La Volkswagen New Beetle debuttò con clamore nel 1998, aprendo la strada al filone dei modelli rétro ispirati alle utilitarie che hanno segnato la storia dell’automobile. Tre anni dopo, nel 2001, Volkswagen decise di trapiantare il potente 3,2 litri V6 nel cofano del nuovo Maggiolino, trasformando per la prima volta l’iconica utilitaria in un modello con velleità sportive. Ecco la sua storia.
All’alba del Terzo Millennio la comunicazione visiva si basava su colori accesi e forme morbide dai rimandi agli anni 50 e 60: concetti condivisi anche da molte branche del design industriale, compresa quella automotive. Tra i primi costruttori a cavalcare l’onda del revival c’è stata Volkswagen, che nel 1994 con la “Concept One” prefigurava la futura New Beetle, svelata nel 1998.
Tutti conosciamo il modello originario, il Maggiolino, una delle auto più importanti e longeve del panorama automobilistico, e sappiamo bene che le prestazioni non erano certo una sua prerogativa. Anche sulla New Beetle, le performance assolute passavano in secondo piano, il nuovo modello puntava tutto sul look trendy, distintivo e giocoso. Un’idea che di lì a poco è stata ripresa e perfezionata (in termini di marketing) anche da altri costruttori: dalla Mini by BMW alla Fiat con la 500.
Nel 1968, la Walt Disney con il film “Herbie, il Maggiolino tutto matto” immaginò che la simpatica utilitaria potesse avere un’anima vivace e una vocazione sportiva. E chissà che non sia stata questa l’ispirazione per la New Beetle RSi: il primo Maggiolino di serie capace di superare (bellamente) i 200 all’ora.
Un classico di domani. La Volkswagen New Beetle potrebbe essere uno dei modelli cult dei prossimi anni, ma assodato che anche il Maggiolino del 21° secolo avesse un’attitudine mansueta, vale la pena prendere in esame le più esclusive tra i modelli della gamma New Beetle: le New Beetle RSi.
Prodotta tra il 2001 e il 2003 in appena 250 esemplari, la Volkswagen New Beetle RSi rappresentava un tentativo per trasformare un’utilitaria, paciosa e modaiola, in un modello decisamente più performante e testosteronico. Questa variante della New Beetle non voleva essere soltanto una bella mammoletta, ma puntava ad ampliare la pletora di clienti, stuzzicando anche gli appetiti di chi alla ricerca di un modello grintoso dal look decisamente distintivo, in un segmento, quello delle compatte, piuttosto omologato.
Aggressiva. Sulla RSi, le rotondità tipiche della New Beetle passano quasi in secondo piano rispetto alle vistose appendici aerodinamiche, necessarie a tenere la vettura incollata all’asfalto. Al posteriore è il grande alettone a dominare la scena, andando a completare un body kit aggressivo: un chiaro rimando al mondo delle competizioni, al pari dei cerchi OZ Superturismo da 18”. Anche la fanaleria anteriore è stata rivista, con gli indicatori di direzione più sottili e incastonati nel paraurti.
All’interno è stato mantenuto il sapore “racing”, qua e là, tra plancia e pannelli porta è stato fatto ampio uso di fibra carbonio. L’alluminio impreziosisce il pomello del cambio, gli inserti decorativi e la grande maniglia posta dinanzi al passeggero. Specifici per la Beetle RSI anche i sedili sportivi in pelle forniti dalla Recaro. Mentre l’impianto di scarico, gemellato, porta la griffe dello specialista Remus.
Più grintosa. All’esterno, come nell’abitacolo la Volkswagen New Beetle RSi proponeva quindi un’immagine ben diversa rispetto alla New Beetle normale, la quale era dotata (come sui modelli anni 50) persino di un grazioso portafiori. Se la “Beetle” era pensata in primo luogo come accessorio da sfoggiare durante l’aperitivo in centro, la RSI è stata concepita per altri fini ricreativi, nell’ottica di una guida brillante. Ma senza esagerare, perché nonostante le carreggiate più ampie, l’assetto sportivo sviluppato in collaborazione con la Porsche e un generoso motore V6, la New Beetle RSi doveva fare i conti con un’aerodinamica non proprio eccezionale e una massa di 1.530 kg. In tal senso, a poco valse la scelta di adottare le care vecchie manovelle in luogo degli alzacristalli elettrici.
La tecnica. Sul piano tecnico, il cuore pulsante di questa special targata Volkswagen è il 3,2 litri V6 utilizzato anche sulla successiva Volkswagen Golf R32. Nel caso della New Beetle, l’unità è configurata per erogare 224 CV e 320 Nm di coppia massima, gestiti mediante un cambio a sei marce e la trazione integrale (di tipo Haldex) 4Motion. Con queste specifiche, la New Beetle RSi poteva accelerare da 0 a 100 km/h in 6,5”, toccando i 225 km/h di velocità massima.
Il telaio riprendeva lo schema della Golf IV con sospensioni a ruote indipendenti McPherson con barre antirollio sugli assi anteriori e posteriori. I cerchi OZ calzavano pneumatici 235/40 R18 all’anteriore e 235/40 R18 al posteriore.
Tenetela d’occhio. La Volkswagen New Beetle RSi venne sviluppata in ottica collezionistica, configurandosi immediatamente come una instant classic dedicata agli appassionati più ferventi del mitico Maggiolino. Nel 2003, parallelamente alla New Beetle Cabriolet, venne presentata anche la showcar RSI Cabriolet, che estremizzava l’esperienza di guida en plein air a bordo della New Beetle. Considerati i bassissimi volumi produttivi della RSI, la variante “en plein air” rimase allo stadio prototipale.
Le New Beetle RSi sono oggi modelli rarissimi ed esclusivi, basti pensare che un paio d’anni fa un esemplare con 40.000 chilometri era stato proposto a 50.000 euro. Chi ce l’ha se la tenga stretta, mentre se siete dei fan sfegatati dei profili curvilinei e avete un budget adeguato, non vi resta che cercare un buon esemplare da custodire gelosamente.