Invenduta la Maserati di Renato Rascel - Ruoteclassiche
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08/02/2021 | di Paolo Sormani
Invenduta la Maserati di Renato Rascel
La Maserati 3500 GT di Renato Rascel è rimasta invenduta durante l'asta online indetta da Catawiki. Ecco la storia e i dettagli del modello.
08/02/2021 | di Paolo Sormani

Sarà che sono tempi duri, ma le offerte per la 3500 GT Coupé Touring del popolare attre e cantante si sono fermate a 180.000 euro, senza raggiungere il prezzo di riserva fissato da Catawiki. E ciò nonostante il restauro completo e la documentazione.

Il martelletto digitale di Catawiki si è fermato a 180.000 euro, quindi nessun nuovo proprietario per la Maserati 3500 GT Coupé Touring numero di telaio 101-080, acquistata da Renato Rascel il 16 aprile 1958 direttamente in via Menotti a Modena. Se oggi il nome del primo proprietario non ha evocato granché, per il piccolo, grande attore italiano la sua prima Maserati fu il giusto premio di un grande momento di soddisfazione professionale. Oltre alla grande popolarità conosciuta prima in teatro, poi attraverso il cinema e il nuovo mezzo televisivo, alla fine degli anni Cinquanta Rascel, all'anagrafe Renato Ranucci Massa, faceva canticchiare l’Italia intera sulla melodia di “Arrivederci Roma”, “Domenica è sempre domenica”, “Roma nun fa’ la stupida stasera”. Un momento magico, insomma. Fin dall’inizio della carriera, Rascel si era attirato le simpatie di tutti ironizzando sulla propria statura (era alto, pardon basso 1 metro e 57) con la macchietta del “piccolo corazziere”. Quando venne il momento di scegliere un’auto… all’altezza della sua popolarità, però, non ebbe dubbi e puntò sulla granturismo più grande e potente costruita in Italia. Fra i cui proprietari annoverava un certo commendator Lamborghini, che per il tagliando e la messa a punto si serviva direttamente dalla fabbrica di Modena.

Il recupero a Madrid. La 3500 GT 2+2 non è riuscita a cambiare garage dopo una settimana di rilanci e 63 anni dopo la data di acquisto, come da fattura originale annessa. La stima degli esperti di Catawiki era contenuta e oscillava fra i 248.000 e i 273.000 euro, quindi al di sotto della valutazione massima di Ruoteclassiche per questo modello. Al di là del primo intestatario, al suo valore storico contribuisce la minuziosa documentazione conservata all’interno della custodia in pelle con il marchio del Tridente, insieme con il manuale d’uso e manutenzione originale. Attraverso di essa, scopriamo così che quella stessa 3500 GT carrozzata Touring color blu Ischia con interni rossi era stata utilizzata dalla Maserati come “modella” della brochure commerciale del 1958. Nel tempo, la vettura era finita a Madrid e proprio dalla capitale spagnola è stata messa all’asta. È rimasta matching numbers e, oltre alle targhe francesi attuali, dispone ancora di quelle italiane dell’immatricolazione originale.

Una granturismo importante. E una storia che merita di essere raccontata. Dopo essere stata rinvenuta all’inizio degli anni Duemila in pessime condizioni, fra il 2002 e il 2007 la 3500 GT ex Rascel è stata sottoposta a un attento restauro (come da rapporto fotografico accluso). La Maserati è tornata nelle condizioni originali, con appena 9.814 km sullo strumento, di cui appena duemila post restauro. Nel 2016 ha sfilato sul tappeto rosso dei Concours d'Elegance di Chantilly, per poi essere premiata all'Autoretro Concours d'Elegance del 2018 a Barcellona. Sigla interna Tipo 101, la 3500 GT è una pietra miliare della storia del Tridente, perché è stata la vettura che ha segnato il passaggio dalla produzione sportiva a quella stradale su larga scala. A Modena fecero le cose come sapevano: il motore 6 cilindri in linea progettato da Giulio Alfieri era lo stesso, pur addomesticato, della Maserati 350 S da competizione. La costruzione in serie ebbe inizio nella seconda metà del 1957, dopo una serie di numerose modifiche apportate al prototipo che era stato presentato al Salone di Ginevra di quell’anno. Sempre vestito Superleggera Touring, era stato soprannominato “Dama Bianca” (dal soprannome della famigerata amante di Fausto Coppi), per la sua verniciatura candida.

Era nata una stella. Gli intensi collaudi in fabbrica e su strada che si erano susseguiti avevano portato alla versione definitiva, con il telaio tubolare dal passo allungato (da 2.325 a 2.600 mm) per garantire più stabilità e comfort di marcia. Per le stesse esigenze, l’asse anteriore era a ruote indipendenti con molle elicoidali, barra stabilizzatrice e ammortizzatori idraulici telescopici. Al posteriore fu scelto l’assale rigido. Il 6 cilindri da 3.485 cc a corsa lunga era stato progettato con basamento e testata in alluminio, camere di combustione emisferiche, distribuzione bialbero e doppia accensione Marelli. Nella versione alimentata dai tre carburatori Weber 42 DCO3 doppio corpo, la potenza massima toccava i 220 cv a 5.500 giri, per una velocità di punta di 220 km/h. Una decina abbondante di cavalli si sarebbe aggiunta con l’iniezione indiretta Lucas della versione GTI, essenziale per essere commercializzata sul mercato statunitense dalla Maserati Corporation of America. La GTI fu la prima auto italiana dotata del nuovo tipo di alimentazione. Nel succedersi degli affinamenti, nel 1959 i freni a tamburo con servocomando sarebbero stati sostituiti da quelli a disco sull’asse anteriore, seguiti dal cambio a cinque marce.

Vestita dagli atelier più celebri. La 3500 GT era disponibile nella versione 2 porte a 2 posti secchi, o 2+2. Fra il ’58 e il ’64, la Coupé fu costruita in circa 1.400 unità, che salgono a 2.224 complessive contando le GTI. Oltre che dalla Touring, la Coupé era allestita dalle carrozzerie Allemano e Frua; alle quali nel 1959 si aggiunse Bertone, con una la grintosa one-off disegnata da Franco Scaglione. Alla GT Spider si dedicarono Touring, Frua e Vignale. L’uscita della Casa modenese dall’amministrazione controllata, iniziata proprio in quell’aprile del 1958 in cui Renato Rascel si recò a Modena, e il vigoroso impulso alla ripresa della Maserati furono possibili grazie anche all’affermazione della 3500 GT sul mercato mondiale. Una granturismo di prestigio che portò il Tridente a insediarsi stabilmente nel ruolo di primattore sul proscenio dell’automobile d’élite.

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