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Audi V8, potenza e confort all’insegna della sobrietà

Costava cara, filava come un treno e garantiva standard di confort e sicurezza ai vertici della categoria. Ecco perché l’Audi V8 merita l’attenzione dei collezionisti in cerca di un’ammiraglia veloce, elegante e ben costruita.

“La signora degli anelli”: così Quattroruote titola la prova su strada dell’Audi V8, Top Car del numero di marzo 1989.Con questo modello, lanciato nel 1988, la Casa di Ingolstadt intende entrare in grande stile nella categoria delle ammiraglie, sfidando soprattutto la Mercedes, oltre che la BMW.

Un motore da paura. Tecnicamente l’Audi V8 ha tutte le carte in regola per farlo, e magari qualcuna in più, dato che, in quel momento, è l’unica berlina top di gamma dei tre marchi a vantare la trazione integrale permanente, il fiore all’occhiello dell’Audi che le conferisce un comportamento decisamente più stabile e sicuro rispetto alle rivali. Ma il principale punto di forza è ovviamente il motore, giustamente sottolineato nel nome: un evoluto V8 di 3562 cm³ con una potenza di 250 CV a 5800 giri/min., che ha la distribuzione a due assi a camme per bancata con quattro valvole per cilindro, tante finezze costruttive e uno scarico catalizzato e che si distingue per essere il più leggero e compatto dell’epoca. L’esuberante coppia, di 34,7 kgm a 4000 giri/min, ha imposto l’adozione di una trasmissione automatica (una ZF a quattro rapporti), poiché in quel momento non esiste un cambio meccanico manuale in grado di trasmetterla.

La sicurezza al primo posto. Tra i componenti di rilievo poi spiccano i dischi freno anteriori con le pinze montate all’interno; ciò ha consentito di aumentarne il diametro, a parità di diametro del cerchio ruota. La dotazione è al top, poiché di serie comprende l’ABS e lo speciale sistema Audi Procon-ten che, in caso di urto frontale violento, tende automaticamente le cinture di sicurezza e allontana il volante dal guidatore, oltre agli innumerevoli gadget, all’epoca non così scontati neanche sulle ammiraglie, come gli alzacristalli elettrici “automatici”, i retrovisori esterni regolabili e riscaldabili elettricamente, i vari computer di bordo ecc. A richiesta inoltre c’è pure l’air-bag.

All’insegna della sobrietà. L’abitacolo è impreziosito dai rivestimenti con la migliore pelle disponibile e dai molti inserti con la radica di noce più costosa, ma l’atmosfera non è quella di un interno Mercedes o BMW, perché il design della plancia, come pure quello dei sedili, manca di carattere e di originalità; niente a che vedere poi col caldo e accogliente abitacolo di una Jaguar, che anch’essa, sulla carta, potrebbe figurare tra le concorrenti. Ma esteticamente parlando il punto più debole dell’Audi V8 è il design della carrozzeria, che ricorda troppo quello già freddo e quasi anonimo delle coeve Audi 100 e 200, con un timido spunto di originalità fornito dalla calandra sporgente, che poi sarà ripresa dalla quarta serie della 80 (1991-95) e sulla decisamente più bella erede A8, arrivata nel 1994.

Forse un po’ troppo cara. Per un prezzo, nel 1989, di oltre 95.000.000 lire chi vuol comprare un’ammiraglia, e quindi si vuol far notare, pretenderebbe ben altro. Nel 1990 arriva anche il cambio manuale a 5 marce, che esalta le prestazioni, e nel 1994 pure un nuovo V8 di 4172 cm³ con 280 CV, che consente di toccare i 250 km/h. Il prezzo elevato a fronte di un’estetica quasi dimessa e di un’immagine di marchio ancora non così prestigiosa penalizza l’Audi V8, che esce di produzione nel 1994, con un totale di circa 20.000 esemplari. Poi arriverà la A8, con scocca high-tech tutta in alluminio, e sarà tutta un’altra storia.

Oggi può essere un affare. Ben costruita, con lamierati della carrozzeria zincati a caldo sui due lati e perciò garantiti 10 anni contro la corrosione passante e con un motore che, equipaggiato con le centraline e i vari sensori, prima di essere montato, veniva collaudato al banco per verificare il corretto funzionamento dell’elettronica, l’Audi V8 non è certo scomparsa dalle strade d’Europa. In Germania, ma non solo, si possono trovare esemplari sopravvissuti anche in buone o ottime condizioni, offerti a prezzi estremamente variabili, che spesso dipendono dalle pretese non sempre giustificate dei proprietari e che vanno dai 3000 ai 25.000 euro. Il prezzo giusto per noi potrebbe essere di 7000 euro al massimo, per una vettura anche in condizioni rigorosamente originali. Da comprare se si vuole una berlinona comoda, affidabile, sicura e “prestante ma con discrezione”, come la giudicava Ivan Capelli al termine del test pubblicato in coda alla prova di Quattroruote.

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