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06/04/2020 | di Andrea Zaliani
Diritto all’oblio: Opel Tigra
Nel corso degli anni Novanta, la Tigra è riuscita a conquistare molti appassionati. Le sue peculiarità? Un design originale abbinato a una meccanica derivata dalla Corsa, appositamente adattata per esaltare le doti dinamiche.
06/04/2020 | di Andrea Zaliani

Nel corso degli anni Novanta, la Tigra è riuscita a conquistare molti appassionati. Le sue peculiarità? Un design originale abbinato a una meccanica derivata dalla Corsa, appositamente adattata per esaltare le doti dinamiche.

Verso la metà degli anni Novanta, nel 1994 per essere precisi, fa il suo debutto in società la Opel Tigra. Una compatta sportiveggiante che presenta una serie di elementi inediti, sotto tutti i punti di vista. In primis, rappresenta la prima sportiva compatta di segmento B (2+2 posti), nata sfruttando gran parte della meccanica di un’utilitaria, la “sorella” Corsa. Il suo aspetto ricercato e aerodinamico ricalca fedelmente gli stilemi introdotti dall’omonimo prototipo, presentato in occasione del Salone di Francoforte del 1993.

Esterni accattivanti, interni sobri. Il look della Tigra, ideato dal designer giapponese Hideo Kodama, risulta indubbiamente intrigante: poche linee, semplici ed essenziali, si combinano in maniera piuttosto armonica, dando vita a un’auto dall’aspetto decisamente gradevole. Non solo estetica fine a sé stessa, ma anche funzionale. A tal proposto, a parte la formula avvolgente, il portellone è degno di menzione per il tipo di cristallo oscurato utilizzato per il lunotto. Chiamato Sundym esso, infatti, contribuisce ad abbassare la temperatura interna di qualche grado. Studiato e prodotto negli Usa, è la prima volta che viene utilizzato su un veicolo del Vecchio Continente. Se l’aspetto esteriore merita un plauso, quantomeno per l’aver osato, lo stesso discorso non si può applicare in maniera uguale anche per gl’interni. La plancia, per esempio, è la stessa della Corsa. In altre parole, l’impiego di soluzioni e componenti mirate avrebbero potuto esaltare ulteriormente il carattere di questa vettura. In compenso, la soluzione di riprendere un’impostazione già impiegata su altri modelli appare un compromesso inevitabile per ottimizzare i costi produttivi.

La tecnica. Sotto il vestito della Tigra, come accennato, si nascondono il pianale e la meccanica della Corsa. Due le versioni diponibili, entrambe con motori quattro cilindri sedici valvole della famiglia Ecotec. Il primo, una novità, è un 1400 da 90 cv, l’altro già visto sulla Corsa Gsi, è un 1600 da 106 cv. Entrambi i propulsori sfruttano il sistema di gestione elettronica dell’accensione e dell’iniezione. Non solo: grazie anche al ricircolo dei gas di scarico, i due motori ottemperano (nel ’94) alle normative europee sulle emissioni che entreranno in vigore nel 1996. La trazione è anteriore, il cambio manuale a cinque rapporti. Inoltre, il team diretto da Peter Hannenberger ha svolto un lavoro minuzioso per adeguare il pianale della Corsa alle pretese sportiveggianti della Tigra. Fatti salvi i vantaggi di un corpo vettura sensibilmente più rigido e caratterizzato da un baricentro più basso, si è intervenuti irrigidendo la taratura degli ammortizzatori, adottando barre antirollio davanti e dietro, aumentando la prontezza dello sterzo e scegliendo pneumatici ribassati.

La prova di Quattroruote. Poco dopo il debutto, la “nostra” rivista ha messo in luce le qualità e i limiti della Tigra. La più piccola (la 1400) è consigliata a chi ama le emozioni forti: piuttosto veloce a salire ai bassi regimi, si trova un po’ a corto d’ossigeno quando si esplorano le zone alte del contagiri. Per contro, il collega giornalista evidenzia che: si aspettavano qualcosa di più, viste le dichiarazioni, soprattutto quelle riguardanti l’accelerazione, della Casa. In ogni caso, la 1400 è stata valutata come una versione adatta a chi prevede un uso prevalentemente cittadino. Nettamente migliore la 1600, che di cavalli ne ha 16 in più (106 contro 90) e che vanta un comportamento molto più brioso e scattante. Unico pedaggio da pagare per questa maggiore disponibilità alla 2sgasata” è la rumorosità, piuttosto evidente in piena accelerazione, molto meno a velocità costante. La risposta dello sterzo (servoassistito) è adeguata alle prestazioni, la stabilità di buon livello, la meneggevolezza pure. Notevole, soprattutto, la sicurezza dinamica raggiunta dalla 1600, che ha un assetto più rigido della 1400 e che risulta nettamente più guidabile della Corsa Gsi.

Voi, che ne dite? A questo punto, come di consueto, siamo curiosi di sapere la vostra opinione in merito. Vi classificate tra i sostenitori o tra i denigratori? Ai possessori ed ex-possessori chiediamo: come vi siete trovati con la vostra Tigra? La ricomprereste oppure (se ancora in possesso) la vendereste per acquistare un’altra sportiva? Magari per l’acerrima rivale, la Ford Puma. Fatecelo sapere attraverso i commenti qui sotto. Inoltre, se avete una storia particolare sul suo conto e volete condividerla con la nostra community, scriveteci una mail formato post (breve descrizione abbinata, se possibile, a immagini) all’indirizzo di posta redazione@ruoteclassiche.it.

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