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Mille Miglia: 90 anni fa il trionfo inaspettato della Mercedes-Benz SSKL

L’edizione 1931 Mille Miglia vide il successo della Mercedes-Benz  SSKL che riuscì ad imporsi nella leggendaria competizione italiana superando ogni pronostico. Il protagonista di questa impresa fu Rudolph Caracciola, uno dei più grandi piloti dell’anteguerra.

Quella della Mercedes-Benz SSKL fu una vittoria sorprendente. La grande e pesante Mercedes non era certo la favorita in una gara come la Mille Miglia: nonostante fosse stata accorciata e alleggerita, risultava inevitabilmente più goffa delle rivali, a partire dalle formidabili Alfa Romeo. Anche correre fuori casa, ai tempi, significava doveva fronteggiare la tifoseria locale che faceva di tutto per favorire gli eroi nazionali a scapito dei piloti stranieri. Ad aggravare la situazione, anche la decisione da parte della Casa madre di non fornire un’assistenza ufficiale a Caracciola, che praticamente corse alla stregua di un team privato.
Eppure, tra il 12 e il 13 aprile 1931, il duo tedesco composto da Rudolph Caracciola e Wilhelm Sebastian dominò la gara. La SSKL bianca percorse i 1.635 chilometri da Brescia a Roma e ritorno più velocemente di tutti. Al volante c’era un mito del motorismo anni 30, Caracciola, che con coraggio e tenacia tagliò il traguardo dopo 16 ore, 10 minuti e 10 secondi, alla velocità media di 101,6 km/h. Nessun pilota prima di lui aveva mai raggiunto una media superiore ai 100 km/h. Ma l’aspetto ancor più sensazionale dell’impresa fu che, per la prima volta, la Mille Miglia non venne vinta da un pilota italiano.

Un anno difficile. Il 1931 fu un anno terribile per l’economia tedesca, che dopo il crollo di Wall Street nel 1929, dovette fronteggiare la fase più acuta della Grande Depressione. Il fatturato della Daimler-Benz AG venne quasi dimezzato e considerata la situazione, nel 1930 il consiglio di amministrazione optò per misure mirate a preservare la produzione e fermò lo sviluppo delle nuove vetture da corsa.
Nonostante la vittoria nel campionato europeo delle gare in salita nel 1930, il campione in carica, Rudolph Caracciola, venne licenziato. Fu Alfred Neubauer, a capo della squadra corse, a raggiungere un nuovo accordo con il pilota. Neubauer avrebbe assicurato l’assistenza tecnica, seppur ridotta al minimo e la fornitura di una vettura sviluppata sulla base della Typ SSK. Caracciola si impegnava invece “a lavorare esclusivamente per Daimler-Benz in gare ed eventi sportivi durante l’anno sportivo 1931”. Intanto, la stagione sportiva 1931 si rivelò più modesta del previsto, ma tanto bastò al pilota tedesco per fare incetta di vittorie aggiudicandosi 11 gare su 11. Con queste prerogative, Mercedes conservò il suo status e Caracciola mantenne il suo titolo di “campione europeo in salita”.

La Mille Miglia del ’31. Alla “Corsa più bella del mondo” si iscrissero non meno di 151 squadre. L’edizione del 1931 prevedeva un percorso da Brescia a Bologna via Parma, che proseguiva attraverso gli Appennini fino a Firenze e poi da Siena a Roma. La rotta di ritorno toccava Perugia e Macerata, giungendo fino al Mare Adriatico via Rimini. Gli equipaggi in corsa, intanto si davano battaglia tornando nuovamente a Bologna. Da  Verona avrebbero proseguito alla volta di Brescia per tagliare il traguardo.
Le squadre italiane erano avvantaggiate sia in termini di conoscenza del percorso, ma anche per quanto concerne l’assistenza tecnica. “Il percorso era disseminato di depositi con pezzi di ricambio”, raccontò Caracciola a posteriori, “Noi, invece, dovevamo fare economia”. Il direttore di gara, Alfred Neubauer, potè allestire solo quattro officine lungo il percorso.

L’auto. Ufficialmente, l’auto sportiva che corse alla Mille Miglia era indicata come “SSK Modello 1931”. Soltanto nel 1932 venne designata con la nomenklatura SSKL (“Super Sport Kurz Leicht”, super sport leggera passo corto). La vettura di Caracciola segnò la quarta e ultima iterazione della gloriosa Mercedes-Benz Typ S. La SSKL venne realizzata in sole quattro unità, allestite esclusivamente per le competizioni.
Con un enorme sforzo, il team guidato dal Dr. Hans Nibel riuscì a rendere competitiva un’auto da Turismo, che risentiva di una progettazione ormai datata. Il telaio di minor spessore rispetto alla SSK e i grandi fori operati nei longheroni consentirono un risparmio di peso di 125 chilogrammi. L’ago della bilancia si fermava così 1.352 chilogrammi, non pochi per una vettura da corsa. Per compensare le masse in gioco, venne in aiuto un potentissimo motore a sei cilindri da oltre sette litri (7.069 cc), completamente rivisto rispetto al modello precedente. Con l’apporto del compressore Roots, la SSK arrivava a erogare 300 CV e poteva raggiungere una velocità massima di 235 km/h. Cifre che per l’epoca erano ultraterrene.

