto su qualche asperità le sospensioni risentono dell’architettura a ponte rigido, ma è una sbavatura che le si può perdonare a fronte di un pacchetto complessivo assolutamente riuscito. Nel 1972, l’arrivo di un nuovo 1.6 (1592 cm³) da 108 cv ereditato dalla Fiat 132 e di un 1.8 litri da 118 cv resero necessaria l’adozione di un cofano modificato, dotato di una particolare gobba per far fronte al maggior volume del motore. Vivace, elastico e pastoso, il 1.6 da 108 cv è probabilmente il motore più godibile sulla 124 Sport Spider, un’auto che come poche riunisce uno stile iconico, un’ottima qualità costruttiva e il piacere di guida a un prezzo accessibile. Meglio di così... (Euro 16K)

Fiat 130 Coupé. Sintesi del concetto di “equilibrio formale”, la Fiat 130 Coupè venne tracciata dalla mano di Paolo Martin. Coupé di alta gamma a tre volumi netti di impostazione classica era disponibile con la sola motorizzazione 3.2 V6. Proponeva lo schema meccanico tipico delle granturismo, 4 posti, motore anteriore e trazione posteriore. La Fiat 130 Coupè veniva proposta con il cambio automatico di serie mentre il manuale era disponibile come optional. Negli anni ’70 era una vettura dai costi impegnativi e dai consumi proibitivi. Con queste prerogative la 130 Coupé era appannaggio dei vari “Cumenda”, coniugando lusso e confort senza essere troppo vistosa, ma con linee più vivaci rispetto a quelle di un’ammiraglia. Questi fattori contribuirono a contenere la produzione della 130 Coupè in soli 4.292 esemplari. All’interno, la Fiat 130 Coupé offriva finiture di pregio, con rivestimenti in velluto (o in pelle) e inserti in legno. A sottolineare l’indole raffinatissima di questa coupè, il particolare “cavo Bowden” che consentiva al guidatore di aprire la portiera del passeggero senza doversi sporgere verso la maniglia interna… una finezza più unica che rara. Lo sterzo e un retrotreno piuttosto leggeri rendono la 130 poco avvezza alla guida più intensa: la Fiat 130 Coupè è un’auto che va goduta in souplesse. Con un budget abbastanza contenuto oggi è possibile portarsi a casa una vettura comoda ed elegantissima che ha poco da invidiare agli analoghi modelli dei marchi più blasonati. (Euro 12K)

Fiat 1500 Coupé Pininfarina. Alcune auto hanno il potere di portarci a spasso nel tempo, la Fiat 1500 Coupé Pininfarina ade esempio ci riporta nella Torino anni 60: in quegli anni di grande fermento per il settore automobilistico era consuetudine realizzare modelli “esclusivi” utilizzando anche la base meccanica dei modelli di grande serie. Svelata nel 1963, la Fiat 1500 Coupé Pininfarina sostituiva la precedente 1200. Oltre a una linea più slanciata e lineare, la 1500 proponeva anche un cambio a 5 marce e freni a disco. Il propulsore da 1481 cm³ erogava 72 cv, garantendo il giusto brio a questa coupé dalle linee essenziali ed eleganti: una nervatura lungo la fiancata marcava il profilo laterale, mentre i fari circolari con calandra cromata a sviluppo orizzontale e la fanaleria posteriore (a sviluppo verticale) inclinata richiamavano vagamente la prestigiosa Ferrari 250 GT 2+2. La Fiat 1500 Coupé Pininfarina, così come altri modelli, oltre ad essere disegnata dalla Pininfarina veniva assemblata dalla stessa su linee dedicate. Questa scelta garantiva un livello di rifinitura e un assemblaggio più curato rispetto ai modelli di “massa” e consentiva così di elevare ancor più l’immagine e l’idea di prestigio della vettura. Elegante e robusta, la Fiat 1500 Coupé oggi come allora è una proposta interessante per chi desidera una bella coupé, affidabile e sfruttabile senza dover investire cifre esagerate. (Euro 16K)

