Il grande campione brasiliano di futebol guida ancora oggi la Toyota Celica che vinse insieme alla Coppa Intercontinentale del 1981, sponsorizzata dalla Casa giapponese. Ci vollero anni per averla, ma da allora non l’ha più lasciata.
“Non mi ha mai dato un problema. Non la venderò mai”. Sono frasi come queste a farci amare i grandi campioni. Arthur Antunes Coimbra, in arte calcistica Zico, non è propriamente un “car guy”, ma la storia d’amore con la sua Toyota Celica spiega perché ci si affeziona di più alle stelle del passato, anziché ai campioni del calcio multimiliardario di oggi. Zico non ha un garage minimamente paragonabile a un Cristiano Ronaldo (si dice sia lui, il proprietario dell’esemplare unico della riedizione di Bugatti Voiture Noire). Non ha mai perso la testa per una supercar che costa come un palazzetto in centro città. Eppure, è diventato protagonista a sorpresa di una bellissima storia di auto, di quelle che scaldano il cuore agli appassionati.
Una Toyota è per sempre. Nel 1981 fu disputata la finale della Toyota Cup, la Coppa Intercontinentale, tra il Flamengo e il Liverpool. Vinsero i brasiliani, illuminati dal gioco e dagli assist del suo capitano. Dall’anno prima la Casa giapponese era sponsor della prestigiosa manifestazione e donò alla stella brasiliana, nominata miglior giocatore in campo, una Toyota Celica. Quel giorno allo stadio fra il campione, oggi direttore tecnico della squadra Kashima Antlers in Giappone, e la vettura fu un colpo di fulmine. In un'intervista rilasciata alla rivista brasiliana Autoesporte, Zico ha raccontato di guidarla ancora oggi: "Ho ricevuto molte offerte per vendere la Celica, ma non mi è mai passato per la mente. Per me è un ricordo fantastico, quella è la più importante competizione che ha vinto il Flamengo. L'auto funziona bene e rimarrà a casa finché sarò vivo". Come ogni grande storia d’amore, anche quella fra Zico e la Celica è stata romantica e tormentata.
Raccomandazioni di ferro. Una volta tornato in patria, Zico si concentrò sul Mundial del 1982, che andò come andò, per fortuna degli italiani. I mesi passavano, ma la Celica non arrivava. Il problema era la politica di importazione di auto dall’estero adottata fra il 1976 e il ’90. Solo le persone accreditate nelle ambasciate e nei consolati esteri potevano portarsele in Brasile. Ci voleva una raccomandazione di ferro. “Per poter importare la Celica, dovetti chiedere aiuto ad alcune persone, come il ministro delle Finanze dell'epoca, Francisco Dornelles; poi a Carlos Langoni, presidente della Banca centrale; e Marcio Braga, che era presidente del Flamengo dal 77 al’80”, rivela Zico. Che, archiviati dolorosamente i Mondiali del 1982, venne proprio in Italia a trascinare l’Udinese in serie A. Lui aveva attraversato l’Oceano Atlantico, ma la sua Celica non riusciva a varcare il Pacifico.
Ottima per tenersi in forma. La situazione si sbloccò solo due anni più tardi, nel 1983. Curiosamente, non fu “quella” Celica vinta sul campo dello Stadio nazionale di Tokyo a sbarcare a Rio. Come consolazione, la Toyota recapitò a Zico una nuova Celica 2.0 GT argento metallizzato, cioè la versione di terza generazione con motore 2 litri, più performante con i suoi 145 cv e 19 kgm di coppia. A causa degli impegni calcistici in Italia, il campione non si mise al volante della coupé giapponese prima del 1985. Per due anni fu affidata alle mani del fratello Edu, “che ne ha fatto buon uso”, scherza il campione. Il contachilometri dovrebbe avere passato i centomila, eppure Zico non pensa minimamente a separarsene e la utilizza come… driver quasi daily: “Lo sterzo non ha l'idroguida, è duro, così quando sono in Brasile e voglio tenermi allenato, esco a guidare la Celica”.