La competizione. Lungo le strade strette e tortuose dei passi di montagna la pesante Mercedes faticava a tenere il ritmo, ma in maniera migliore delle sue antenate riuscì comunque a stare al gioco. Verso la fine della gara, superato il tratto appenninico, Caracciola poté dare fondo alla nutrita cavalleria recuperando lo svantaggio. Il pilota dichiarò: “Sono stato seduto al volante per sedici ore, in cui abbiamo tuonato in lungo e in largo per l’Italia, facendoci strada nella notte con il solo fascio dei fari e guidando nella luce accecante del mattino primaverile. Per sedici ore! E non avevo idea di quale fosse la nostra posizione in classifica”. E aggiunse: “Al traguardo, Neubauer era completamente fuori di testa. Si esibì in una danza completamente folle! Cosa diavolo stava succedendo? All’inizio non mi resi conto di quello che era successo, non ancora, ma lentamente realizzai: avevo vinto la Mille Miglia”.
Dietro di lui, una schiera di auto italiane raggiunse il traguardo: Alfa Romeo, Bianchi, OM, Itala e Fiat, la prima straniera dopo la SSKL, una Graham-Paige, non si vide prima del 32° posto.

Rudolf Caracciola. Rudolf Caracciola detto “Rudy” nacque il 30 gennaio 1901 a Remagen, in Germania ed era il quarto figlio di Maximilian e Mathilda Caracciola, i gestori dell’hotel Fürstenberg. I Caracciola avevano lontane origini partenopee: tra i loro avi c’era il principe Bartolomeo Caracciolo, che durante la Guerra dei Trent’anni comandava la Fortezza di Ehrenbreitstein vicino a Coblenza.
Rudolph divenne pilota ufficiale Mercedes-Benz nel 1922 e, quattro anni dopo, trionfò al primo Gran Premio di Germania sul circuito dell’Avus, a Berlino, davanti a 500.000 spettatori. “Il mago della pioggia”, alla fine degli anni 20, vinse numerose gare belle categorie minori e si impose nelle gare in salita, sia livello locale che nazionale.
Negli anni 30, il nome di Caracciola passò agli onori delle cronache sportive per i grandi successi con le “Frecce d’Argento” che lo consacrarono nel gotha dell’automobilismo sportivo. Con ritiro momentaneo della Mercedes dalle competizioni, nel 1932 Caracciola si arruolò tra le fila dell’Alfa Romeo vincendo il GP di Germania, di Monza e di Leopoli (Polonia).

Una vita per le corse.
Nel 1933, Caracciola ebbe un grave incidente al Gran Premio di Monaco, che lo lasciò con una gamba più corta dell’altra. Ma un’altra tragedia stava per abbattersi su di lui: durante la convalescenza, sua moglie Charly perse la vita a causa di una valanga.
Dopo il recupero fisico e psicologico, il pilota si laureò “Campione Europeo Grand Prix” per tre volte: nel 1935, 1937 e 1938, conquistando un titolo che ai tempi equivaleva a quello di campione del mondo di Formula Uno (istituito nel 1950).  
Caracciola fu uno dei principali protagonisti del motorismo dell’epoca, insieme a Nuvolari e al conterraneo Bernd Rosemeyer. Dopo i successi in pista nella prima metà degli anni 30, Caracciola stabilì diversi primati di velocità su strada. Il più importante venne ottenuto il 28 gennaio 1938 con la Mercedes-Benz W125 Rekordwagen spinta da un motore V12 da oltre 750 CV. Il teatro della sfida fu l’autostrada Francoforte-Darmstadt, dove Caracciola passava alla storia toccando la velocità di 432,692 km/h sul chilometro lanciato. Un record rimasto imbattuto per oltre 80 anni: soltanto nel 2017, la Koenigsegg Agera R ha stabilito il nuovo valore di riferimento, 447 km/h. Sullo stesso tratto, poco dopo, la Auto Union tentò di replicare e migliorare la prestazione, ma il prototipo uscì di strada e il rivale e connazionale Rosemeyer rimase ucciso.
Terminata la Seconda Guerra Mondiale, la carriera di Caracciola volgeva al tramonto. Dopo una vita intensa e travagliata, altri due incidenti portarono ad un progressivo peggioramento delle sue condizioni di salute e il 28 settembre 1959  Rudolph Caracciola si spense, a soli 58 anni.

La Freccia Rossa e le Frecce d’Argento. Dopo la vittoria di Caracciola il rapporto tra la Mille Miglia e la Casa di Stoccarda si fece sempre più stretto. L’edizione del 1955 passò alla storia per la vittoria di Stirling Moss e Denis Jenkinson con la Mercedes-Benz 300 SLR (W196 S). Il loro è un record che vive per l’eternità: i due piloti ultimarono la corsa in 10 ore, 7 minuti e 48 secondi alla velocità media di 157,65 km/h, tutt’oggi imbattuta.
Il 1957 fu l’ultimo anno in cui si svolse l’ultima Mille Miglia “classica”. Diversi gravi incidenti portarono alla sua cancellazione come gara su strada. Nel 1977, la Mille Miglia è risorta, configurandosi come una gara di regolarità. Tutt’oggi la “Freccia Rossa” è un evento che continua a godere di un grandissimo prestigio a livello nazionale ed internazionale e che non manca di regalare grandi emozioni ai partecipanti e al pubblico.
A 90 anni dalla vittoria di Caracciola, Mercedes-Benz torna alla 1000 Miglia come Global Automotive Partner, rinsaldando così la storica intesa tra la “Corsa più bella del mondo” e la Stella a tre punte.

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