Autobianchi A111 e Fiat 124 Special, parenti strette - Ruoteclassiche
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27/08/2018 | di Marco Visani
Autobianchi A111 e Fiat 124 Special, parenti strette
È meglio la trazione anteriore o posteriore? Perché infatti la grossa discriminante tra l’Autobianchi A111 e la Fiat 124 Special è solo questa. Per il resto le due hanno lo stesso, identico motore, la versione di 1438 cm3 da 75 CV DIN del cinque supporti con aste e bilancieri della serie 124, e uno stile altrettamto simile.
27/08/2018 | di Marco Visani

È meglio la trazione anteriore o posteriore? Perché infatti la grossa discriminante tra l’Autobianchi A111 e la Fiat 124 Special è solo questa. Per il resto le due hanno lo stesso, identico motore, la versione di 1438 cm³ da 75 CV DIN del cinque supporti con aste e bilancieri della serie 124, e uno stile altrettanto simile.

Parentela stretta. Certo, si potrà obiettare che negli anni delle berline semplici e squadrate più o meno tutte si assomigliavano, il che non sarebbe nemmeno sbagliato. Ma nel caso delle nostre due protagoniste la parentela è ancora più stretta di quel che sembra.

Non si butta via niente. Negli anni che precedettero la gestazione della 124 un insolito concorso interno, alla Fiat, mise a confronto due proposte: la 123, che in realtà era una rosa di automobili tutte diverse tra loro e tutte molto innovative, e la classicisima 124, che alla fine la spuntò. Verso la fine degli Anni 60, quando l’Autobianchi decise di rimpiazzare la Primula con una berlina di linea più convenzionale, per velocizzare i tempi e limitare i costi venne riciclato uno degli studi per la 123, la E4, adattandolo al pianale della Primula Coupé S, giusto allungandone il passo da 2,30 a 2,36 metri e aggiungendo un ammortizzatore sullo sterzo. Nacque così, a maggio 1969, la A111, che oggi ci sembra banale ma che seppe dire qualcosa di nuovo persino sul piano dello stile: fu infatti la prima auto del Gruppo Fiat con i fari rettangolari.

Che bel ponte! La 124 Special, invece, è più classica anche nel design, oltre che nell’impostazione meccanica con motore longitudinale e trazione posteriore: lei di fari ne ha quattro, tondi e gemellati. Le sue proporzioni in pianta sono pressoché identiche a quelle della cugina-rivale Autobianchi: 4,05 metri in lunghezza contro 4,02, e 1,61 metri di larghezza per entrambe. Pur più ortodossa della A111, la 124 Special si prende una rivincita con il retrotreno: invece delle vetuste balestre dell’A111, e anziché due puntoni longitudinali delle altre 124, ha un ponte con quattro punti di ancoraggio poi esteso anche alla versione normale. La A111, dall’immagine un filo più civettuola, è tuttavia più cara: 1.265.000 lire, il 10% in più della 124 Special.

Destini separati. Il prosieguo delle loro carriere è molto diverso. La A111, malgrado un’accoglienza nient’affatto tiepida (quasi 57mila gli esemplari prodotti), dura pochissimo: dopo un leggero restyling a fine 1970 è tolta di listino a ottobre 1972, per due ragioni. Una è che la fabbrica di Desio non riesce a star dietro alla richiesta di A112 e Fiat 500 L (ugualmente prodotta all’Autobianchi), dunque diventa strategico sacrificare la linea di produzione della A111. Ma soprattutto, una volta portata la Lancia nel bouquet dei marchi Fiat (cosa che avvenne a ottobre 1969, cinque mesi dopo il lancio della A111) una media Autobianchi non ha più ragion d’essere. La 124 Special, aggiornata nel 1970 (quando viene affiancata dalla Special T bialbero) e quindi ancora nel 1972 (quando la Special T diventa 1600) cede lo scettro, nel 1974, alla 131 Mirafiori. Le sue versioni d’accesso, con marchio Seat ma soprattutto Lada, diventeranno la base per un successo planetario che sarebbe continuato, in Russia, sino al 2012.

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