Fiat 1600 S O.S.C.A. Cabriolet Pininfarina. Evoluzione dei modelli 1500 “Pininfarina”, la Fiat 1600 S O.S.C.A. era disponibile nelle varianti Coupé e Cabriolet. Esteticamente la 1600 S riprende le linee e i volumi dei modelli più tranquilli, ma è riconoscibile per i fari supplementari e i coprimozzi specifici. La Fiat 1600 S Cabriolet Pininfarina era spinta però da un più performante motore bialbero da 1.568 cm³ che trovava posto sotto un cofano dotato di una nuova presa d’aria sul lato sinistro. La collaborazione con la O.S.C.A. venne sancita nel 1959 per lo sviluppo delle prime Fiat 1500 O.S.C.A. spinte da un 1.491 cm³ da 90 CV di derivazione sportiva, ma con la tradizionale coppa dell’olio in luogo della lubrificazione a carter secco: una scelta che si attribuisce all’amicizia personale dell’Ing. Dante Giacosa, deus ex machina della progettazione Fiat e i fratelli Maserati, proprietari della O.S.C.A. . Con queste prerogative la bella Cabriolet dal piglio sportivo poteva raggiungere i 175 km/h assicurando un maggior coinvolgimento anche alla luce di una guida a cielo aperto. A richiesta era disponibile l’hartdop che poteva essere in tinta con la vettura oppure nero, a contrasto. Il suo costo piuttosto elevato (circa il 10% della vettura) fece sì che all’epoca fosse un accessorio piuttosto raro. Se cercate una cabriolet storica dal temperamento vivace 1600S potrebbe essere una scelta interessante, magari reperendo anche il suo “cappello” metallico. (Euro 25K)

Lancia Flaminia Coupé 2.8. Auto di gran classe, non poteva essere altrimenti per una vettura nata dal sodalizio tra Lancia e Pininfarina. Derivata dall’ammiraglia Flaminia berlina, la Coupè viaggiava su un telaio più corto di 120 mm. Al pari della berlina, anche la Flaminia Coupé è stata proposta nelle cilindrate 2.5 e 2.8 litri. La Lancia Flaminia Coupé 2.8 disponibile dal 1963 prevedeva un 6 cilindri a V di 2.775cm³ da 136 CV, che assicuravano all'elegantissima granturismo una velocità di punta pari a 180 km/h. Lo schema tecnico ricalcava quello delle tradizionali auto di lusso del tempo, 2 porte, motore anteriore e trazione posteriore. L’assale posteriore con ponte rigido De Dion e i freni a disco rappresentavano invece alcune delle finezze tecniche del modello, che portava in dote tutto il prestigio del marchio Lancia. Vettura di alta gamma, la Lancia Flaminia Coupé 2.8 è stata prodotta in 1.133 esemplari, tra cui lo straordinario prototipo “Florida II”, che per anni è stata la vettura personale di Battista “Pinin” Farina, fondatore della Pininfarina. La Lancia Flaminia Coupé è l’auto ideale per sfilare o viaggiare nel massimo comfort, non ha alcuna velleità sportiva, ma con la sua grande eleganza e la sua bellezza senza tempo la Lancia Flaminia Coupé può ripagare ampiamente la guida tranquilla con la sola permanenza a bordo. (Euro 26K)

Lancia Flavia Coupé 1.8. Nel 1963 la bella Lancia Flavia Coupé 1.8 portava con sé una serie di primizie, come un motore boxer in lega leggera, la trazione anteriore e freni a disco sulle quattro ruote. Questi ultimi corredati da servoassistenza e doppie pinze a garanzia di una frenata pronta e sicura. A bordo della Flavia Coupé troviamo come da tradizione Lancia materiali di pregio: la plancia in legno e i sedili in pelle cannettata rendono subito accogliente un abitacolo pensato per 4. Con 91 CV, il 1.800 cm³ si dimostra elastico e progressivo, nonostante una potenza contenuta la velocità di punta, pari a 173 km/h rappresentava un ottimo risultato per l’epoca. Elegante e slanciata, la Flavia Coupé 1.8 era solita sfilare davanti ai locali più in voga negli anni della Dolce Vita; tuttavia oltre alle “vasche”, la Lancia Flavia è stata protagonista di diverse imprese sportive nei rally: spicca la sua partecipazione al Rallye di Monte Carlo del 1966, edizione in cui le Lancia Flavia ottennero un 2° e 3° posto assoluto, guidate rispettivamente da Renè Trautmann e Ove Andersson. Oggi, senza spendere un capitale è possibile portarsi a casa un modello dal fascino senza tempo: la Flavia Coupé ha il potere di riportarci direttamente agli spensierati anni 60, un periodo in cui Lancia coniugava magistralmente stile e innovazione ai massimi livelli. (Euro 14K)

