MG F: ingredienti giusti, ma ricetta discutibile - Ruoteclassiche
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29/03/2024 | di Andrea Paoletti
MG F: ingredienti giusti, ma ricetta discutibile
Ha tenuto alta la bandiera inglese tra le spider degli anni 90 ma, nonostante raffinatezze tecniche e un grande potenziale, ha mostrato un’affidabilità non sempre al top, che ne hanno decretato il modesto successo internazionale
29/03/2024 | di Andrea Paoletti

Una sportiva leggera la MG F, a motore centrale trasversale e trazione posteriore, brillante e dalla linea accattivante: che cosa poteva andare storto? Probabilmente al defunto Gruppo Rover, proprietario del marchio MG fino all’acquisizione dell’intero pacchetto da parte della BMW nel 1994, se lo stanno ancora chiedendo: eppure, le premesse per realizzare una spider in grado di impensierire la popolarissima Mazda MX-5 erano più che buone.

Sotto (nuovo) padrone. La tradizione, pur se lontana, era tutta dalla parte dell’MG, vera e propria icona, insieme alla Triumph, delle due posti british scoperte piccole e scattanti, ma decenni di decadenza e conti in rosso sembravano aver seppellito ogni velleità. Ciononostante, a metà anni 80 prese vita il progetto denominato MG F-16 e, miracolosamente, con l’acquisizione da parte di British Aerospace nel 1988, venne data via libera allo sviluppo, che – arrivati al 1994 – portò poi alla realizzazione di alcuni prototipi. Nel frattempo, però, la BMW aveva acquisito il Gruppo Rover e, con la sua Z3 in rampa di lancio, non si dimostrò troppo entusiasta per quella che avrebbe potuto rappresentare una pericolosa rivale: tuttavia, la MG F sopravvisse (ma non fu mai importata negli Usa, per non pestare i piedi alla sorellastra) e debuttò al Salone di Ginevra del 1995.

Partenza ok. L’accoglienza fu ottima, del resto la MG F sfoggiava una linea personale, con i grandi fari rotondi a caratterizzare il frontale e i due terminali di scarico che fuoriuscivano ai lati della griglia del paraurti posteriore. Anche dal punto di vista tecnico-meccanico, nonostante la componentistica ripresa in gran parte dai modelli Rover (Metro e Montego su tutte), la spider inglese sfoggiava contenuti interessanti: dalle sospensioni Hydragas, che facevano a meno di molle e ammortizzatori, fino alla croce e delizia del modello, ovvero il motore centrale della Serie K Rover, da 1.8 litri e 120 CV, cui si aggiunse alcuni mesi dopo una versione VVC (a controllo variabile delle valvole) da 145 CV.

Profeta più in patria. Problemi alla guarnizione della testa, che Rover inizialmente non seppe risolvere, gettarono un’ombra sulla MG F, che non riuscì a confermare in Europa il successo ottenuto sul suolo natio, nonostante un restyling nel 1999 con nuovi interni e cerchi di lega, prima dell’introduzione nel 2001 della rara (solo 1.430 esemplari, 590 con guida a sinistra) e potente versione Trophy 160 che, come dice il nome, erogava 160 CV (e scattava da 0 a 100 km/h in 7,5 secondi). Venne aggiunta anche una variante d’accesso, con un 1.6 da 112 CV, mentre nel 2002 arrivò la MG TF, "sorella" rinnovata che abbandonava le “Hydragas”, aveva un telaio irrigidito, un diverso look dei fari - più allungati - e finirà la sua carriera nel 2005, causa fallimento della Casa. Il tutto senza dimenticare un triste tentativo di rimettere il marchio in pista, effettuato dalla cinese Nanjing Automobile Group, durato solo un anno, dal 2008 al 2009. In Italia la MG F non ha mai spopolato, ciononostante se ne trovano con relativa facilità, a quotazioni che, per le “VVC”, possono arrivare a 15 mila o 18 mila euro, per esemplari in ottime condizioni.

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