Ferrari, Fiat, Lancia, Maserati… e una Plymouth da americano a Roma. Sono le auto italiane che Vittorio Gassman ha portato sul grande schermo, nei film che hanno cavalcato la stagione della commedia all’italiana dagli anni Cinquanta ai Settanta.
Sulla tomba al cimitero del Verano, Vittorio Gassman l’epigrafe se l’era scritta da sé: “Attore – Non fu mai impallato!”. La frase è enigmatica solo per chi è estraneo al mondo del cinema. “Impallato è un termine tecnico cinematografico, è ciò che si nasconde alla macchina da presa. Io mi sono sempre fatto vedere, mi sono esposto…”, spiegò prima di lasciare il palcoscenico terreno 20 anni fa, il 29 giugno del 2000. Nei capolavori della commedia all’italiana ha interpretato i personaggi vitalistici, eccessivi, spesso cialtroni che hanno cavalcato il Boom economico. Quindi spesso alla guida di auto che di quell’Italia sono state totem. Ecco una carrellata delle più famose, in ordine cronologico.
Il Mattatore (1960) Nel film diretto da Dino Risi che riprende l’omonimo show televisivo di enorme successo, Vittorio Gassman muta pelle di continuo calandosi in una serie di personaggi truffaldini. Travestito da donna con tanto di parrucca biondo platino, si ritrova al volante di una Plymouth Belvedere Convertible del 1958. Okay, non è italiana, ma le enormi e cromatissime auto made in USA erano un’apparizione frequente nella Roma “colonizzata” dagli americani negli anni Cinquanta.
Fiat 1300 (1961) Per la prestanza e l’eleganza pari solo alla popolarità raggiunta, la Fiat scelse Gassman per presentare la nuova berlina di gamma intermedia 1300, accanto all’attrice Ilaria Occhini. La casa di produzione interna Cinefiat girò un cortometraggio di quasi cinque minuti (allora si diceva “un Carosello”) nel quale l’attore si presta a guidarla con garbo e mestiere istituzionali, prima di esclamare: “Mi va! La scritturo subito”.
La marcia su Roma (1962) Ancora Dino Risi, stavolta per una satira sugli albori del partito fascista. Qui Gassman è un reduce “lavativo” che, più per fame che per convinzione, accetta di marciare su Roma. Con ogni mezzo, anche al volante di una Ceirano CS del 1920. L’elegante touring quattro posti faceva sfoggio della carrozzeria bicolore giallo/nero (ma nel film non si può vedere) ed era costruita a Torino dalla Giovanni Ceirano Fabbrica Automobili. Proprio come il personaggio di Gassman, l’azienda riuscì a malapena ad assistere all’epilogo della Marcia su Roma, che avvenne nell’ottobre del ’22.
Il Sorpasso (1962) Probabilmente quello stesso anno l’attore dormiva direttamente a casa Risi, perché a pochi mesi di distanza Vittorio Gassman interpretò il suo ruolo capolavoro guidando un’auto che avrebbe dovuto vincere l’Oscar come miglior attrice protagonista. Del “Sorpasso” e della Lancia Aurelia B24 convertibile stilizzata da Pininfarina si è detto molto, forse tutto. Tanto elegante e raffinata l’auto, costruita in 761 esemplari fra il ’54 e il ’58 (quindi non attualissima), quanto arrogante e caciarone il suo proprietario. Che durante il viaggio confessa di averla comprata dopo aver “lasciato” senza tante storie una Cisitalia. Durante le riprese furono utilizzati due esemplari. Dino Risi non voleva correre il rischio di fermare i ciak in caso di incidente o guasto all’Aurelia. E ci azzeccò, visto che Gassman danneggiò la carrozzeria della Lancia utilizzata prevalentemente per le scene dinamiche. L’altra era per i primi piani. Non è il caso di piangere per l’incidente finale: Dino Risi sacrificò una meno pregiata Fiat 1100 Tv Convertibile camuffata da Aurelia. “Vai, cavallina!”.
Il successo (1963) Ancora un ruolo da superitaliano senza scrupoli, accanto a Jean-Louis Trintignant e la regia (non accreditata) di Dino Risi, per un’altra parabola sull’Italia del Boom. Stavolta Gassman si mostra su una Fiat 1110 103H tipo Lusso del 1959. Un modello per distinti signori, considerando che rispetto alla versione base aveva il motore più potente e sfoggiava una dotazione più ricca, con gli interni maggiormente curati, mascherina anteriore speciale, verniciatura bicolore e aggiunta di profili e fregi cromati. Evidentemente al protagonista – che cerca in tutti i modi di portare a termine una speculazione edilizia in Sardegna – non può bastare. E difatti Gassman passerà a guidare di meglio già nello stesso anno.
Se permettete parliamo di donne (1963) Altra tipica commedia all’italiana a episodi, con l’esordio alla regia di Ettore Scola. Qui Gassman interpreta ben nove personaggi. Uno dei quali fa il verso al Bruno Cortona del “Sorpasso”. La scelta di un’altra Lancia Convertibile, stavolta la Flavia, è in qualche modo obbligata. Bella e insopportabile, Sylva Koscina sul sedile del passeggero completa il quadretto dell’episodio con finale a sorpresa.
I mostri (1963) La 600 prima serie del 1956, con qualche particolare fuori ordinanza (paraurti, coppe dei cerchi), è solo il pretesto per caricaturizzare il trasformismo cialtronesco di un certo italiano medio. Prima Vittorio Gassman cerca di attraversare la strada sulle strisce lanciando invettive agli automobilisti maleducati che attentano alla sua vita. Pochi minuti dopo, una volta entrato nella sua 600, lo stesso personaggio si trasforma in pericolo pubblico. Satira dello status di automobilista e delle (cattive) abitudini di guida dell’epoca.
Il Tigre (1967) Non poteva che essere una commedia agrodolce sulla mezza età, il film in cui Gassman guida l’auto più clamorosa della sua carriera. Ancora nei panni dell’uomo arrivato, l’attore recita nientemeno che in una Ferrari 400 Superamerica seconda serie, carrozzata Coupé aerodinamico Pininfarina del 1963. Dell’auto si conosce anche il numero di telaio, 4443SA. Elegantissima la tinta verde metallizzata, in tono con i completi indossati dall’attore.
In nome del popolo italiano (1971) Anche qui però non scherza. Lorenzo Santenocito, archetipo del capitano d’industria arrogante e disonesto, gira e briga per Roma sulla sua Maserati Ghibli tipo 115 rossa. Disegnata dall’enfant prodige Giorgetto Giugiario per Ghia, la Ghibli era spinta da un V8 da 4.7 litri e 310 cv. Quindi appropriata per il co-protagonista (l’altro è il giudice interpretato da Ugo Tognazzi) che si ritiene sopra tutto e tutti. Due anni prima, un’altra Ghibli rossa era stata la star del film “La piscina”, al volante un altrettanto deciso Alain Delon.