Scriviamolo subito, così ci togliamo il dente: “l’ultima vera Alfa”. Questa frase, dedicata alternativamente - e a seconda del grado di nostalgia - a più modelli del Biscione, in realtà può legittimamente riguardare solo l’Alfa Romeo 75, che festeggia 40 anni di amore incondizionato da parte degli appassionati del marchio italiano.
Tante motorizzazioni
In quanto ultima berlina a trazione posteriore “Made in Arese” - la Giulia attuale viene prodotta a Cassino -ha un ruolo speciale nella storia del marchio: sebbene riprendesse, con pochi aggiornamenti, lo schema Transaxle (con cambio posteriore, introdotto più di un decennio prima sull’Alfetta, l’Alfa 75 ha saputo rinnovare con successo una ricetta a base di piacere di guida e prestazioni grintose. A partire dai motori, con una varietà difficilmente replicata su altri modelli del marchio. La 75 debutta nel maggio 1985 riproponendo le motorizzazioni della Giulietta che andava a sostituire: quindi, 1.6 (110 CV e 180 km/h), 1.8 (120 CV e 190 km/h ) e 2.0 (128 CV per 195 km/h di velocità), tutti a carburatori, mentre al vertice si trova la Quadrifoglio Verde equipaggiata con il 2.5 V6 “Busso” a iniezione elettronica da 156 CV e 205 km/h. La versione 2.0 turbodiesel invece dotata di intercooler, vanta 95 CV e tocca i 175 km/h.
Linee grintose
La carrozzeria sprizza anni 80 da ogni poro, con la tipica forma a cuneo, il profilo di plastica che corre lungo la fiancata e la coda alta e massiccia, con i gruppi ottici collegati da una fascia orizzontale. Un insieme che dona un aspetto grintoso alla media di Arese e che viene confermato anche all’interno, con un cruscotto dalle forme squadrate e rigorose, ma che mescola efficacemente strumenti analogici e un “check-panel” digitale di gran moda all’epoca. Memorabile, inoltre, il freno a mano a maniglia, che ricordava la manetta di un aereo.
Turbo e Twin Spark
Nel 1986 arriva un turbocompressore Garrett raffreddato ad acqua, con intercooler, a dare vigore al quattro cilindri da 1.8 litri a iniezione elettronica che arriva a sviluppare 155 CV per una velocità massima di 205 km/h. Ne vengono derivate due versioni: la “Turbo America” riconoscibile per i paraurti più voluminosi, e la “Evoluzione” che per motivi regolamentari dell’omologazione Gruppo A ha cilindrata ridotta a 1.762 cm3 e viene prodotta in 500 esemplari, dalla caratteristica carrozzeria arricchita di appendici aerodinamiche e scritte. Nel 1987 viene presentata pure la 2.0 Twin Spark, che introduce l’accensione a due candele per cilindro: la potenza è di 148 CV e la velocità massima è di 205 km/h, mentre il V6 viene declinato anche nella versione 3.0 litri da 185 CV, dando vita alla "3.0 V6 America", capace di toccare i 220 km/h.
Dopo il restyling si chiude un’era
Il 1988 (in ottobre) è l’anno del restyling (tra l'altro, calandra, gruppi ottici, accenno di spoiler posteriore, rivestimento sedili e grafica strumentazione), l'1.8 guadagna l’iniezione elettronica e il turbodiesel VM aumenta di cilindrata a 2.4 litri per 110 CV, mentre il 1990 vede l’arrivo della “Quadrifoglio Verde”, con motore 1.8 turbo da 165 CV, mentre la 3.0 V6 viene potenziata a 189 CV. Prima della fine della produzione, nel 1991 l’Alfa Romeo lancia alcune serie speciali con allestimenti dedicati e differenze estetico-funzionali: la “Indy” (Le Mans per alcuni Paesi), sulla base della 1.8 IE, e le ASN (Allestimento Speciale numerato, chiamate "Limited Edition" su alcuni mercati), realizzate invece sulle versioni di partenza 1.8 Turbo Quadrifoglio Verde e 2.0 Twin Spark. Si chiude così un’era, nel 1992, dopo circa 387 mila esemplari, lasciando una nostalgia mai colmata dai modelli successivi.