Avranno i loro anni, ma continuano a ispirare le special e a influenzare l’estetica e le tendenze del mercato. Così anche le (poche) moto d’epoca si sono ritagliate un po’ di moquette nei padiglioni del 26° MBE.
Special, custom, cafe racer, superbike, offroad, maxinaked, maxienduro… E naturalmente classic, nel senso di moto d’epoca. C’è stato spazio anche per loro nella 26esima edizione del Motor Bike Expo a VeronaFiere. Ci mancherebbe che non le invitassero, le classiche: mentre tende a sgonfiarsi la “bolla” delle special, le “over 30” e le youngtimer stanno incontrando una seconda giovinezza nel cuore degli appassionati. Un po’ perché i classici non tramontano davvero mai, un po’ sulla spinta delle competizioni a loro riservate, frequentatissime perché prive di ansia da prestazione.
Tra rètro ed enduro. La verità è che le moto d’epoca hanno sempre influenzato il custom. Spesso l’idea di una fuoriserie parte dalla forma di un serbatoio scovato al mercatino, dal telaio o anche semplicemente da una suggestione dal passato. Prendete l’officina bergamasca PDF – Punto di Fuga. Ci ha scherzato sopra con uno strepitoso falso storico, battezzato “Il Grande Gatsby”. I meccanici hanno “vestito” un V-Twin Harley-Davidson Ironhead da Sportster 1000, con relativo telaio, di una sovrastruttura in alluminio battuto a mano che cita espressamente le Brough Superior (dette “le Rolls-Royce delle motociclette”) da record dei ruggenti anni Venti. Più filologica la special Norvin di Stile Italiano, che ha celebrato il classico matrimonio del telaio Norton (NOR) Featherbed Wideline del ’58 con il bicilindrico a V della Vincent (VIN) sotto una splendida monoscocca che evoca l’Endurance dei Settanta. Negli stessi padiglioni dedicati al custom, più di uno stand era occupato da rivenditori di Harley-Davidson, Indian e persino Buell del secolo scorso. Non necessariamente customizzate, anzi: il conservato americano è diventato un trend topic.
Il profumo delle corse. Vagabondando negli altri settori di un Motor Bike Expo che somiglia sempre più a un mosaico di fiere in una stessa cornice, non è stato difficile imbattersi in qualche pezzo raro. Da corsa: vedi la Mondial 125 GP bialbero del 1956 nello stand del Registro Storico FMI, o la Honda Africa Twin 750 messa giù da Dakar a cura dello specialista Boano. Poco lontano, il tempio arancione del Club Laverda con la 750 SFC bicilindrica, la 1000 tre cilindri, la 500 e persino la 500 DOHC Formula. In mezzo troneggiava Massimo Laverda, con la sua inestimabile 1000 V6, che nel 1978 toccò i 283 orari: si diverte ancora a guidarla nelle manifestazioni d’epoca (ma più piano). Sempre in zona FMI, l’una accanto all’altra, ecco una serie di youngtimer italiane degli anni Ottanta e Novanta: Cagiva Mito 125, Gilera SP-01 e Bimota YB9 portano tre marchi italiani ai quali augurare miglior fortuna.
Amarcord. Tra un Cucciolo 65 Ducati e il sidecar Moto Guzzi GTV 500 del 1938, utilizzato nei film di Peppone e Don Camillo, c’è stato spazio anche per la nostalgia verso l’Italietta in bianco e nero degli anni Cinquanta. Se credete che guardarsi indietro sia sbagliato, dovreste parzialmente ricredervi: le special che hanno vinto i vari award avevano tutte motorizzazioni vintage. E non solo perché sono più semplici, o costano meno.