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Espatri d’autore, la Ferrari Modulo lascia l’Italia

Non sono solo i marchi industriali più noti a lasciare l’Italia: anche le auto d’epoca italiane di maggior prestigio sono da tempo nel mirino dei collezionisti stranieri. L’ultima a lasciare il Bel Paese è un pezzo da novanta del design anni 60-70: la Ferrari Modulo Pininfarina, ceduta dal carrozziere torinese al finanziere e collezionista statunitense Jim Glickenhaus per una cifra non dichiarata.

Forse, come dice il periodico Usa Road & Track che ha rivelato per primo la notizia, la Modulo non sarebbe potuta capitare in mani migliori (Glickenhaus è uno dei più noti collezionisti di Ferrari e grande appassionato di auto sportive). Sta di fatto però che da oggi invece di ammirare la Modulo in un museo si dovrà avere la fortuna di partecipare a manifestazioni dove Glickenhaus avrà la bontà di esibirla. Una di queste sarà molto probabilmente il prossimo Concorso di Eleganza di Villa d’Este, dove Glickenhaus sembra porterà la Modulo trasformata in auto marciante. Il finanziere statunitense ha infatti dichiarato di voler “rianimare” la concept in Europa prima di portarla sul lago di Como.

Insieme all’Alfa Romeo Carabo e alla Stratos Zero firmate da Marcello Gandini per Bertone, la Ferrari Modulo disegnata da Paolo Martin per Pinifarina rappresenta una delle punte più alte del design automobilistico italiano e mondiale a cavallo tra gli anni 60 e 70. Ancora oggi la sua linea è spettacolare e moderna nonostante siano trascorsi quasi 45 anni dal suo debutto.

La Modulo compare infatti per la prima volta al Salone di Ginevra del 1970 ed è facile immaginare l’impressione che ha suscitato tra i visitatori dell’epoca. Voleva essere il prototipo di una vettura futuristica che rompesse completamente con i canoni del design dell’epoca. Una show car dell’epoca che sembra non invecchiare.

Ecco come la descrive la stessa Pininfarina: “La Ferrari Modulo è una berlinetta speciale, estrema, monovolume. Prototipo unico sperimentale, realizzato su telaio Ferrari 512S, è caratterizzata da due gusci di carrozzeria sovrapposti, separati da una scanalatura rettilinea all’altezza della cintura. Frontale, padiglione e cofano sono conglobati in un’unica curvatura ad arco; l’ampio parabrezza è delimitato da montanti tronco-conici che alleggeriscono notevolmente l’estesa superficie del frontale. L’andamento stilistico della vetratura laterale è ripetuto in depressione sulla parte inferiore in lamiera del modulo. La parte posteriore attira l’attenzione per la carenatura delle ruote che si raccorda alla carrozzeria, creando un motivo cilindrico di particolare originalità.

L’accesso all’abitacolo si ottiene facendo scorrere su apposite guide l’intera cupola, parabrezza compreso. L’interno dell’abitacolo è essenziale con due sedili di forma anatomica molto allungati e avvolgenti per una corretta posizione di guida e un perfetto ancoraggio del pilota e del passeggero. Interessante l’adozione di due elementi sferici rotanti con funzione di aeratore orientabile e di supporto per i comandi principali”.

G.M.

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