Linea Diamante, svelato a Grand Basel il gioiello di Gio Ponti - Ruoteclassiche
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05/09/2018 | di Alberto Amedeo Isidoro
Linea Diamante, svelato a Grand Basel il gioiello di Gio Ponti
05/09/2018 | di Alberto Amedeo Isidoro

Sessantacinque anni dopo i primi bozzetti, la Linea Diamante, meglio conosciuta come l'auto di Gio Ponti, prende finalmente forma. E alla prima edizione di Grand Basel, declinazione a quattro ruote della celebre kermesse d'arte e design in programma dal 6 al 9 settembre a Basilea, sarà protagonista assoluta.

Rivoluzione architettonica. Del resto, non potrebbe essere altrimenti. Innanzitutto perché fu pensata all'inizio degli anni 50, quando le auto che circolavano per le nostre strade erano grandi, massicce, con superfici vetrate risicatissime e, soprattutto, con il bagagliaio nettamente separato dal volume dell'abitacolo. La Linea Diamante nasce come reazione al paradigma imperante dell'epoca secondo cui l'auto non conosceva di fatto vie di mezzo: o utilitaria super economica (per le classi meno abbienti) o berlina da famiglia (appannaggio degli automobilisti più facoltosi).

Una forma che viene dal futuro. Basata sullo schema dell'Alfa Romeo 1900 berlina del 1950, che le fa compagnia sul palco a Grand Basel - impressionanti, nel bene e nel male, le differenze(!) -, porta in dote una serie di soluzioni innovative che la pongono come uno degli studi di automobile più rivoluzionari di tutti i tempi. La linea squadrata, che prenderà piede definitivamente soltanto vent'anni più tardi, per esempio. Poi i finestrini, il parabrezza e il lunotto, grandi, volutamente sproporzionati rispetto ai pannelli delle portiere: la linea di cintura è lontanissima dagli esercizi di stile dei migliori car designer del tempo, ma regala all'abitacolo un'aria e una luce mai viste prima.

Musa ispiratrice. Per non parlare della carrozzeria a due volumi, anch'essa inedita, soluzione messa in campo una quindicina di anni prima che vedesse la luce il prototipo della prima auto di questa impostazione, la BMC-Pininfarina 1800 studiata da Paolo Martin e Leonardo Fioravanti. Per comprendere l'importanza dell'intuizione, basta pensare a quante automobili poi entrate nell'immaginario collettivo sono nate da questo ceppo: Citroën GS (1970) e CX (1974), Lancia Beta (1972) e Gamma (1976), Renault 30 (1975), Volkswagen Passat (1975), Rover 3500 (1976), per arrivare alle moderne fastback.

Dal foglio al palco di Grand Basel. Il progetto, rimasto nel cassetto per sessantacinque anni (non convinse mai fino in fondo né la carrozzeria Touring di Milano, né la Fiat), oggi prende forma in tre dimenzioni grazie alla triangolazione tra Paolo Tumminelli (presidente dell'Advisory Board di Grand Basel), Domus (che ha fornito un importante apporto culturale) e FCA Heritage, la divisione storica del Gruppo torinese diretta da Roberto Giolito."Un progetto geniale e arioso", spiega Giolito, "è una macchina ancora oggi rivoluzionaria. Per trasformarla in un modello a grandezza naturale (prima d'oggi erano state realizzate solo maquette in scala ridotta, ndr) sono state necessarie l’analisi e la comprensione di ogni singolo particolare degli schizzi originari di Ponti: abbiamo dovuto studiare a fondo svariati disegni per riuscire a decifrare e tradurre dalla carta al prototipo i suoi studi". Il risultato? Sorprendente. E oggi, finalmente, sotto gli occhi di tutti.

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