Avrebbero dovuto essere sorelle “ufficiali”, praticamente gemelle, invece un accordo economico e industriale andato ben presto in fumo le ha fatte nascere a distanza di due anni l’una dall’altra.
A guardarle oggi si ritrovano stilemi molto, molto simili. Stiamo parlando della Citroën CX e della Lancia Gamma. Per raccontare la loro storia parallela occorre fare un passo indietro. Quando la Casa di Chivasso venne assorbita nel 1969 dalla Fiat, era già attivo da un anno l'accordo PAR.DE.VI (Partecipation et Developement Industrieles) con Citroën.
I piani delle Case. Il progetto era molto ambizioso e avrebbe dovuto portare, di lì a cinque anni, alla totale complementarietà delle gamme Autobianchi, Citroën, Fiat e Lancia, con una forte condivisione tecnico-industriale e con una profonda integrazione a livello commerciale. Nell’accordo era previsto che ogni marchio avrebbe dovuto coprire un determinato segmento di mercato, con la sua identità, senza alcun tipo di sovrapposizione.
Occasioni perdute. Fu in quest’ottica che venne completato lo sviluppo delle Citroën GS, delle Fiat 127 e 132 e della Lancia Beta (progetti nati quando i rispettivi marchi erano indipendenti) e si comincio ad abbozzare lo studio delle ammiraglie Citroën CX e Lancia Gamma. Purtroppo, però, l'accordo con la Casa del Double Chevron saltò nel 1972per letroppe le divergenze industriali: alla fine non rimase che il veicolo commerciale Fiat 242 / Citroën C35.
Lancia in affanno. Se però la Casa francese riuscì a completare il progetto più velocemente, presentando nel 1974 la CX, la Lancia si trovò in maggiori difficoltà. Mancava un propulsore adeguato e lo schema delle sospensioni, inizialmente ideato con la tipica tecnologia idropneumatica francese. Sul piano motoristico, i tecnici di Chivasso (ancora autonomi sul piano progettuale) avevano vagliato varie proposte, dall’evoluzione del V6 della Flaminia, fino allo sviluppo dei propulsori Dino.
Caro vecchio boxer. Alla fine si decise di riprendere lo schema boxer della Flavia e, partendo da quella base, ridisegnare l'intera unità. Il risultato fu un 4 cilindri in lega leggera di 2,5 litri con circa 140 CV, disponibile anche in versione 2 litri da 120 CV. A livello stilistico le somiglianze invece sono tante, evidenti sopratutto nella vista laterale. La gamma è rimasta in produzione fino al 1984, per un totale di soli 22.000 esemplari.
La firma di un grande designer. Tornando alla CX, un buon successo commerciale per la casa transalpina, deve il nome di battesimo all’intenso lavoro svolto dal designer Robert Opron per creare una vettura dalle marcate caratteristiche aerodinamiche. Il coefficiente di penetrazione, noto proprio con la sigla CX, risultò nella nuova ammiraglia francese pari a 0.375, un valore notevole per l’epoca. Diventata Auto dell’Anno nel 1975, è stata prodotta fino al 1991 in oltre un milione di esemplari.