L’inedita alleanza stretta tra Torino e Hamamatsu nei primi anni 2000 è un capitolo a volte dimenticato di quella tra Fiat e General Motors (azionista della Casa nipponica). Un destino che, sotto certi aspetti, riguarda anche il frutto di tale partnership, ovvero due sorelle, disegnate in collaborazione tra il Centro Stile Fiat e l'Italdesign di Giorgetto Giugiaro. Stiamo parlando della Fiat Sedici e della Suzuki SX4, che festeggiano 20 anni dalla loro presentazione, rispettivamente al Motorshow di Bologna e al Salone di Tokyo.

In anticipo sui tempi

La Fiat aveva bisogno di una vettura a trazione integrale per il nascente mercato delle Suv compatte, mentre la Suzuki doveva rinfrescare la propria gamma, abbandonando le forme invecchiate da mini-MPV della Liana. Sulla carta quindi, realizzare congiuntamente un modello che riassumesse tali caratteristiche, aveva decisamente senso ed ecco quindi prendere forma un riuscito connubio tra design e praticità italiane e qualità costruttiva nipponica, senza dimenticare il bonus della dotazione dei motori diesel Multijet. Il concetto di mini-Suv anticipava un trend che diverrà dominante negli anni a seguire e le forme di Sedici/SX4 sono infatti quelle di un’utilitaria vitaminizzata e pronta per una gita in montagna.

4 ruote motrici a richiesta

Con 4,12 metri di lunghezza la Sedici era infatti più lunga di quasi 10 cm di una Grande Punto, ma l’altezza minima da terra di 19 cm metteva subito in chiaro le capacità in fuoristrada, supportate dalla trazione integrale inseribile. Per non incidere sui consumi, infatti, si poteva usare solamente la trazione anteriore, oppure, all'occorrenza, attivare, premendo il pulsante Auto sul tunnel centrale, il sistema che gestiva automaticamente la ripartizione della coppia sui due assi, in base alle condizioni di aderenza del terreno rilevate da sensori. Lo stesso pulsante permetteva poi il bloccaggio del differenziale, qualora si desiderasse affrontare percorsi più impegnativi.

Meglio il Multijet

Sul fronte motori - detto dei Multijet, in questo caso l’1.9, 8 valvole, da 120 CV, che sarà il più richiesto in Italia - l’unità a benzina era di origine Suzuki, ovvero un 1.6 16 valvole da 107 CV. Il diesel però si sposava meglio alle caratteristiche della vettura, soprattutto per la coppia, quasi doppia e disponibile ai bassi regimi. Va detto che la SX4, su altri mercati, segnatamente quello nordamericano, offriva anche un 2.0 litri da 143 CV, abbinato principalmente a un cambio automatico a 4 rapporti. Solo manuale, invece, a cinque o sei marce (sulla diesel) per entrambi i modelli sul mercato italiano.

Anche solo anteriore

Le differenze tra Sedici e SX4 erano veramente minime (mascherina, loghi, disegno dei cerchi di lega) e nel caso della Fiat erano previsti tre livelli di allestimento: Dynamic, Emotion ed Experience. Con il primo erano già disponibili servosterzo, climatizzatore manuale, autoradio con lettore CD, chiusura centralizzata con telecomando, alzacristalli anteriori elettrici, specchi esterni con regolazione elettrica, volante regolabile in altezza, sedile posteriore sdoppiato (60/40), Abs completo di Ebd e barre longitudinali nere sul tetto. Nella primavera 2008 arrivarono le versioni 4x2, ovvero a trazione anteriore, seguendo le richieste del mercato e con un prezzo inferiore di 2.000 euro.

Doppio addio

L’anno seguente arrivò un leggero restyling che interessava mascherina, paraurti e parte degli interni, mentre il nuovo 1.6 a benzina guadagnò più grinta, passando a 120 CV, mentre il Multijet aumentò di cilindrata, arrivando a 2.0 litri, per 135 CV. Le normative ambientali costrinsero ad abbandonare i diesel dall’autunno 2013, mentre la produzione degli esemplari a benzina continuò fino al 2015, mentre la 500X aveva già preso il posto della Sedici e la S-Cross quello della SX4.