Fiat Balilla, la collezione di Benedetto Simi De Burgis - Ruoteclassiche
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21/11/2023 | di Gaetano Derosa
Fiat Balilla, la collezione di Benedetto Simi De Burgis
Tra i tanti cultori della famosa utilitaria, che ha festeggiato 90 anni, c’è anche un magistrato milanese che nel suo bellissimo garage ne custodisce ben 22 esemplari. Tutti con una storia speciale da raccontare
21/11/2023 | di Gaetano Derosa

Galeotto fu l’inseguimento a tutta birra (si fa per dire...) a una Fiat Balilla tre marce, in via dei Mille, a Milano, tanti anni fa. Così ha iniziato la sua collezione Benedetto Simi de Burgis, classe 1952, meneghino doc, apprezzato giudice di Cassazione presso la Corte d’Appello del capoluogo lombardo con un passato da skipper internazionale. Nel suo bellissimo antro sono custoditi ben 22 esemplari della famiglia prolifica della Fiat 508, che l'anno scorso ha festeggiato un compleanno importante con 90 candeline.

Il cartello Vendesi. “Proprio così”, ammette il magistrato, “tutta la storia è cominciata il giorno in cui ero a bordo di un piccolo autocarro del mio muratore Alfio, e dall’altra parte di via dei Mille è passata una Balilla 3 Marce berlina, con un cartello ‘Vendesi’ sul finestrino posteriore. D’istinto ho detto ad Alfio di seguire l’auto. Detto, fatto. Alfio, originario di Catania, ottimo guidatore (ma senza patente!), ha fatto un’inversione di marcia e si è lanciato all’inseguimento nel traffico caotico milanese di metà pomeriggio. La Balilla è magnifica, ma non corre più di un camioncino guidato da Alfio, e così l’abbiamo raggiunta in un battibaleno. Dopo due settimane era già con me, oggetto di meraviglia, studio e ammirazione. E da lì ho iniziato questo percorso affascinante creando, a poco a poco, il mio garage dei sogni.

Inseguimento vincente. Mi ha sempre affascinato la sua storia. Non è stata solo un’auto, ma ha rappresentato la gioia di chi la possedeva, di quel largo strato di borghesia nascente che si affrancava da carretti, cavalli, biciclette. Veniva descritta come ‘la vetturetta’ per tutti gli italiani. Sì, perché era più piccola di quasi tutte le altre automobili del tempo, e perciò veniva pubblicizzata anche come auto per signore. Nei manifesti del famoso pubblicitario, pittore e illustratore Marcello Dudovic era indicata proprio come ‘l’eleganza delle signore’. Era piccola, ma aveva un’abitabilità notevole: se si osserva una berlina, si nota che è più stretta alla base, per poi allargarsi verso la parte alta del padiglione: e questo poiché le spalle sono più larghe della seduta. E così si può viaggiare bene in quattro persone”.

Parterre completo. La collezione di Benedetto Simi de Burgis comprende praticamente tutto lo scibile possibile del mondo dell’utilitaria Fiat degli anni 30. Dai primi esemplari del 1932 fino all’aerodinamica Berlinetta Mille Miglia, passando attraverso la berlina 4 Marce e un nugolo di versioni speciali dei carrozzieri di grido al tempo, fino alla Spider Sport “Coppa d’Oro”. Un lavoro di ricerca durato anni, completato da un arredamento con poster d’epoca e documentazione specifica, di qualità ed estremamente rara.

Storia in note. Come il piccolo disco della Durium che veniva consegnato al fortunato acquirente di uno dei primi esemplari della Fiat 508 al momento del ritiro della vettura. “Si tratta di un documento storico eccezionale, secondo me”, prosegue il collezionista milanese, “su una musica al ritmo del One Step, era incisa una canzone dal titolo ‘Nina già t’aspetta’, con la prima strofa che era subito incantevole, ‘Una vetturetta cinquecento otto, Nina già t’aspetta e tu non vieni ancor. Guarda che finezza, senti che carezza, la canzone bella del motor’. Come si direbbe oggi, un battage pubblicitario veramente notevole per l’epoca”.

Successo internazionale. Il successo della Fiat 508 si concretizza con circa 113.400 esemplari venduti in Italia. Viene costruita su licenza in Germania, in Polonia, in Cecoslovacchia, in Gran Bretagna e in Francia. Dove la piccola Balilla ha fatto la fortuna della Simca. Enrico Teodoro Pigozzi era italiano, ma naturalizzato in Francia. Ai tempi, se un’auto veniva esportata da un Paese all’altro, pagava dei dazi doganali salatissimi, che quasi ne raddoppiavano il prezzo. Allora Pigozzi iniziò a importare le Balilla a pezzi, per poi assemblarle su licenza della Casa torinese col marchio Simca (Societé Industrielle de Mécanique et de Carrosserie Automobile) nel suo paese adottivo, con un ottimo successo commerciale.

A ciascuna un nome e un ricordo. “Ogni Fiat Balilla che io ho raccolto mi ha raccontato una storia di speranza, o di lavoro e di impegno, o di spensieratezza”, prosegue il magistrato, “e soprattutto tutte hanno un nome. C’è Miki, una deliziosa Spider 3 Marce che porta il nome di mia figlia piccola, Micol. Poi c’è Jenevieve, che è una Spider 4 Marce Fiat-Simca ‘queue de comète’ con fregi orizzontali ai lati del cofano, in guisa di una coda di cometa. Poco più in là ecco Doctor, che è una fuoriserie 3 marce coupé Ghia con cui un veterinario girava per le campagne, a curare gli animali e, forse, anche i contadini. Sono molto affezionato anche a Don Alfredo, altra Spider 4 Marce che era del mio amico Alfredo Drago, comproprietario della De Agostini di Novara".

C'è anche Speranza. "Non posso non ricordare Torpedo, la 4 Marce blu (come la canzone di Giorgio Gaber), con cui andai a un bel raduno organizzato da Adolfo Verbena a Imperia, e dove davanti eravamo mia moglie ed io, e dietro la tata con Micol di due anni, una sorta di vera famiglia Brambilla in vacanza. E infine c’è Speranza, una Spider Sport azzurra e blu, che mi ha sostenuto e ha scacciato i miei pensieri più bui alla fine di ottobre di due anni fa, quando ero seriamente malato, e l’ho comprata via telefono, solo per la speranza di poterla poi vedere dal vero. E, per fortuna, eccola qui”.

Vivere la passione. A fianco dell’antro c’è anche un’officina, dove “Mister Balilla” si diverte a completare il restauro dei suoi gioielli, non appena ritornati dal carrozziere e dal meccanico: “Mi piace sporcarmi le mani di grasso”, spiega soddisfatto, “è un modo per vivere ancora di più la passione verso questi oggetti. E, perlomeno, posso anche verificare che tutto sia al posto giusto. Perché devono essere tutte ben funzionanti come al tempo”.

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