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Citroёn, Ami 6 e Ami 8 ispirano la city-car del futuro

La Citroёn Ami One Concept, prototipo atteso al Salone di Ginevra, omaggia nel nome (e nei contenuti d’avanguardia) due modelli iconici della casa del “double chevron”, la Ami 6 e la Ami 8. Ripercorriamone insieme la storia, anche per immagini.

Per Citroёn la corsa verso l’elettrificazione continua con la Ami One Concept, utilitaria ultracompatta 100% elettrica pronta a scrivere un nuovo capitolo nella storia del modello. Il nome farà sicuramente drizzare le orecchie agli appassionati, e non solo a quelli del “double chevron”: con la Ami 6, infatti, il marchio parigino riuscì ancora una volta a stravolgere i canoni universali del design automobilistico. Non è un caso, quindi, che Citroёn abbia deciso di rispolverare questa denominazione per battezzare un concept così innovativo e anticonvenzionale.

La preferita di Roberto Giolito. La Ami 6, nata dall’esigenza di colmare il vuoto esistente nella gamma Citroёn tra l’utilitaria 2CV e la berlina ID19, è il risultato degli sviluppi del progetto MI (acronimo di Modello Intermedio) varato al quai de Javel alla fine degli anni 50. Il modello definitivo, presentato nel 1961, è forse la creazione più controversa del designer varesino Flaminio Bertoni, già papà di modelli iconici del “double chevron” come la Traction Avant, la 2 CV e la DS. La caratteristica che la identifica colpo d’occhio, e che ancora oggi fa discutere gli appassionati, è il lunotto inclinato, un chiaro omaggio alla Ford Anglia che consente alla Ami 6 di massimizzare l’abitabilità posteriore e la capienza del bagagliaio. Una scelta stilistica coraggiosa e controversa che, col passare degli anni, ha messo d’accordo diversi colleghi di Bertoni. Su tutti Roberto Giolito, il progettista delle Fiat Multipla e 500 oggi alla guida di FCA Heritage: tra tante, è proprio la Ami 6 l’auto del passato che l’estroso designer anconetano avrebbe voluto disegnare.

Evoluzione naturale. Decisamente più convenzionale è la Ami 8, il modello che nel 1969 raccoglie il testimone della Ami 6. Alla fine degli anni 60 Citroёn, che subodora l’incombere di un nuovo corso nel design delle vetture europee, più convenzionale e discreto, decide di ridisegnare il padiglione posteriore della vettura, in modo da riuscire intercettare un pubblico più ampio e variegato. Una scelta ineluttabile e subordinata a ovvie questioni di marketing che farà della Ami 8 un’auto più moderna e al passo coi tempi. Tuttavia oggi, rispetto alla progenitrice, fa molta meno gola ai collezionisti della marca, che ritengono un minus non indifferente proprio la “convenzionalità” del design. Per rendersene conto, del resto, basta dare un’occhiata alle quotazioni.

Tutti pazzi per Ami. È la Ami 6 il modello più ambito, quello per cui gli appassionati sarebbero disposti a fare uno sforzo extra a livello economico. Come è accaduto nel luglio del 2013 in un’asta di Artcurial, dove una Ami 6 azzurra del 1963 è passata di mano per la bellezza di 33.693 euro. Più in linea con l’attuale valore di mercato, invece, il prezzo di un modello analogo, ma del 1964, battuto all’incanto sempre da Artcurial nel 2016: 14.900 euro, 100 in meno rispetto alla nostra label A+ (15.000 euro). Insomma, se sognate una Ami 6, il consiglio è di comprarla prima che sia troppo tardi…

Diversamente controversa. Il concept che verrà svelato a Ginevra, invece, almeno per ora sembra destinato a restare un esercizio di stile. Le forme, che giocano con le simmetrie di alcuni componenti sia all’esterno che all’interno, s’ispirano chiaramente alle regole del product design e nulla hanno a che fare con quelle dei modelli Ami del passato. Scoprite la Ami One Concept nell’articolo di Quattroruote.   

Post-production : Astuce Productions

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