Lancia Gamma Coupé 2.5 I serie. Presentata nel 1976, la Lancia Gamma Coupé era una delle più eleganti proposte nel segmento delle coupè di fascia medio-alta. Come da tradizione Pininfarina anche la Gamma Coupè era semplice e ricercata nelle sue linee. In Italia veniva proposta in due motorizzazioni, 2 e 2.5 litri, da 120 e 140 CV rispettivamente. L’IVA “pesante” per le vetture con cilindrate superiori ai 2.000 cm³ fece sì che gran parte degli esemplari 2.5 venissero destinati all’estero, dove la “2000” non era prevista. La Lancia Gamma Coupé aveva il difficile compito di sostituire la Flavia Coupé e dirottare la clientela della Fiat 130 Coupé ormai a fine carriera. La Gamma Coupé riprendeva la stessa raffinata meccanica della berlina, celata sotto una veste più accattivante. Tra i pregi principali della nuova coupé, sicuramente la superba tenuta di strada, merito anche delle sospensioni con schema Mac Pherson e del propulsore montato più in basso per favorire una miglior distribuzione dei pesi. Entrambi i motori proponevano un’inedita architettura 4 cilindri boxer con alimentazione a carburatore doppio corpo Weber, ma la scelta ideale per godersi le caratteristiche della vettura resta il 2.5: con una curva di erogazione molto lineare, si faceva apprezzare per la grande elasticità che la rendeva una piacevolissima granturismo. Nonostante qualche finitura sottotono e una pompa dell’idroguida piuttosto delicata, la Gamma Coupé è un modello da riscoprire, in grado di coniugare un grande comfort, un piacere di guida non comune su questo tipo di vetture e ovviamente una linea elegantissima. (Euro 9K)

Peugeot 404 Coupé. Con la sua eleganza sobria, la Peugeot 404 Coupé presentata al Salone di Parigi del 1962 riprendeva certi stilemi delle 1500 Pininfarina, e proprio come queste, anche le coupé francesi venivano assemblate nello stabilimento di Grugliasco (To) con tutte le cure necessarie. La Peugeot 404 Coupé rinnovava le apprezzabili qualità della berlina: un’auto elegante, solida e ben rifinita che si guadagnò anche un ottimo palmarès: dominatrice del massacrante East African Safari Rally nel 1963, replicò il successo per tre anni conseutivi nel 1966, ’67 e ’68. Lo stesso Enzo Ferrari era possessore di questo modello! La Peugeot 404 Coupé, per eleganza e finiture poteva competere senza troppi complessi anche con vetture del segmento superiore. L’offerta di motorizzazioni si limitava a un 1618 cm³ declinato nella variante a carburatore o “Injection”, con iniezione Kugelfischer: le potenze erano rispettivamente di 74 e 85 CV. A partire dal 1964 la versione di punta della gamma 404 Coupé venne dotata di un motore a iniezione più potente, 96 CV che contribuì a vivacizzare il temperamento di questa bella francese. Ricercate nello stile e nei contenuti, le 404 sono state spesso sottovalutate, ma questi modelli Peugeot sono oggi molto appetibili e interessanti per loro linea raffinata e senza tempo a cui si accompagna un’elevata qualità costruttiva. (Euro 26K)

Peugeot 504 Cabriolet V6. Sobria ed elegante, la Peugeot 504 Cabriolet V6 è una vettura di chiara estrazione borghese. Il tocco Pininfarina è percepibile nelle estremità della vettura spioventi che donano slancio ad una silhouette improntata all’essenzialità. L’abitacolo, curato e ben rifinito poteva ospitare 4 persone. La gamma 504 Cabriolet includeva inizialmente le motorizzazioni 1.8 e 2.0, la variante 6 cilindri arrivò nel 1974: si trattava del motore PRV realizzato in collaborazione con Renault e Volvo. Il nuovo V6 prevedeva un angolo di 90° tra le due bancate e due alberi a camme in testa. Grazie al nuovo propulsore la 504 poteva accedere all’alto di gamma del mercato. Con una cilindrata di 2664 cm³ e 136 CV, la Peugeot 504 Cabriolet V6 toccava i 186 km/h, confermando una vocazione da “Grand Routier” più che da sportiva di razza. Il suo motore PRV a prescindere dai numeri, era interessante per innovazioni come l’accensione elettronica senza contatto (Schlumberger Altronic) impiegata per la prima volta su un'auto di serie e il particolare il sistema di alimentazione, con carburatori di tipo diverso: il primo a camera singola (tipo 34 TBIA) controllato direttamente in base al movimento del pedale dell'acceleratore, e il secondo a doppia camera (tipo 35 CEEI) sincronizzati mediante un collegamento pneumatico. Il servosterzo, i freni a disco ventilati e un serbatoio del carburante maggiorato (84 litri) contribuivano a rendere i viaggi a bordo della 504 Cabriolet confortevoli e sicuri. Raffinata e comoda per 4, la Peugeot 504 V6 Cabriolet può essere la scelta giusta per viaggiare en plein air in buona compagnia. (Euro 26K).

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